Agroalimentare

Pesca: cali fino al 30% con scenari ad elevate emissioni

Un Rapporto della FAO che presenta proiezioni fino al 2100 di biomassa ittica sfruttabile in diversi scenari climatici, per tutti i paesi e territori, evidenzia i potenziali rischi per la pesca in quasi tutte le regioni del mondo, compresi i principali paesi produttori e quelli con un’elevata dipendenza dagli alimenti acquatici, qualora si superassero i 2 °C di riscaldamento globale al 2100.

Le proiezioni globali dei rischi climatici per la biomassa ittica sfruttabile mostrano cali entro la metà del secolo di oltre il 10% in quasi tutte le regioni del mondo, comprese quelle dei principali Paesi produttori e di quelli con un’elevata dipendenza dagli alimenti acquatici, in particolare nello scenario ad alte emissioni.

La previsione è contenuta nel Rapporto Climate change risks to marine ecosystems and fisheries: Projections to 2100 from the Fisheries and Marine Ecosystem Model Intercomparison Project” che la FAO ha presentato nel corso 36esima edizione del Comitato per la Pesca (COFI), il più importante forum intergovernativo globale in cui i Paesi membri della FAO si incontrano per discutere di temi che riguardano pesca e acquacoltura e che si è appena chiuso a Roma (8-12 luglio 2024).

Il rapporto, che fa seguito all’ultima edizione di “The State of World Fisheries and Aquaculture” (SOFIA 2024), pubblicata il mese scorso, che aveva evidenziato come la produzione mondiale di pesca e acquacoltura avesse raggiunto un nuovo massimo di 223,2 milioni di tonnellate nel 2022, è stato sviluppato in collaborazione con il Fisheries and Marine Ecosystem Model Intercomparison Project (FishMIP), la rete di oltre 100 ricercatori e modellatori di ecosistemi marini, il cui obiettivo è di riunire diversi modelli di ecosistemi marini per comprendere meglio e prevedere gli impatti a lungo termine dei cambiamenti climatici sulla pesca e sugli ecosistemi marini, e utilizzare i risultati per contribuire a orientare le politiche.

Gli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse ittiche marine stanno cambiando la distribuzione e la produttività degli organismi marini in tutto il mondo. Le proiezioni di conoscenze e modelli per stimare i guadagni e le perdite di biomassa ittica sono fondamentali per informare la gestione della pesca resiliente al clima e la pianificazione dell’adattamento.

Il Rapporto presenta proiezioni fino al 2100 di biomassa ittica sfruttabile in diversi scenari climatici, per tutti i paesi e territori. Studiando gli effetti a medio e lungo termine dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini e sulla pesca globali, i modellatori hanno collaborato per produrre un insieme di proiezioni, insieme alle relative incertezze, in scenari futuri sia a basse che alte emissioni.

Ne emerge che entro la fine del secolo, nello scenario ad alte emissioni, che prevede un riscaldamento globale di 3-4,0 °C, i cali peggioreranno fino al 30% o più in 48 paesi e territori.

Al contrario, nello scenario a basse emissioni, che prevede un riscaldamento globale di 1,5-2 °C, i cambiamenti si stabilizzano tra zero e una diminuzione del 10% o meno in 178 paesi e territori.

Tra i cali più significativi si segnalano quelli registrati nei principali paesi produttori di pesce, che peggiorano verso la fine del secolo nello scenario ad alte emissioni, ad esempio del 37,3% per le zone economiche esclusive del Perù e del 30,9% per quelle della Cina, mentre si stabilizzano nello scenario a basse emissioni.

Tendenze nella biomassa ittica sfruttabile per Paesi e territori d’Europa. Proiezioni di insieme di modelli dei cambiamenti nella biomassa ittica sfruttabile (percentuale) rispetto alla biomassa media nel periodo di riferimento (2005–2014) per paesi e territori europei. Le proiezioni storiche (1950–2014) sono mostrate in nero, mentre le proiezioni future sotto le basse emissioni (SSP1–2.6) e gli scenari ad alte emissioni (SSP5–8.5) sono mostrati rispettivamente in blu e rosso. Le aree ombreggiate indicano la deviazione standard (incertezza tra i modelli). La linea verticale stabilisce l’inizio delle proiezioni future, e la linea orizzontale non mostra variazioni rispetto al periodo di riferimento. Da notare che l’asse y varia tra i grafici per evidenziare le tendenze per ciascun paese. Le proiezioni catturano gli ecosistemi soggetti a cambiamenti climatici in assenza di pesca e quindi rappresentano cambiamenti nella biomassa ittica sfruttabile.

Comprendere i potenziali impatti del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini e sulla loro pesca, nonché le relative incertezze, è fondamentale per progettare programmi di adattamento su scala adeguata – ha affermato Manuel Barange, Direttore generale aggiunto della FAO e Direttore della Divisione Pesca e acquacoltura – Le emissioni più basse riducono significativamente le perdite di biomassa alla fine del secolo per quasi tutti i paesi e territori rispetto allo scenario ad alte emissioni, evidenziando i benefici delle misure di mitigazione del cambiamento climatico per la pesca e gli alimenti acquatici“.

Secondo i redattori. gli elementi del rapporto supportano gli sforzi dei Paesi nell’aggiornamento dei loro contributi determinati a livello nazionale (NDC) per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

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