Energia Fonti fossili

Production Gap 2021: i Governi continuano a trivellare

Il Rapporto Production Gap 2021 dell’UNEP evidenzia la discrepanza tra la produzione di combustibili fossili pianificata dai Governi e i livelli di produzione globale coerenti per limitare il riscaldamento globale secondo l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.

Nonostante le maggiori ambizioni climatiche e gli impegni di emissioni zero di un numero crescente di imprese e leader, i Governi hanno intenzione di produrre ancora più del doppio della quantità di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe coerente con l’impegno assunto con l’Accordo di Parigi.

È quanto emerge dal Production Gap 2021, il Rapporto pubblicato dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e prodotto in collabotrazione con lo Stockholm Environment Institute (SEI), l’International Institute for Sustainable Development (IISD), l’Overseas Development Institute (ODI) e il think tank europeo E3G. Nel complesso più di 40 ricercatori hanno contribuito all’analisi e alla revisione, di numerose università, gruppi di riflessione e altre organizzazioni di ricerca.

Il Rapporto, lanciato per la prima volta nel 2019, sul modello del Gap Emissions Report che viene pubblicato alla vigilia delle annuali Conferenze delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (il 26 ottobre è la data prevista per l’edizione 2021) e del quale costituisce un complemento, tiene traccia del divario tra la produzione di combustibili fossili pianificata dai Governi e i livelli di produzione globale coerenti con la limitazione del riscaldamento a 1,5 °C o 2 °C. 

A distanza di due anni dalla prima edizione, il Rapporto evidenzia che “Il gap produttivo è sostanzialmente invariato. Nei prossimi due decenni, i Governi prevedono un aumento della produzione globale di petrolio e gas e solo una modesta diminuzione della produzione di carbone. Nel loro insieme, i piani e le proiezioni vedono la produzione globale e totale di combustibili fossili aumentare almeno fino al 2040, creando un gap produttivo sempre più ampio”.

Il Rapporto ha analizzato 15 principali Paesi produttori (Australia, Brasile, Canada, Cina, Germania, India, Indonesia, Messico, Norvegia, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti, trovando che la maggior parte di loro continuano a fornire “sostegno politico significativo” per la produzione di combustibili fossili.

La conclusione del Production Gap Report 2021, trova una clamorosa conferma oggi (21 ottobre 2021) con la notizia diffusa dalla BBC News che sulla base dei documenti di cui è entrata in possesso,  alcuni Paesi ed Organizzazioni cercano di sostenere, attraverso una mole di osservazioni presentate l’attuale bozza del VI Rapporto di valutazione (AR6) dell’IPCC, che il mondo non avrebbe bisogno di ridurre l’uso di combustibili fossili come viceversa afferma il Gruppo intergovernativo dell’ONU sui cambiamenti climatici.
Arabia Saudita, Giappone e Australia sono tra i paesi che chiedono alle Nazioni Unite di minimizzare la necessità di allontanarsi rapidamente dai combustibili fossili – scrive la BBC – Inoltre, alcune nazioni ricche mettono in dubbio di pagare di più agli Stati più poveri per passare a tecnologie più verdi. Questa ‘lobby’ solleva interrogativi per il vertice sul clima COP26 di novembre”.

Ecco il riepilogo dei principali risultati del Production Gap 2021.
– I Governi prevedono di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento a 1,5 °C e il 45% in più rispetto a 2 °C. 
– I Piani e le proiezioni di produzione dei Governi comporterebbero al 2030 a circa il 240% in più di carbone, il 57% in più di petrolio e il 71% in più di gas nel 2030 di quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C.
– Si prevede che la produzione globale di gas aumenterà maggiormente tra il 2020 e il 2040 in base ai piani dei Governi. Questa continua espansione globale a lungo termine della produzione di gas non è coerente con i limiti di temperatura dell’Accordo di Parigi.
– Dall’inizio della pandemia di COVID-19, i Paesi hanno destinato oltre 300 miliardi di dollari in nuovi fondi alle attività relative ai combustibili fossili, ben più di quanto non abbiano previsto per l’energia pulita.
– Al contrario, la finanza pubblica internazionale per la produzione di combustibili fossili dei Paesi del G20 e delle principali Banche multilaterali di sviluppo (MDB) è notevolmente diminuita negli ultimi anni; un terzo degli MDB e delle istituzioni finanziarie per lo sviluppo (DFI) del G20 per dimensione delle attività ha adottato politiche che escludono le attività di produzione di combustibili fossili dai finanziamenti futuri.
– Informazioni verificabili e comparabili sulla produzione e il supporto di combustibili fossili, sia da parte dei governi che delle aziende, sono essenziali per affrontare il divario produttivo.

Quest’anno ha dimostrato che i cambiamenti climatici sono una minaccia immediata e diretta per ogni comunità di questo pianeta, e non farà che intensificarsi – ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – C’è ancora tempo per limitare il riscaldamento a lungo termine a 1,5°C, ma questa finestra di opportunità si sta rapidamente chiudendo. Alla COP26 e oltre, i governi del mondo devono farsi avanti, adottando misure rapide e immediate per colmare il gap nella produzione di combustibili fossili e garantire una transizione giusta ed equa. Ecco come emerge l’ambizione climatica“.

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