SISEF (Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale) propone un Decalogo di interventi da iniziare fin dal 2021, in vista della Strategia Forestale Nazionale e in linea con la nuova Strategia europea per la biodiversità.
Le foreste sono estremamente importanti per la biodiversità, la regolazione del clima e dell’acqua, l’approvvigionamento di cibo, medicinali e materie, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, la stabilità del suolo e la depurazione dell’aria e dell’acqua; sono anche la cornice naturale per attività ricreative e didattiche in tema di natura.
Nella nuova Strategia europea per la biodiversità 2030 “Bringing nature back into our lives” (Riportare la natura nella nostra vita), adottata lo scorso maggio, la Commissione UE sottolinea il ruolo fondamentale dei silvicoltori nel garantire una gestione sostenibile delle foreste e nel ripristinare e mantenere la biodiversità nelle foreste, e l’importanza per l’Europa di proteggere rigorosamente tutte le foreste primarie e antiche ancora presenti sul suo territorio e, al contempo, la necessità di migliorarne la qualità e renderle più resilienti, in particolare contro gli incendi, la siccità, gli organismi nocivi, le malattie e altre minacce che si fanno più incombenti con i cambiamenti climatici.
Sulla base di queste considerazioni la Commissione proporrà nel 2021 una specifica Strategia forestale dell’UE che includerà una tabella di marcia per l’impianto di almeno 3 miliardi di alberi supplementari nell’UE entro il 2030, nel pieno rispetto dei principi ecologici.
In Italia nei prossimi mesi verrà pubblicata la nuova Strategia Forestale Nazionale, prevista dal D.Lgs. 3 aprile 2018, n. 34 “Testo unico in materia di foreste e filiere forestali”, la cui bozza predisposta dal Gruppo di lavoro interistituzionale e interdisciplinare nominato dal MIPAAF era stata messa a consultazione pubblica (scadenza 28.05.2020).
In linea con le previsioni in essa contenute, la Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale (SISEF), società scientifica senza fini di lucro che promuove ricerche e studi sulla struttura e la funzionalità degli ecosistemi forestali e sulla loro gestione, ispirandosi a principi di sviluppo sostenibile e di conservazione della diversità biologica a livello genetico, di specie e di habitat, ha definito 10 priorità del 2021 per le foreste italiane.
1. Politiche forestali: riformare le istituzioni nazionali e regionali che si occupano di foreste e aree interne nella logica della semplificazione (sportello unico), della partnership (contratti di gestione a imprese, in particolare a quelle non profit di animazione delle aree interne), del supporto all’innovazione sociale (associazioni fondiarie, cooperative comunità, energy communities, ecc.) e tecnica, del monitoraggio (a partire dalla misura dei servizi ecosistemici offerti – quantità e valore) e della comunicazione.
2. Pianificazione forestale: incrementare e finanziare la pianificazione forestale (attualmente limitata al 18% delle foreste italiane) e la certificazione di gestione sostenibile (attualmente solo al 9%).
3. Foreste resilienti: investire nella prevenzione dei danni alle foreste dovuti agli eventi climatici estremi (prima di tutto gli incendi); inserire nei piani forestali le analisi di vulnerabilità agli eventi estremi e le strategie di prevenzione, mitigazione e adattamento locale delle foreste agli incendi e ai cambiamenti climatici; rianimare la vivaistica forestale al servizio delle attività di ricostituzione post-disturbo e della ricerca di varianti genetiche meglio adattabili alle pressioni della crisi climatica (migrazione assistita).
4. Lotta al dissesto idrogeologico: approvare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) il vasto progetto di miglioramento e ricostituzione delle superfici boschive per la prevenzione dei dissesti idrogeologici, e cominciare ad attuarlo.
5. Biodiversità: promuovere la connettività ecologica e funzionale dei paesaggi forestali con un progetto integrato a scala nazionale; avviare la rete nazionale delle foreste vetuste e primarie, come richiesto dalla strategia EU per la biodiversità al 2030.
6. Lavoro: rilanciare la dignità dei lavori forestali e ambientali e continuare il lavoro su formazione e sicurezza dei lavoratori boschivi, avviato con il D Lgs 34/2018 e i suoi decreti attuativi sulla formazione e sugli albi professionali.
7. Verde in città: effettuare un censimento del patrimonio arboreo e dei suoi benefici in tutte le grandi città italiane (molte città – ad es. Roma – ne sono ancora sprovviste), sulla falsa riga del programma FAO Tree Cities of the World.
8. Uso sostenibile del legno: riattivare la filiera nazionale del legno, per diminuire la dipendenza dalle importazioni (anche insostenibili), ad esempio mediante: miglioramento della qualità dei boschi e del legno per una maggiore produzione di legno da opera di alta qualità, investimento in filiere ad elevato valore aggiunto e a produzioni della nuova bioeconomia forestale (tessili, medicinali, chimiche), defiscalizzazione dei lavori di miglioramento boschivo e ambientale, organizzazione di piattaforme virtuali per l’organizzazione di lotti omogenei di assortimenti legnosi.
9. Mitigazione climatica: incentivare l’impiego di legno locale e l’uso “a cascata” del legno, privilegiando cioè gli impieghi a lunga durata di sequestro del carbonio come quelli nel settore edilizio e strutturale, ad esempio con leggi sul public procurement (in Francia il 50% della struttura degli edifici pubblici dovrà essere in legno). Parallelamente, destinare all’uso energetico (combustione) solo ciò che non è più riutilizzabile o riciclabile (attualmente invece l’80% dei prelievi viene bruciato per produrre energia) e formulare piani di approvvigionamento sostenibile di biomassa legnosa “di scarto” per piccoli impianti di teleriscaldamento diffusi nelle aree montane e interne, al servizio di edifici pubblici, attività industriali e strutture ricettive, per sostituire i combustibili fossili.
10.Tessuto socio-economico: favorire (con leggi o incentivi) l’aggregazione a livello locale e la ricomposizione fondiaria, per facilitare la gestione forestale sostenibile a una scala opportuna (la parcellizzazione spinta è un limite alla sostenibilità e prelude all’abbandono della cura delle foreste). Dare attuazione al collegato ambientale del 2015 e avviare forme di remunerazione economica per i servizi ecosistemici di regolazione delle foreste (carbonio, biodiversità, protezione idrogeologica, fornitura d’acqua potabile).
Un ulteriore punto “bonus”, viene indicato dalla SISEF, sulla Comunicazione: raccontare alle giovani generazioni e alla opinione pubblica le nostre foreste, la loro storia, il loro rapporto con la società e i loro servizi.
Oltre alla SISEF, la necessità che boschi e foreste costituiscano uno dei pilastri del PNRR era stata evidenziata recentemente anche dal Rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU. Sostenibilità, sicurezza, bellezza” di Fondazione Symbola, Coldiretti e Bonifiche Ferraresi, presentato lo scorso dicembre, in cui si sottolinea l’importanza di una gestione forestale sostenibile nella transizione verde e nel contrasto alla crisi climatica.