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Proteine alternative: Covid spartiacque per la capitalizzazione del mercato

FAIRR, iniziativa globale di investitori che mira ad inserire l’agricoltura e l’allevamento industriali nell’agenda ambientale, sociale e di governance (ESG), ha rilasciato due Rapporti che sottolineano come il mercato delle proteine alternative siano in espansione, anche per effetto della pandemia di Covid-19, e che gli investitori sono sempre più attenti alla resilienza del sistema alimentare.

Secondo il Rapporto Appetite for Disruption: A Second Serving” , pubblicato il 27 luglio 2020 da FAIRR (Farm Animal Investment Risk & Return), una rete di investitori globali supportata da investitori istituzionali che rappresentano oltre 23 trilioni di dollari che ha di aumentare la consapevolezza dei rischi rilevanti per il sistema finanziario globale e degli ostacoli allo sviluppo sostenibile derivanti dagli allevamenti intensivi, i grandi gruppi del cibo si stanno espandendo nel mercato delle proteine alternative, già in continua crescita e che la crisi indotta dalla pandemia di Covid-19 accelererà.

Dal Rapporto emerge che il 40% dei 25 grandi gruppi globali del settore alimentare (15 rivenditori e 10 produttori) che collaborano all’iniziativa hanno dei team dedicati a sviluppare e vendere alternative a base vegetale alle carni e ai latticini; con Tesco e Unilever su tutti, mentre Costco, Amazon e Kraft Heinz rimangono attardate.

In totale 7 rivenditori vendono o pianificano di vendere proteine vegetali alternative “sulla linea carni”.

Oltre 1,1 miliardi di dollari in venture capital sono stati investiti in proteine ​​alternative nella prima metà del 2020, più che raddoppiando l’investimento totale dello scorso anno (534 milioni di dollari).

Ma il mercato delle proteine ​​alternative dovrebbe aumentare entro il 2025 a 17,9 miliardi di dollari, stante le preoccupazioni dell’opinione pubblica per le correlazioni tra la produzione di carne e le pandemie.

Gli investitori, peraltro, hanno accolto con favore l’aumento del 57% dal 2019 al 2020 nelle aziende alimentari con obiettivi sulle emissioni, comprese quelle provenienti dagli allevamenti animali.

I dati del Rapporto pubblicati oggi sono le prove concrete del fatto che i grandi marchi alimentari stanno combattendo per la loro fetta di torta a base vegetale – ha affermato Jeremy Coller, Fondatore di FAIRR Initiative e a Capo di Coller Capital –Stanno allestendo e migliorando fortemente la loro capacità di ricerca e sviluppo di alternative vegetali a carne e latticini, per realizzare obiettivi tangibili per una transizione proteica. Il panorama post-COVID ha reso il 2020 un anno fondamentale per il mercato delle proteine ​​sostenibili: il settore ha attratto il doppio degli investimenti dello scorso anno in soli sei mesi. Le aziende stanno predisponendo l’infrastruttura e l’innovazione per beneficiare di questo cambiamento sismico nei modi in cui facciamo acquisti e mangiamo; e altre perderanno. Gli investitori stanno osservando attentamente”

Il Rapporto “Appetite for Disruption” è integrativo di “An Industry Infected”, il Rapporto rilasciato da FAIRR Initiative lo scorso giugno, che ha messo in evidenza i rischi che l’industria delle proteine di origine animale deve affrontare a causa della sua potenzialità di favorire future pandemie, avvertendo gli investitori che quasi tre quarti delle più grandi società al mondo produttrici di carni, pesce e latticini sono classificate come ad alto rischio di pandemia e di nuove malattie zoonotiche.

Secondo FAIRR, il settore sarà oggetto di maggiori controlli e regolamentazioni che probabilmente includeranno nuovi protocolli di biosicurezza per mitigare i focolai di malattie. 

È necessario un cambiamento monumentale e coordinato nella formazione, sicurezza e sorveglianza della biosicurezza, soprattutto nei mercati emergenti“, affermano gli autori, aggiungendo che, sulla base delle conoscenze attualmente disponibili, si aspettano “rilevanti cambiamenti di materiali e di mercato. Dal punto di vista normativo, stiamo assistendo ad un’apertura insolita della politica in risposta alla pandemia, poiché i regolatori stanno prendendo in considerazione quale sia il modo migliore per prevenire e / o mitigare la prossima crisi“, aggiungendo che le aperture normative al riguardo, stanno già avvenendo negli Stati Uniti e in Europa.

Lo scorso maggio, la Commissione UE ha adottato la Strategia “Farm to Fork” (F2F) che, nonostante abbia ammorbidito la sua posizione sulla carne rispetto alle precedenti versioni, offre tuttavia un forte sostegno alle proteine ​​alternative.

La fragilità del settore ha indotto la Banca di investimenti e Società di servizi finanziari Goldman Sachs ad inserire le carni tra le materie prime insieme al petrolio su cui gli investitori il prossimo anno si terranno alla larga, per la vulnerabilità del settore a shock futuri e al suo ruolo di futuri rischi pandemici.

Il “ranking pandemico” del Rapporto utilizza i dati raccolti dall’Indice Coller FAIRR Protein Producer, selezionato come ESG Research Report of the Year. Progettato per essere uno strumento di valutazione della resilienza della catena alimentare globale e di mitigazione delle future catastrofi, nonché per aiutare gli investitori a ponderare le proprie decisioni, l’Indice si basa  su criteri ritenuti essenziali nella prevenzione delle future pandemie zoonotiche: emissioni di gas serra; deforestazione e gestione della biodiversità; scarsità e uso di acqua; gestione degli antibiotici; sicurezza degli alimenti; condizioni di lavoro; produzione di rifiuti e inquinamenti; benessere degli animali;  fonti proteiche alternative.

L’industria della carne è vulnerabile alle pandemie e al contempo colpevole di crearle – aveva affermato Coller, in occasione del lancio del Rapporto – Per evitare di provocarne una prossima, il settore deve affrontare i blandi standard di sicurezza per cibo e lavoratori, lo stretto confinamento degli animali e l’abuso di antibiotici. Ciò determinerà l’interruzione della catena di approvvigionamento che si sta già spezzando per i limiti fondamentali di terra, acqua ed emissioni”.

Il mercato delle proteine alternative alla carne (Fonte: Barclays Research, Euromonitor)
La crescita in Europa occidentale è rimasta relativamente stabile negli ultimi tre anni con tassi di crescita intorno al 10%. Un rapporto del 2017 di Rabobank  indicava che le proteine ​​alternative avrebbero potuto rappresentare un terzo della crescita della domanda totale di proteine ​​nell’UE nei successivi cinque anni.

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