Il Rapporto sui Rifiuti Urbani diffuso dall’ISPRA indica significativi miglioramenti nella gestione dei rifiuti urbani, anche se in ritardo sulle tabelle di marcia, ma preoccupa l’aumento della produzione dei rifiuti di pari passo con la maggior spesa effettuate dalle famiglie italiane, che contravviene al principio per un sviluppo sostenibile basato sul disaccoppiamento tra crescita economica e spreco delle risorse. Se ci fosse stato anche un aumento del PIL?…
Pur con 6 anni di ritardo, l’Italia ha raggiunto nel 2014 l’obiettivo del 45,2% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
Questo è uno dei dati salienti dell’ultimo Rapporto ISPRA sui Rifiuti Urbani, giunto alla XVII edizione, presentato a Roma il 29 ottobre 2015 presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Tra le tante informazioni contenute nel report, anche i dati relativi alla gestione dei rifiuti urbani e, in particolare, al compostaggio, alla digestione anaerobica, al trattamento meccanico biologico, all’incenerimento, allo smaltimento in discarica ed all’import/export.
Per la prima volta in Italia, l’ISPRA rende disponibile una raccolta completa di open data sulla produzione e gestione dei rifiuti urbani nazionali a livello comunale tra gli oltre 8.000 comuni italiani. Le informazioni sono suddivise anche per frazione merceologica (carta, legno, plastica, rifiuti elettronici ecc.) e la copertura temporale parte dall’anno 2010 e copre tutto il 2014. Oltre ai dati su produzione e raccolta, il Rapporto analizza l’import/export a livello nazionale, i costi dei servizi di igiene urbana e l’applicazione del sistema tariffario, le modalità di gestione dei rifiuti tramite compostaggio/digestione anaerobica, riciclaggio, recupero energetico, trattamento meccanico biologico, incenerimento, discarica.
Produzione di rifiuti urbani
Anche se di poco, nel 2014 la produzione di rifiuti torna a crescere in Italia (+0,3%), parallelamente all’aumento dei consumi delle famiglie (e il Decoupling?), dopo un triennio in cui si era osservata una riduzione complessiva di circa 2,9 milioni di tonnellate (-8,9%). Si tratta di dati strettamente connessi con l’andamento degli indicatori socio-economici: nell’ultimo anno si registra una crescita per quanto riguarda sia le spese delle famiglie (+0,3%) che la produzione dei rifiuti urbani, a fronte di una contrazione del PIL (valori concatenati 2010) dello 0,4%. A condizionare la crescita della produzione nazionale di rifiuti urbani ci sono i dati afferenti al nord Italia, dove si assiste ad un aumento pari all’1,4% (+188 mila tonnellate); per il Centro e il Sud, invece, si assiste per il 2014 a un trend di decrescita, con riduzioni rispettivamente pari allo 0,3% (-20 mila tonnellate) e allo 0,9% (-85 mila tonnellate). All’interno di ogni macroarea, tuttavia, la situazione appare disomogenea: nel Mezzogiorno,si registra, infatti, una leggera crescita per la Campania a fronte di riduzioni più o meno consistenti per le altre regioni.
Più in dettaglio, la crescita maggiore nel dato di produzione si osserva per le Marche (+4,2%) e per il Piemonte (+2,3%). Pari all’1,8% è l’aumento della produzione dell’Emilia Romagna e tra l’1% e l’1,5% quello di Umbria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lombardia. Il dato della Toscana risulta in crescita dello 0,9% e quello della Campania dello 0,6%. Le regioni che fanno rilevare la maggior contrazione sono la Basilicata (-3,1%), il Lazio (-2,5%), il Molise e la Calabria (-2,4% per entrambe).
Raccolta differenziata
Come anticipato, con 13,4 milioni di tonnellate, segnando un aumento del 3% rispetto al 2013, l’Italia nel 2014 è arrivata al 45,2% di raccolta differenziata, confermando il primato del Nord, anche se i dati mostrano una riduzione del divario fra le tre macroaree del Paese: infatti, rispetto ai dati del 2013, la crescita maggiore si rileva per le regioni del Centro Italia con un aumento, tra il 2013 e il 2014, pari all’11,7% (+283 mila tonnellate); al Sud la crescita è del 7,5% (+203 mila tonnellate) mentre al Nord del 5,6% (+412mila tonnellate).
Nel 2014 si ripete pressoché identica, rispetto al 2013, la lista delle 10 regioni con la più alta percentuale di raccolta differenziata.
Tutte registrano un aumento, seppur con percentuali diverse, ad eccezione della leggera contrazione del Piemonte. Tra le regioni del Centro, oltre a quanto emerge dalla tabella per le Marche e l’Umbria, si rileva una percentuale di raccolta pari al 44,3% per la Toscana, mentre il Lazio raggiunge il 32,7% (con una crescita di 6,2 punti rispetto al 26,5% del 2013). Al Sud, un ulteriore incremento del tasso di raccolta si rileva per l’Abruzzo, la cui percentuale è pari al 46,1% (42,9% nel precedente anno). La Basilicata e la Puglia raggiungono, rispettivamente, il 27,6% e il 25,9%, mentre pari al 22,3% è il tasso conseguito dalla regione Molise. Raccolte inferiori al 20% si registrano, infine, in Calabria (18,6%, comunque in crescita rispetto al 14,8% del 2013) e in Sicilia (12,5%), in contrazione rispetto al livello già basso di raccolta del 2013, anno in cui la percentuale di raccolta sia attestava al 13,3%. Osservando, invece, la situazione delle città, i maggiori livelli di raccolta differenziata si osservano per Venezia (52,2%), che fa rilevare una crescita di quasi 11 punti rispetto al 2013, e Verona(50,6%). Ad un passo dall’obiettivo del 50% è il comune di Milano (49,9%) con un incremento di 7,4 punti rispetto al 2013. Padova raggiunge il 47,9%, mentre Firenze e Torino (quest’ultima in leggera contrazione rispetto ai precedenti anni), rispettivamente il 44,2% e il 41,6%, Bologna presenta un tasso di raccolta pari al 38,3%, Roma, con un aumento di 5,5 punti rispetto al 2013,raggiunge una percentuale del 35,2%. Un incremento analogo a quello di Roma si osserva per Bari, la cui raccolta passa dal 21,4% al 27%. Napoli fa rilevare una percentuale del 22%, mentre di poco superiore al 10% è la percentuale conseguita da Taranto (11,2%) e al di sotto di tale soglia quelle di Catania (9,3%), Palermo (8,3%) e Messina (7,6%).
Quanto alle diverse frazioni merceologiche raccolte, si evidenzia, tra il 2013 e il 2014, un buon incremento (+9,7%) per la raccolta differenziata della frazione organica (umido + verde), che fa seguito a un aumento dell’8,4% rilevato tra il 2012 e il 2013. La raccolta di questa frazione si attesta a 3,2 milioni di tonnellate nelle regioni settentrionali (+7,8% rispetto al 2013), a oltre 1,1 milioni di tonnellate nel Centro (+18,8%) e a quasi 1,4 milioni di tonnellate nel Sud (+7,3%), con un valore complessivo nazionale pari a 5,7 milioni di tonnellate. La raccolta differenziata nazionale della frazione cellulosica è di poco inferiore a 3,2 milioni di tonnellate, con una crescita del 3,4% rispetto al 2013. Al Nord, dove il quantitativo di carta e cartone raccolto si attesta a quasi 1,8 milioni di tonnellate, si osserva, tra il 2013 e il 2014, un incremento del 2,9%. Al Centro, con una raccolta pari a 750 mila tonnellate, e al Sud, oltre 650 mila tonnellate, si rilevano crescite dello 0,4% e dell’8,4%, rispettivamente.
Gestione dei rifiuti urbani
Lo smaltimento in discarica interessa ancora il 31% dei rifiuti urbani prodotti, con una riduzione di 6 punti percentuali rispetto al 2013. È invece destinato all’incenerimento il 17% dei RU prodotti, mentre circa il 2% viene inviato ad impianti produttivi (cementifici, per essere utilizzato come combustibile per produrre energia). Una quota del 16% interessa il trattamento biologico della frazione organica da raccolta differenziata, mentre l’1% viene utilizzato, dopo adeguato trattamento, per la ricopertura delle discariche; il 2%, costituito da rifiuti derivanti dagli impianti TMB, viene inviato a ulteriori trattamenti quali la raffinazione per la produzione di CSS o la biostabilizzazione, e l’1% è esportato (321 mila tonnellate). Il 56,6% dei rifiuti esportati (182 mila tonnellate) viene avviato a recupero di energia, il 41,6% è recuperato sotto forma di materia (134 mila tonnellate) e solo l’1,9% (6 mila tonnellate) è sottoposto ad operazioni di smaltimento. Infine, nella voce “altro” (3%), sono incluse le quantità di rifiuti che rimangono in giacenza alla fine dell’anno presso gli impianti di trattamento, le perdite di processo, nonché i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento meccanico biologico la cui destinazione non è desumibile dalla banca dati MUD.
Il settore del compostaggio, nell’anno 2014, è caratterizzato da uno sviluppo della dotazione impiantistica che riguarda la maggior parte delle regioni e, in particolare, quelle del nord del Paese. Questo determina evidenti aumenti delle capacità di trattamento e delle quantità gestite, soprattutto, delle frazioni organiche provenienti dalla raccolta differenziata. Il numero di impianti operativi è pari a 279 ed aumenta, rispetto all’anno 2013, di 39 unità: 179 sono localizzati al Nord (64,2%); 44 al Centro (15,8%); 56 al Sud (20,1%).
Dei 279 impianti censiti, 20 risultano dotati sia di linee di trattamento aerobico che anaerobico per un trattamento complessivo di 1 milione di tonnellate, di cui circa il 93% (pari a circa 928 mila tonnellate) costituito da frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata. Tali quantitativi vengono attribuiti al settore del compostaggio, con una conseguente sottostima di quelli computati al solo processo anaerobico. Il quantitativo dei rifiuti avviati a compostaggio, nel 2014, è pari a circa 5,3 milioni di tonnellate, con un incremento, rispetto all’anno precedente, di circa 622 mila tonnellate, pari al 13,3%. In costante crescita anche il trattamento dei rifiuti organici, che nel 2014 raggiunge 4,4 milioni di tonnellate, con un aumento di circa 619 mila tonnellate, pari al 16,3%. Nelle regioni del Nord sono state avviate a compostaggio oltre 3 milioni di tonnellate di frazione organica da raccolta differenziata (pari al 69,2% del totale trattato), con un aumento,rispetto al 2013, di circa 608 mila tonnellate (+24,9%). Tale incremento è imputabile al maggior numero di impianti operativi (+33 unità rispetto al 2013). Tale andamento, seppur con differenze meno evidenti, si riscontra anche nelle regioni del Sud che, nel 2014, hanno trattato circa 650 mila tonnellate (pari al 14,7% del totale trattato), con un aumento di oltre 29 mila tonnellate (+4,7%). Nel Centro, invece, la quantità trattata (circa 710 mila tonnellate, pari al 16,1% del totale trattato) si riduce, rispetto al 2013, di oltre 18 mila tonnellate (-2,5%). La produzione di ammendante compostato misto, il cui quantitativo ammonta ad oltre 843 mila tonnellate,rappresenta il 63,5% del totale del compost prodotto.
L’ammendante compostato verde, invece, pari a circa 334 mila tonnellate, costituisce il 25,2% del totale complessivo. Altre tipologie di ammendanti quali ammendante compostato con fanghi, ammendanti vegetali non compostati e compost fuori specifica, con un quantitativo complessivo di oltre 149 mila tonnellate, rappresentano, infine, l’11,3% del totale dei prodotti derivanti dal settore del compostaggio.
Nell’anno 2014, al trattamento meccanico biologico è stato avviato un quantitativo di rifiuti di circa 9,4 milioni di tonnellate, dato grosso modo stabile rispetto al 2013; si rileva, tuttavia, un aumento del 2,3% riguardo ai rifiuti urbani indifferenziati trattati, che costituiscono l’89,1% del totale. L’8,9% è rappresentato da rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani, l’1,4% da frazioni merceologiche di rifiuti urbani (carta, plastica, metalli, legno, vetro, organico da raccolta differenziata) e lo 0,6% da rifiuti speciali provenienti da comparti industriali (settore conciario, agroindustria, lavorazione del legno). Nell’insieme, il sistema impiantistico italiano è autorizzato a trattare un quantitativo di rifiuti pari a 13,5 milioni di tonnellate; i rifiuti trattati nel 2014 corrispondono al 69,5% della capacità autorizzata a livello nazionale, possono essere ancora trattati 4 milioni di tonnellate di rifiuti .I rifiuti prodotti dal TMB nel 2014 ammontano a 8,3 milioni di tonnellate e sono essenzialmente costituiti da: frazione secca, Combustibile Solido Secondario (CSS) e frazione organica non compostata. Tali rifiuti vengono prevalentemente avviati a forme di smaltimento quali la discarica (52,5%) e l’incenerimento (25,3%).
Nel 2014, sul territorio nazionale, sono operativi 44 impianti di incenerimento per rifiuti urbani, frazione secca e combustibile solido secondario provenienti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani. Il parco impiantistico è localizzato prevalentemente nelle regioni del Nord e, in particolare, in Lombardia e in Emilia Romagna, dove si registrano le maggiori quantità di RU inceneriti. I rifiuti urbani inceneriti, nel 2014 sono pari a oltre 5,1 milioni di tonnellate e si registra, nel biennio 2013-2014, una leggera flessione correlata anche alla chiusura e al fermo di alcuni impianti. La tecnologia di combustione più utilizzata, sia in termini di capacità di trattamento che per numero di linee, è quella a griglia mobile a cui seguono le tecnologie a letto fluido e a tamburo rotante. Tutti gli impianti di incenerimento producono energia. Dei 44 impianti operativi nel 2014 in Italia, 12 sono dotati di ciclo cogenerativo; questi ultimi hanno trattato 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti con un recupero sia di energia termica che elettrica di quasi 1,6 milioni di MWh. I 32 impianti dotati di sistemi di recupero energetico elettrico hanno incenerito oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti, recuperando quasi 3 milioni di MWh di energia elettrica.
I rifiuti urbani smaltiti in discarica, nel 2014, sono pari a circa 9,3 milioni di tonnellate, facendo registrare, rispetto alla rilevazione del 2013, una riduzione del 14%, pari a quasi 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti grazie anche all’incremento della raccolta differenziata, che raggiunge il 45,2% (quasi 3 punti percentuali in più rispetto al 2013). La consistente riduzione registrata al Centro è da attribuire ad ingenti flussi extraregionali di rifiuti prodotti nella regione Lazio a seguito della chiusura della maggiore discarica sita nel Comune di Roma.
Il Friuli Venezia Giulia e la Lombardia, rispettivamente con il 6% ed il 7%, sono le regioni che smaltiscono in discarica la percentuale inferiore di rifiuti urbani rispetto al totale di quelli prodotti. La Sicilia, con l’84% di smaltimento in discarica, si conferma la regione con il più altro ricorso a questa forma di gestione. L’indicatore relativo alla percentuale dello smaltimento in discarica sul totale dei rifiuti urbani prodotti a livello regionale risulta in alcuni casi poco significativo perché quote consistenti di rifiuti vengono smaltite fuori regione: in Campania, ad esempio, il 3% dei rifiuti urbani prodotti viene smaltito fuori regione e, considerando queste quantità, la percentuale di rifiuti avviati a smaltimento sale dal 9% al 12%. Stessa situazione si rileva per il Lazio le cui discariche accolgono il 20% dei rifiuti prodotti a cui andrebbe sommato un ulteriore 9% smaltito in discariche di altre Regioni. Anche in Calabria, considerando le quote di rifiuti urbani inviate fuori regione la percentuale di rifiuti smaltiti in discarica rispetto alla produzione regionale sale dal 47% al 68%.
Degna di nota è la situazione del Molise (111%) dove, a meno delle quote di rifiuti di provenienza extraregionale, pari a quasi 80 mila tonnellate, la percentuale di rifiuti smaltiti rispetto a quelli prodotti scende al 45%. Analogamente in Puglia, la percentuale scende dal 75% al 53%, se si tiene conto delle oltre 420 mila tonnellate di rifiuti smaltiti provenienti da altre regioni. Nel 2014, aumenta in maniera significativa la percentuale di rifiuti sottoposti a trattamento prima dello smaltimento in discarica che raggiunge il 70% rispetto al 58% del 2013.
L’analisi dei dati mostra che 8 Regioni hanno conseguito in anticipo l’obiettivo di riduzione dello smaltimento della frazione biodegradabile fissato per il 2018: Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo e Campania. La Sardegna con 88 kg/abitante è molto vicina, mentre decisamente lontana è la Sicilia (233 kg/abitante). La stessa situazione si riscontra in Molise (257 kg/abitante) e in Puglia (211 kg/abitante).
Nel 2014, i rifiuti del circuito urbano esportati sono oltre 321 mila tonnellate, di cui 320 mila tonnellate sono rifiuti non pericolosi. In particolare, 99 mila tonnellate esportate sono costituite da rifiuti che provengono dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani, 83 mila tonnellate sono i combustibili (CSS), 54 mila tonnellate sono le frazioni merceologiche da raccolta differenziata e 74 mila tonnellate sono i rifiuti di imballaggio. L’Austria e i Paesi Bassi, con 115 mila tonnellate e oltre 41 mila tonnellate, rappresentano i Paesi verso cui vengono destinate le maggiori quantità di rifiuti urbani.
Del quantitativo esportato, circa 182 mila tonnellate sono avviate a recupero di energia, circa 134 mila tonnellate a recupero di materia e solo 6 mila tonnellate a smaltimento. Le importazioni di rifiuti del circuito urbano sono circa 20 mila tonnellate. Le tipologie maggiormente importate sono costituite da rifiuti di plastica (62 mila tonnellate), da vetro (circa 62 mila tonnellate), dai rifiuti di abbigliamento, con circa 32 mila tonnellate. Dalla Svizzera proviene il maggior quantitativo di rifiuti, oltre 71 mila tonnellate, costituito per il 63% da rifiuti di vetro.
Imballaggi e rifiuti di imballaggio
Nel 2014, l’immesso al consumo di imballaggi sul mercato nazionale sfiora 11,9 milioni di tonnellate, mostrando un aumento di circa 388 mila tonnellate rispetto al 2013 (+3,4%). La quantità di rifiuti di imballaggio avviata complessivamente a recupero ammonta a 9,2 milioni di tonnellate, facendo registrare un incremento del 5% rispetto al 2013, corrispondente in termini quantitativi a circa 435 mila tonnellate. Nel dettaglio, l’84,8% del recupero complessivo, corrispondente a 7,8 milioni di tonnellate, è rappresentato dal riciclaggio; il restante 15,2%, quasi 1,4 milioni di tonnellate, viene avviato a recupero energetico. La percentuale di rifiuti di imballaggio recuperati, rispetto alla quantità immessa al consumo, passa dal 76,5 % al 77,7% del 2014 (65,9% a riciclaggio e 11,8% a recupero energetico).
Tariffa rifiuti
L’ISPRA nel corso del 2014 ha selezionato un campione di 102 comuni che adottano il sistema di tariffazione puntuale denominato (Pay-As-You-Throw), localizzati solo nel Nord Italia, non essendo disponibili informazioni dei comuni del Centro e del Sud. La popolazione totale del campione è di 358.630 abitanti. In Lombardia il costo pro capite nei comuni a tariffa normalizzata è 134,53 euro/ab, mentre in quelli a tariffa puntuale il costo è 129,99 euro/ab (-4%). In Trentino Alto Adige il costo dei comuni a Tari normalizzata è 158,25 euro/ab, mentre nei comuni a tariffa puntuale il costo scende a 147,71 euro/ab con una diminuzione di oltre il 7%. Particolarmente sensibile è la diminuzione dei costi nella regione Veneto (-20,5%), passando da 109,33 euro/ab nei comuni a Tari normalizzata a 86,87 euro/ab nei comuni a tariffa puntuale. La valutazione di questi dati deve, tuttavia, tener conto che il campione dei comuni a tariffa puntuale è costituito da un numero ridotto di comuni, rispetto al campione dei comuni a Tari, e che anche le percentuali di raccolta differenziata sono sensibilmente diverse.
Contesto europeo
Nell’Unione europea a 28 Stati sono prodotti nel 2013 circa 243,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, l’1,2% in meno rispetto all’anno precedente. La riduzione risulta, in media, più marcata nei nuovi Stati membri che nei Paesi dell’UE a 15. Il 28% dei rifiuti urbani gestiti nel 2013 nell’UE 28 è avviato a riciclaggio (in media 131 kg/abitante per anno), il 15% a compostaggio (71 kg/abitante per anno), mentre il 26% (122 kg/abitante per anno) e il 31% (147 kg/abitante per anno) sono, rispettivamente, inceneriti e smaltiti in discarica. La situazione è molto diversificata sul territorio dell’Unione, con i Paesi dell’UE a 15 che, in media, risultano maggiormente in linea con la gerarchia dei rifiuti fissata dalla normativa di settore rispetto agli Stati di recente adesione.