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I vantaggi di una profonda decarbonizzazione in Italia

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Secondo quanto emerge dal Rapporto “Pathways to deep decarbonization in Italy – 2015” (Percorsi verso la decarbonizzazione profonda in Italia), presentato a Roma il 26 ottobre 2015, una forte “decarbonizzazione” del sistema energetico italiano consentirebbe una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e un risparmio fino a 66 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale, in uno scenario al 2050 che vede un aumento tendenziale dei prezzi delle fonti fossili.

Il Rapporto, realizzato dall’ENEA in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), si inquadra nell’ambito del Deep Decarbonization Pathways Project (DDPP), promosso dall’Istituto per lo Sviluppo Sostenibile e le Relazioni Internazionali (IDDRI), in partenariato con SciencesPo (Istituto di Studi Politici di Parigi), e da Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite (UN-SDSN), che vede coinvolti i maggiori istituti di ricerca dei più grandi Paesi, responsabili dei due terzi delle emissioni globali.

In occasione della presentazione nel luglio 2014 a New York presso l’ONU, del Rapporto intermedio “Pathways to Deep Decarbonization” avevamo espresso il rammarico per l’assenza italiana all’iniziativa che permette di individuare le soluzioni tecnologiche e infrastrutturali in grado di “decarbonizzare” il sistema energetico di ogni singolo Paese, in coerenza con l’obiettivo di contenere l’incremento delle temperature medie globali a meno di 2 °C.

Nell’ottobre 2014, grazie alla fattiva collaborazione di ENEA e FEEM, anche l’Italia, assieme ad Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Giappone, Messico, Russia, Sudafrica, Sud Corea, Regno Unito e Stati Uniti, è entrata in questo programma di cooperazione globale che vuole indicare, grazie alla partecipazione di autorevoli esperti e centri di ricerca in ogni Paese, la strada per diminuire drasticamente la dipendenza delle economie planetarie dal petrolio e dalle fonti fossili, dimostrando come questo passaggio sia possibile e conveniente dal punto di vista economico, oltre che sociale ed ambientale.

Se la metodologia utilizzata è eguale per tutti, ogni Paese ha a disposizione diverse opzioni sulla base delle differenti risorse e delle preferenze dell’opinione pubblica.

Quattro sono le domande chiave a cui il Rapporto dà risposte:
– Quali sono le principali sfide e le incertezze che l’Italia deve affrontare e superare per favorire un profondo processo di decarbonizzazione?
– Quali saranno gli effetti della decarbonizzazione sul sistema energetico, sull’economia e sulla società? Quali i costi da sostenere? Quali gli effetti sul benessere e l’occupazione?
– Le opzioni tecnologiche attualmente disponibili sono sufficienti per raggiungere questi obiettivi?
– Di quale sostegno politico c’è bisogno per raggiungere con successo una profonda decarbonizzazione?

Sono stati esaminati 3 diversi scenari per la decarbonizzazione del sistema energetico al 2050:
– nel primo è previsto un maggior utilizzo di fonti rinnovabili e tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS);
– il secondo si focalizza sull’efficienza energetica;
– il terzo è caratterizzato da una limitata disponibilità di tecnologie innovative e fonti alternative.

Viene effettuata anche una valutazione di impatto macroeconomico e nella parte conclusiva vengono evidenziate raccomandazioni e indicazioni di policy.

Nello specifico, il Rapporto individua 5 linee guida strategiche per la transizione verso un’economia low carbon,  attraverso una trasformazione radicale del mix di fonti per la produzione di energia elettrica e le modalità di consumo dell’energia.

1. Decarbonizzazione della produzione di energia elettrica e cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). Una politica energetica così orientata consentirebbe al 2050 di avere un sistema di generazione elettrica alimentato al 93% da fonti rinnovabili, con un taglio del 97% delle emissioni per singolo kWh elettrico, rispetto ai livelli del 2010. Inoltre, con l’applicazione su vasta scala di tecnologie di CCS, l’Italia potrebbe evitare l’immissione in atmosfera di 25 milioni di tonnellate di CO2.

2. Incremento dell’efficienza energetica. Un forte incremento dell’efficienza energetica si traduce in una riduzione dei consumi primari al 2050 tra il 28% e il 39% rispetto ai valori 2010 e in una diminuzione fra il 56% e il 62% dell’intensità energetica (rapporto tra energia impiegata e PIL).

3. Maggior ricorso a elettricità, fonti rinnovabili e a tecnologie CCS negli usi finali (industria, terziario, trasporti e residenziale). Ad esempio, nel settore dei trasporti sarebbe possibile ridurre del 60% i consumi di fonti fossili, attraverso un maggior ricorso al trasporto pubblico e al trasporto marittimo e ferroviario delle merci rispetto a quello su gomma, oltre a un incremento del mercato dei veicoli elettrici e di quelli alimentati a biocombustibili.

4. Più investimenti in ricerca, infrastrutture, formazione e informazione. Il rapporto sottolinea  l’importanza degli investimenti pubblici e privati nella ricerca in campo energetico, nelle reti infrastrutturali e nelle tecnologie ‘trasversali’ (ovvero tecnologie che hanno applicazioni in molteplici campi, come ad esempio le nanotecnologie, i processi catalitici e i nuovi materiali) per rendere più efficienti i processi produttivi. Il rapporto si focalizza anche sull’importanza di campagne di formazione e informazione che possano rendere i consumatori sempre più partecipi nella scelta di tecnologie appropriate e politiche condivise.

5. Cooperazione internazionale della ricerca e coordinamento delle politiche energetiche e ambientali. “In questo modo sarà possibile ridurre il costo macroeconomico della decarbonizzazione, attraverso un coordinamento delle politiche di mitigazione a livello globale e un sforzo maggiore degli investimenti pubblico-privati (PPPs) in innovazione, tecnologie e infrastrutture in Italia. Inoltre, la partecipazione ad un mercato dei permessi di carbonio a livello europeo, interregionale o globale ridurrà notevolmente i costi della decarbonizzazione”, affermano i ricercatori FEEM.

Questo rapporto vuole essere un contributo nell’individuazione di misure adeguate alla decarbonizzazione del sistema energetico nazionale entro il 2050 attraverso un percorso multidisciplinare che ha visto intorno allo stesso tavolo esperti e ricercatori di diversi settori e organismi; tutto ciò anche nel quadro della COP21, la 21a Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre”, sottolineano i ricercatori ENEA che hanno contribuito al Rapporto.

Il Rapporto di Sintesi, comprensivo delle relazioni per ogni Paese aderente al DDPP, sarà oggetto di analisi nel corso di una Conferenza collaterale alla COP21, che avrà luogo a Parigi il 6 dicembre dedicato alle esperienze e ai futuri scenari per le azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici e alla quale parteciperanno rappresentanti di alto livello dei Governi e delle Imprese, tra cui la Segretaria esecutiva dell’UNFCCC Christiana Figueres e il Rappresentante Speciale per il Clima della Francia, nonché Fondatrice dell’IDDRI, Laurence Tubiana.

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