In vista dell’obbligo previsto per il 1° gennaio 2022 della raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani, Utilitalia ha approntato delle Linee guida per organizzare il servizio di gestione assicurando la massima tracciabilità, trasparenza e legalità possibile, e preservando al contempo le finalità solidali della filiera.
Nel corso di un webinar, svoltosi l’8 gennaio 2021, Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, ha presentato le Linee guida per l’affidamento del servizio di gestione degli indumenti usati.
Il nuovo Piano d’azione europeo sull’economia circolare, uno dei principali pilastri del Green Deal Europeo, che mira a rendere la nostra economia più adatta a un futuro verde, a rafforzarne la competitività proteggendo l’ambiente e a sancire nuovi diritti per i consumatori, ha inserito i prodotti tessili tra gli ambiti di prioritario interesse, tanto da annunciare per il 2021 l’adozione di una relativa Strategia.
Il settore tessile occupa la 4a posizione tra i settori che utilizzano più materie prime e acqua dopo il settore alimentare, l’edilizia abitativa e i trasporti, e la 5a posizione per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra, inoltre la Fondazione Ellen McArthur (EMF) stima che meno dell’1 % di tutti i prodotti tessili nel mondo siano riciclati in nuovi prodotti.
La Strategia dell’UE conterrà, tra l’altro, orientamenti per aiutare gli Stati membri a conseguire i livelli elevati di raccolta differenziata dei rifiuti tessili che devono raggiungere entro il 2025, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2018/849/UE, incentivando la selezione, il riutilizzo e il riciclaggio dei tessili, anche attraverso l’innovazione, e incoraggiando le applicazioni industriali e le misure di regolamentazione come la responsabilità estesa del produttore (EPR).
Il legislatore italiano nel Decreto di recepimento della Direttiva ha anticipato l’obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani al 1°gennaio 2022.
“Ciò comporterà lo sviluppo dei servizi di raccolta – ha affermato il Vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – e quindi un incremento degli indumenti usati raccolti in modo differenziato e una crescente necessità da parte del sistema di assorbire nuovi flussi, e di conseguenza una maggiore capacità organizzativa non solo delle imprese della raccolta, ma di tutta la filiera”.
L’evoluzione normativa e le nuove sfide obbligano i soggetti della filiera a strutturarsi e rispondere a nuove esigenze. In questo contesto, le aziende di igiene urbana, nelle loro funzioni di stazioni appaltanti, possono svolgere un importante ruolo di promozione della trasparenza, della sostenibilità sociale e ambientale e di prevenzione dell’illegalità.
Per questo motivo, il documento di Utilitalia offre importanti indicazioni che possono aiutare a selezionare operatori onesti, efficienti e trasparenti, e ad ampliare il livello della concorrenza, spostandola dal mero piano economico a quello della capacità tecnica, della qualità del servizio, della responsabilità sociale, della tutela ambientale e della solidarietà. Inoltre, attraverso le Linee guida si punta inoltre ad assicurare appropriati strumenti di rendicontazione e informazione e a promuovere una più ampia tracciabilità dei rifiuti raccolti.
“Le Linee Guida non vogliono e non possono sostituirsi al ruolo decisionale delle stazioni appaltanti – si legge nella Premessa – Hanno piuttosto l’obiettivo di porre l’attenzione sull’importanza di alcuni aspetti e proporre elementi migliorativi in quelle che di fatto sono opzioni alternative”.
Il documento fornisce degli strumenti per organizzare il servizio di gestione assicurando la massima tracciabilità, trasparenza e legalità possibile, preservando al contempo le finalità solidali della filiera, che è quello che il cittadino si aspetta quando conferisce i propri indumenti usati nei contenitori stradali.
“La pubblicazione di queste Linee Guida rappresentano il primo passo di un percorso che Utilitalia ha deciso di intraprendere sui rifiuti tessili, trattandosi di un settore soggetto a profondi cambiamenti normativi e di mercato, su cui è bene acquisire maggiori consapevolezza e conoscenze – ha sottolineato Brandolini – I rifiuti tessili giocheranno sempre più un ruolo non marginale nell’economia circolare. Innanzitutto perché, grazie alla preparazione al riutilizzo, si consente di prolungare la vita di molti indumenti e quindi ridurre i volumi dei rifiuti da smaltire. Inoltre, gli sviluppi tecnologici futuri potranno consentire di riciclare ciò che non può essere riutilizzato, recuperando le fibre tessili, per esempio, attraverso il riciclo chimico”.
Le principali fasi delle filiere che nascono dalla raccolta differenziata del rifiuto tessile sono:
1. l’affidamento del servizio, nelle modalità consentite dalla normativa;
2. la raccolta degli indumenti usati (frazione urbana rifiuti tessili);
3. il primo stoccaggio (R13);
4. la vendita o il trasferimento ad impianti di recupero (R3) che può avvenire in Italia o all’estero;
5. il trattamento (selezione e igienizzazione quando è necessario) con eventuale cessazione della qualifica del rifiuto (end of waste);
6. la vendita intermedia e finale della frazione preparata per il riutilizzo, che può avvenire in Italia o all’estero;
end of waste, 7. il recupero o riciclo delle frazioni non idonee ad essere preparate al riutilizzo, che può avvenire sia in Italia sia all’estero;
8. lo smaltimento di ciò che non può essere recuperato/riciclato.
“Occorreranno ulteriori passaggi normativi – ha concluso il Vicepresidente di Utilitalia – come un regolamento per l’End of Waste dei rifiuti tessili, e altresì si auspica la costituzione di sistemi di responsabilità estesa al fine di responsabilizzare i produttori riguardo alla durata e alla riciclabilità dei prodotti tessili che immettono sul mercato, oltre che, più in generale, alla loro sostenibilità”.