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Smart working nella PA: fa bene all’ambiente e alle persone

ENEA ha pubblicato i risultati di un’indagine nazionale condotta sullo smart working in 29 Pubbliche Amministrazioni nel periodo 2015-2018, da cui si evince che sono stati evitati 46 milioni di Km, per un risparmio di 4 milioni di euro per l’acquisto di carburante, che sono state tagliate 8mila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto, che si è liberata un’ora e mezzo a persona al giorno, tradottasi in maggiore capacità di gestione dell’attività lavorativa e di quella privata.

L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha presentato il 30 aprile 2020 la prima indagine nazionale sulle forme di lavoro a distanza nella Pubblica Amministrazione (PA), dal titolo “Il tempo dello Smart Working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente, che costituisce un caso studio di policy integrata che si rivolge agli ambiti del lavoro, dell’innovazione organizzativa, del benessere organizzativo delle persone e dello sviluppo sostenibile delle città.

L’indagine è inserita nel Progetto Smart Working x Smart Cities, sviluppato dall’Unità Studi, Analisi e Valutazioni dell’ENEA, che studia la flessibilità organizzativa del lavoro a distanza e i suoi molteplici riflessi sugli aspetti della qualità del lavoro, della conciliazione, della valorizzazione delle persone e della sostenibilità urbana.

Per valutare gli effetti ambientali della mobilità evitata è stata messa a punto una metodologia che ha consentito di stimare i potenziali di contenimento di consumi e di emissioni di gas serra e di inquinanti atmosferici.

Nel suo insieme l’indagine descrive un processo dinamico in cui sono ripensate anche le procedure e gli strumenti dell’azione amministrativa, all’interno del quale il rapporto con i dipendenti viene posto sempre più al centro della progettazione.

Con il lavoro a distanza le persone e l’organizzazione escono rafforzate per efficienza, produttività e soddisfazione, anche se permangono diverse fragilità e resistenze che richiedono l’attivazione di ulteriori strategie di intervento.

All’indagine hanno aderito 29 amministrazioni pubbliche che, già prima dell’emergenza Coronavirus, avevano attivato e reso accessibile queste nuove forme di smart working a distanza. I dati analizzati hanno coinvolto oltre 5.500 persone ed è stato anche realizzato un sondaggio su base volontaria, al quale ha risposto il 60% del totale coinvolto, costituito per il 76% da donne e il 24% da uomini.

Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica Amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere – spiegano Marina Penna e Bruna Felici, due ricercatrici dell’Unità Studi Analisi e Valutazioni di ENEA che hanno curato l’indagine (gli altri autori sono Roberta Roberto, Marco Rao, Alessandro Zini) – La metodologia di analisi adottata ha posto in relazione i profili degli intervistati (genere, età, titolo di studio, esperienza di lavoro, caratteristiche della famiglia, ecc…) con le abitudini di mobilità, le motivazioni alla base di queste, le testimonianze di come il lavoro a distanza ha modificato il modo di lavorare, le relazioni con i responsabili e con i colleghi, quelle con i familiari, la percezione della propria vita personale e, infine, il grado di soddisfazione/insoddisfazione che ha accompagnato questo cambiamento. Parallelamente ha analizzato l’esperienza maturata in ciascuna amministrazione, le motivazioni alla base del ricorso al lavoro a distanza, i risultati, le criticità e i punti di forza”.

Tipologia di mezzi utilizzati per percorrere il tragitto casa- lavoro-casa distinti in base alla lunghezza del percorso (Fonte ENEA).

 

Sotto il profilo ambientale, dallo studio emerge che lo smart working ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante, modificando anche la qualità di vita e di lavoro che sono stati coinvolti.

i tratta di un dato di rilievo, tenuto conto che secondo il Global Traffic Scorecard 2018 di INRIX, il fornitore leader di informazioni in tempo reale sul trafficoe di servizi connessi per gli automobilisti, una città ad alta presenza di lavoratori della PA come Roma, dove lavorano 400mila persone tra ministeri e amministrazioni centrali e locali, è la prima città europea e la seconda al mondo per ore trascorse in auto, il doppio di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di Madrid. Da qui il duplice beneficio di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che ENEA stima in 8mila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto.

I risultati assumono un particolare significato in questi giorni in cui circa il 75% dei dipendenti pubblici lavora in modalità smart working e confermano che le amministrazioni che lo avevano già adottato si siano dimostrate più reattive e competitive rispetto alle altre nell’affrontare l’emergenza – aggiunge la Penna – La mobilità è il fattore chiave di un sistema complesso che ruota attorno all’organizzazione del lavoro e si configura come una delle principali cause dei consumi energetici e dello stress ambientale sul quale occorre intervenire con estrema rapidità. Del resto le conclusioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC sono piuttosto chiare quando sostiene che saremo in grado di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, rispetto ai livelli preindustriali, solo se mettiamo in atto modifiche senza precedenti delle nostre abitudini in tutti gli ambiti della società, quali l’energia, il territorio e gli ecosistemi, le città e le infrastrutture, nonché l’industria”.

L’emergenza ci ha di fatto costretti a mettere in atto tali modifiche straordinarie e oggi siamo in grado di misurarne gli effetti – osserva ancora la ricercatriceL’analisi trimestrale ENEA, in uscita in questi giorni, riporta dati sulla riduzione dei consumi e delle emissioni nel periodo che comprende la pandemia. Dal momento che il calo non è strutturale, ma si lega a condizioni di emergenza il timore è l’effetto rimbalzo sui consumi di carburanti e sulle relative emissioni. Le conseguenze sarebbero pesanti sia per l’avvio di una fase di crescita, che allontanerà l’Italia sempre più dai target dell’Accordo di Parigi sia per il repentino incremento dei costi dei carburanti, che aprirebbe il fianco a speculazioni estremamente penalizzanti per la nostra economia. Per uscire da questa emergenza sanitaria meglio di come ci siamo entrati lo ‘smart working’ andrà compreso, mantenuto, potenziato e reso più efficace. Soprattutto nelle grandi città in assenza di misure, si prospetta un massiccio ricorso al mezzo privato che offre una percezione di sicurezza dal contagio. Opportunamente governato a livello territoriale, il ricorso allo smart working consentirebbe infatti di moderare e modulare la domanda di spostamenti casa-lavoro in modo coordinato con la programmazione del trasporto pubblico locale, operazione particolarmente utile nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, in cui dovremo trovare gli adattamenti per convivere con il coronavirus”.

Il focus sulla dimensione personale ha rivelato che il tempo medio liberato dagli spostamenti quotidiani non è solo un guadagno in termini di “quantità”, ma anche la riscoperta della qualità che assume il tempo di cui ci si riappropria; nella pratica questo si traduce nella capacità di gestire meglio e con maggiore soddisfazione attività lavorativa e vita privata.

Il tempo dedicato di quello medio liberato  (fonte ENEA)

Abbiamo raccolto l’interesse verso i risultati della nostra indagine e della metodologia sviluppata da parte di Forum PA, del Tavolo territoriale per il lavoro agile di Bologna SMART-BO e anche dalla Banca d’Italia – conclude la Felici – Con quest’ultima stiamo esplorando una collaborazione finalizzata ad applicare la metodologia sviluppata alla valutazione dei risultati ambientali associati ai molteplici provvedimenti adottati dalla Banca in materia di lavoro a distanza. Non c’è dubbio che il lavoro agile sia in grado di migliorare la qualità dell’ambiente delle nostre città, la vivibilità di aree urbane decongestionate dal traffico e anche la rivitalizzazione di quartieri periferici che sono normalmente svuotati dal pendolarismo lavorativo verso le aree degli uffici e delle amministrazioni centrali, come accade ad esempio a Roma”.

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