Il XV Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes sottolinea che l’incremento degli italiani iscritti all’AIRE negli ultimi 15 anni è stato pari a quello registrato nel secondo dopoguerra.
Negli ultimi 15 anni gli italiani nel mondo sono aumentati del 76,6%, passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) a 5,5 milioni.
È uno dei dati rilevanti che emergono dall’edizione 2020 del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes, organismo pastorale collegato alla CEI, presentato il 26 ottobre 2020 e al quale “hanno partecipato 57 autori che, dall’Italia e dall’estero, hanno lavorato a 51 saggi”, come ricorda la nota della Fondazione.
Una crescita ininterrotta che ha visto sempre più assottigliarsi la differenza di genere (le donne sono passate dal 46,2% sul totale iscritti 2006 al 48,0% del 2020). Si tratta di una collettività che, rispetto al 2006, si sta ringiovanendo grazie alle nascite all’estero (+150,1%) e alla nuova mobilità costituita sia da nuclei familiari con minori al seguito (+84,3% della classe di età 0-18 anni) sia dai giovani e giovani adulti immediatamente e pienamente da inserire nel mercato del lavoro (+78,4% di aumento rispetto al 2006 nella classe 19-40 anni).
Nel 2019 hanno lasciato l’Italia ufficialmente 131 mila cittadini verso 186 destinazioni del mondo da ogni provincia italiana. Complessivamente, le nuove iscrizioni all’Aire nel 2019 sono state 257.812 (di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 3,6% per acquisizione cittadinanza).
Negli ultimi 15 anni (2006-2020) la presenza italiana all’estero si è consacrata euroamericana, ma con una differenza sostanziale.
Il continente americano, soprattutto l’area latino-americana è cresciuta grazie alle acquisizioni di cittadinanza (+123,4% dal 2006) coinvolgendo soprattutto il Brasile (+221,3%), il Cile (+123,1%), l’Argentina (+114,9%) e, solo in parte in quanto la crisi è sicuramente più recente, il Venezuela (+47,4%). Oltre il 70% (+793.876) delle iscrizioni totali avute in America dal 2006 ha riguardato soltanto l’Argentina (+464.670) e il Brasile (+329.206).
L’Europa, invece, negli ultimi quindici anni, è cresciuta maggiormente grazie alla nuova mobilità (+1.119.432, per un totale, a inizio 2020, di quasi 3 milioni di residenti totali). A dimostrarlo gli aumenti registrati nelle specifiche realtà nazionali. Se, però, i valori assoluti fanno risaltare i paesi di vecchia mobilità come la Germania (oltre 252 mila nuove iscrizioni), il Regno Unito (quasi 215 mila), la Svizzera (più di 174 mila), la Francia (quasi 109 mila) e il Belgio (circa 59 mila), sono gli aumenti in percentuale, rispetto al 2006, a far emergere le novità più interessanti. Per questi stessi Paesi, infatti, si riscontrano le seguenti indicazioni: Germania (+47,2%), Svizzera (+38,0%), Francia (+33,4%) e Belgio (+27,3%). Per il Regno Unito, invece, e soprattutto per la Spagna, gli aumenti sono stati molto più consistenti, rispettivamente +147,9% e +242,1%. Le crescite più significative, comunque, dal 2006 al 2020, restando in Europa, caratterizzano Paesi che è possibile definire “nuove frontiere” della mobilità: Malta (+632,8%), Portogallo (+399,4%), Irlanda (+332,1%), Norvegia (+277,9%) e Finlandia (+206,2%). In generale, però, lo sguardo degli italiani si è spostato anche a Oriente, più precisamente agli Emirati Arabi o alla Cina.
Se nel 2006, stando ai dati ISTAT, il 68,4% dei residenti ufficiali all’estero aveva un titolo di studio basso – licenza media o elementare o addirittura nessun titolo – il 31,6% era in possesso di un titolo medio alto (diploma, laurea o dottorato).
Dal 2006 al 2018 si assiste alla crescita in formazione e scolarizzazione della popolazione italiana residente oltreconfine: nel 2018, infatti, il 29,4% è laureato o dottorato e il 29,5% è diplomato mentre il 41,5% è ancora in possesso di un titolo di studio basso o non ha titolo. Se, però, rispetto al 2006 la percentuale di chi si è spostato all’estero con titolo alto (laurea o dottorato) è cresciuta del +193,3%, per chi lo ha fatto con in tasca un diploma l’aumento è stato di ben 100 punti decimali in più (+292,5%). Il Rapporto Italiani nel Mondo sfata così la recente narrazione sulla mobilità, che a partire sono le persone altamente qualificate e occupate in nicchie di lavoro prestigiose e specialistiche.
“I dati presentati nel rapporto non devono farci dimenticare le persone e la tutela della dignità di ciascuno – ha affermato il Presidente della CEI, Cardinale Gualtiero Bassetti nel suo intervento alla presentazione del Rapporto – Le ultime modifiche normative, in discontinuità con il recente passato, contribuiscono a restituire l’immagine di migranti e richiedenti protezione come persone in carne e ossa, vittime di un sistema globale di iniquità economica e politica, di ingiustizia sociale e non come criminali o minacce all’ordine pubblico. La cura di ogni persona migrante, qualsiasi sia la direzione del suo andare e il passaporto in suo possesso, è sempre doverosa”.
Tra i punti indicati come prioritari per una riflessione con le istituzioni, il Presidente della CEI ha menzionato:
– la creazione di un sistema anagrafico che tenga conto di tutti coloro che partono: le prime generazioni e le ultime, chi si è definitivamente stabilito oltreconfine e chi, invece, sperimenta percorsi di mobilità transitori;
– la rimodulazione di un sistema di rappresentanza, soprattutto a seguito dell’ultima tornata referendaria che ha decretato la riduzione del numero dei parlamentari;
– la cittadinanza, non finalizzata al semplice possesso di un passaporto, ma alla definizione di una identità fortemente legata a un territorio in cui ci si riconosce, sebbene non ci si sia nati, e a cui si vorrebbe poter dare il proprio contributo concreto.
E a proposito di territorio inteso come luogo di rinascita di una nuova dimensione sociale di prossimità che il Rapporto mette in luce, il Cardinale Bassetti ha ricordato quanto affermato da Papa Francesco nella sua ultima Enciclica “Fratelli tutti”: “Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli”.