Uno Studio, condotto utilizzando il modello climatico RICE messo a punto presso la Woodrow Wilson School di Princeton, fornisce le prove che gli investimenti necessari per la riduzione delle emissioni, secondo l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, verrebbero abbondantemente remunerati se nell’analisi di costi-benefici fossero inclusi anche gli effetti positivi sulla salute.
Di quel geniale geniale attore, comico e scrittore qual è stato Groucho Marx (1890 -1977) viene citato, tra i suoi numerosi aforismi ed esilaranti battute, il paradosso: Why should I care about posterity? What’s posterity ever done for me? (Perché dovrei preoccuparmi dei posteri? Che cosa hanno mai fatto i posteri per me?).
Ora, uno Studio, pubblicato online il 7 maggio 2019 su Nature Communications e condotto da un gruppo di ricercatori di varie Università statunitensi, indica che combinando i costi per la riduzione delle emissioni con i potenziali benefici per la salute o le sinergie delle politiche climatiche, l’analisi costi-benefici risulterebbe favorevole a fare più velocemente possibile gli ingenti investimenti per contrastare il global warming, perché gli effetti positivi si riverserebbero non solo sulle future generazioni, ma anche su quelle attuali.
I costi per la riduzione delle emissioni globali e centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di +2 °C, potrebbero sembrare assai elevati, ma se si tiene conto della riduzione dei morti e delle spese sanitarie per il miglioramento della qualità dell’aria e degli impatti economici correlati ai cambiamenti climatici, i conti tornerebbero attivi.
È quanto emerge dallo Studio “The impact of human health co-benefits on evaluations of global climate policy” che mostra i risultati di una ricerca utilizzando il modello climatico RICE (Regional Integrated Climate–Economy), sviluppato dall’economista della Yale University William Nordhaus, che ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia 2018, e messo a punto dalla Woodrow Wilson School presso l’Università di Princeton.
“Sempre di più, stiamo scoprendo che è importante considerare gli impatti sulla salute pubblica nelle analisi per il processo decisionale sui cambiamenti climatici – ha sottolineato Noah Scovronick della Rollins School of Public Health presso l’Università di Emory (Atlanta, Georgia) che aveva contribuito alla realizzazione del modello quando era a Princeton – Abbiamo incluso queste considerazioni direttamente nel nuovo modello approntato a Princeton per vedere come il calcolo del rapporto costi-benefici cambi quando vengono contabilizzati i costi degli impatti climatici. Se includiamo i benefici per la salute, il modello ci dice che dovremmo ridurre le nostre emissioni molto più rapidamente di quanto non si stia facendo“.
Secondo i ricercatori, i benefici per la salute dalla riduzione delle emissioni da soli potrebbero valere ogni anno migliaia di miliardi di dollari, a seconda delle politiche di qualità dell’aria adottate dalle nazioni per contribuire a compensare gli investimenti climatici. Tali benefici interesserebbero non solo, e soprattutto, le future generazioni, ma anche le attuali.

“Dimostriamo che il dibattito climatico non è circoscritto all’attuale generazione che investe sul futuro delle prossime – ha affermato Mark Budolfson, del Gund Institute for Environment and Department of Philosophy dell’Università del Vermont – Facendo investimenti intelligenti nell’azione per il clima, ora possiamo salvare già oggi vite umane, migliorando la qualità dell’aria e la salute umana”.
I ricercatori hanno considerato i costi e i benefici delle emissioni di inquinanti atmosferici, compresi quelli derivanti dagli aerosol, le minuscole particelle che galleggiano nell’aria e che si formano soprattutto con l’inquinamento atmosferico da utilizzo del carbone e dei carburanti derivanti dal petrolio, e che finora non erano stati completamente integrati in questo tipo di modellazione, ma che sono importanti, secondo i ricercatori, per due motivi:
– l’inquinamento da aerosol peggiora la salute umana;
– agiscono da raffreddamento, controbilanciando il riscaldamento indotto dai gas serra.
Nel modello i ricercatori hanno inserito entrambi gli effetti opposti..
I maggiori benefici potenziali a breve termine per la salute si verificherebbero in Cina e in India, che si trovano ora ad affrontare i più alti tassi di mortalità per inquinamento atmosferico.
“Alcune regioni in via di sviluppo sono state comprensibilmente riluttanti a investire le loro limitate risorse nella riduzione delle emissioni – ha commentato Scovronick – Il nostro Studio dimostra che molte di queste stesse regioni otterrebbero la maggior parte dei benefici per la salute, il che potrebbe aggiungere un incentivo anche per loro ad adottare politiche climatiche più ambiziose“.
Immagine di copertina: Fonte Woodrow Wilson School