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Rapporto Caritas: in Italia 5,6 milioni di poveri assoluti

Il 21°Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole” evidenzia come non esista una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. 

In occasione della “Giornata mondiale di lotta contro la povertà“, dichiarata 30 anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 47/196 del 22 dicembre 1992, la Caritas Italiana ha presentato il suo XXI Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”.

L’edizione del 2022 del rapporto cade in un momento cruciale della vita nazionale, in uscita dall’emergenza sanitaria che ha segnato duramente il tessuto sociale ed economico del nostro Paese, ma colpito dalle nuove criticità umanitarie, sociali, energetiche ed economiche imposte dai fronti di guerra in Ucraina.

Il Rapporto si concentra su diversi punti:
– le statistiche ufficiali sulla povertà, fornite da Istat e vari enti;
 -i dati di fonte Caritas, che offrono uno spaccato sui volti di povertà che si affacciano alla Caritas;
– i risultati della prima indagine nazionale su un campione di beneficiari Caritas sul tema della povertà intergenerazionale;
– gli orizzonti di futuro e la transizione scuola-lavoro dei giovani europei con vissuti di povertà e disagio sociale, analizzati tramite una indagine congiunta Caritas – Don Bosco International;
– le questioni, le priorità e le politiche per il futuro in materia di politiche pubbliche di contrasto alla povertà.

I numeri
Sono 5,6 milioni di poveri assoluti in Italia, di cui 1,4 milioni bambini (Istat).
Mobilità sociale: Italia ultima tra i Paesi europei più industrializzati (Word Economic Forum).
Mobilità educativa: solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore ottiene un diploma universitario (la media OCSE è del 22%); la percentuale sale al 65% per i figli dei laureati (OCSE).
– Per i nati in famiglie poste in fondo alla scala sociale (nell’ultimo quintile di reddito) diminuiscono le chanches di salire i gradini della scala sociale. Tra loro il 28,9% resterà proprio nella stessa posizione sociale dei genitori
Sei assistiti Caritas su 10 sono poveri intergenerazionali (sono rimasti intrappolati nei “pavimenti appiccicosi”).
-Tra i nati da genitori senza alcun titolo, quasi un beneficiario Caritas su 3 si è fermato alla sola licenza elementare.
In Italia occorrono 5 generazioni per una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello di reddito medio (la media OCSE è di 4-5 generazioni).
Si contano oltre 3milioni di NEET in Italia (nella fascia 15-34 anni), pari al 25,1% del totale.
– Dal 2014 al 2022 (marzo) gli iscritti a Garanzia Giovani risultano 1.658.904; solo per il 18,2% di loro il Programma ha potuto contribuire ad una soluzione stabile di lavoro (ANPAL).
– Sono 227.556  le persone supportate dai soli servizi Caritas in rete presenti in 192 diocesi.
– I l 54,5% dell’utenza Caritas manifesta due o più ambiti di vulnerabilità: tra problemi economici, occupazionali, abitativi, familiari, di salute, legati all’immigrazione, ecc.
– Sono stati 1.484.151 gli interventi di aiuto erogati da 192 Caritas diocesane,
– I 2.797 servizi/centri diocesani e parrocchiali in rete hanno erogato in varie forme di intervento 14.637.113 euro.

Fonte: Caritas

È un Rapporto preoccupante, che ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarietà, delle risposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro – ha affermato il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, nel video-messaggio in occasione della presentazione del Rapporto – Per guardare al futuro però dobbiamo capire bene il presente, altrimenti ci accontentiamo di alcune enunciazioni, oppure la visione del futuro resta del tutto staccata dai dati reali. Di qui la grande utilità del Rapporto, delle indicazioni che offre e quindi della visione che richiede. Dati, non parliamo di previsioni, di ipotesi, ma di dati. Qualche volta abbiamo una sorta di rimozione immediata per cui ascoltiamo alcuni dati e pensiamo ‘ma poi alla fine non è proprio così’, oppure ‘è così, va ben’”, ma poi continuiamo come prima.
Il Rapporto non ci può far continuare come prima. È come se a me dicessero: ‘Guarda, tu hai i valori sballati’, allora devi andare dal medico e ti fai curare. Questi valori sono sballati, perché vedere che quasi sei milioni di persone sono in povertà assoluta è un valore sballato nell’organismo del nostro Paese, che richiede quindi, ovviamente, dei cambiamenti, delle terapie, delle scelte, perché se continuiamo ad avere un dato così tutto l’organismo si ammala. Non è un problema di quelle persone per cui cerchiamo di fare qualche cosa, è anche una difesa di tutto l’organismo
”.

Di particolare interesse il capitolo conclusivo che riguarda le politiche di contrasto alla povertà, che sviluppa una riflessione lungo 3 assi:
– come realizzare buone politiche contro la povertà assoluta;
– quali interventi pubblici sono adeguati per fronteggiare l’alto rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia;
– quale ruolo la rete delle Caritas può svolgere in uno scenario di politiche pubbliche profondamente mutato negli ultimi anni, in cui lo Stato viene assumendo un rinnovato ruolo di centralità.

La misura di contrasto alla povertà esistente nel nostro Paese, il Reddito di Cittadinanza, è stata finora percepita da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%) e solamente il 22,3% delle persone che si rivolgono alle Caritas. Sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti. Accanto alla componente economica dell’aiuto vanno garantiti adeguati processi di inclusione sociale. Ma al momento una serie di vincoli amministrativi e di gestione ostacolano tale aspetto.

Fonte: Caritas

Il Rapporto offre alcune proposte, di rafforzamento della capacità di presa in carico dei Comuni, anche attraverso il potenziamento delle risorse umane e finanziarie a disposizione e un miglior coordinamento delle azioni. Si tratta di una prospettiva importante, se pensiamo che un quarto delle persone aiutate dalle Caritas riceve aiuti anche dai servizi pubblici, in particolare dai servizi sociali. Particolare attenzione va infine data ai nuovi progetti programmati in partenza, finanziati dal PNRR, alcuni dei quali ad elevato impatto sulle persone che si rivolgono ai centri e servizi Caritas.

Un’ultima cosa che mi ha colpito – ha concluso il Presidente della CEI — e speriamo che il governo sappia affrontarla con molto equilibrio, è il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Quindi c’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa ‘zona retrocessione’ ”.

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