Una nuova ricerca pubblicata su Science che ha analizzato la futura domanda globale prevista per la produzione di petrolio e gas, nonché per la produzione di energia elettrica da carbone e gas, conclude che non sono necessari nuovi progetti per l’esplorazione e l’estrazione di combustibili fossili, e che una norma “nessun nuovo combustibile fossile” sarebbe meno costosa, dovrebbe affrontare meno ostacoli legali e sarebbe politicamente più semplice che obiettivi complessi a lungo termine come “emissioni nette zero entro il 2050”.
Non sono necessari ulteriori nuovi progetti sui combustibili fossili per sostenere la futura domanda globale di energia, con livelli crescenti di energia pulita in arrivo in tutto il mondo che dovrebbero essere più che sufficienti per colmare il vuoto. L’introduzione di una norma “No New Fossil Fuels” che impedisse nuovi progetti di esplorazione ed estrazione di combustibili fossili e la costruzione di nuove centrali elettriche a combustibili fossili, sarebbe più facile dal punto di vista politico, economico e legale rispetto alla chiusura anticipata di progetti operativi.
È la conclusione dello Studio “No new fossil fuel projects: The norm we need”, condotto da ricercatori dell’University College di Londra (UCL) e dell’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (IISD) e pubblicato il 30 maggio 2024 su Science.
Nonostante la Dichiarazione finale della COP28 di Dubai inviti le Parti ad “abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici”, la produzione e l’uso globale di combustibili fossili continuano ad espandersi, con molti governi e attori del settore dei combustibili fossili che sostengono che nuovi progetti sui combustibili fossili sono necessarie per soddisfare la domanda in crescita di energia durante la fase di transizione vero zero emissioni. La nuova ricerca dell’UCL-IISD confuta tale affermazione.
Per giungere alle loro conclusioni, i ricercatori hanno analizzato la domanda futura prevista per la produzione di petrolio e gas e per la produzione di energia elettrica da carbone e gas in una serie di scenari compilati dall’IPCC per il VI Rapporto di valutazione (AR6), estendendo di fatto il lavoro svolto dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) che aveva rilevato in un Rapporto del 2021 (aggiornato nel 2023) che tutti futuri progetti sui combustibili fossili dovevano essere accantonati se il mondo vuole raggiungere le emissioni net zero di carbonio entro il 2050 e avere la possibilità di limitare il riscaldamento a 1,5 °C.
I ricercatori hanno scoperto che la capacità esistente di combustibili fossili sarebbe sufficiente per soddisfare la domanda di energia in tutti gli scenari, mentre il pianeta opera la transizione verso l’energia pulita e rinnovabile, e che non ci sarebbe necessità di alcuna nuova generazione di energia elettrica alimentata a carbone e gas.

“La nostra ricerca si basa su un’ampia gamma di prove scientifiche, compresi gli scenari climatici dell’IPCC, ma il suo messaggio ai governi e alle aziende produttrici di combustibili fossili è molto semplice – ha affermato Greg Muttitt, ricercatore associato senior dell’IISD – Non c’è spazio per nuovi progetti di combustibili fossili in un mondo allineato all’1,5 °C. Raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi significa che i Governi devono smettere di rilasciare permessi per nuovi progetti di esplorazione, produzione o generazione di energia di combustibili fossili”.
I ricercatori raccomandano una politica “niente nuovi combustibili fossili”, che significherebbe impedire nuovi progetti per l’esplorazione e l’estrazione di eventuali riserve di carbone, petrolio o gas naturale, e al contempo la costruzione di nuove centrali elettriche a combustibili fossili.
Sintetizzando prove provenienti da economia, scienze politiche e diritto, gli autori trovano vantaggi di questo approccio per rendere possibile la transizione: fermare nuovi progetti è meno costoso, si devono affrontare meno ostacoli legali ed è politicamente più semplice che cercare di eliminare gradualmente la capacità esistente.
Traendo lezioni dai processi storici di cambiamento delle norme socio-morali, i ricercatori scoprono che i Governi, vietando nuovi progetti di combustibili fossili, e la società civile, sostenendo tali divieti, possono aiutare a costruire una norma globale contro i nuovi progetti di combustibili fossili.
“La nostra ricerca trae lezioni dai cambiamenti passati nelle norme etiche globali, come la schiavitù e la sperimentazione delle armi nucleari – ha sottolineato Fergus Green (Dipartimento di Scienze Politiche dell’UCL) principale autore della ricerca – Questi casi dimostrano che le norme hanno risonanza quando comportano richieste semplici rispetto alle quali gli attori potenti possono essere ritenuti immediatamente responsabili. Obiettivi complessi a lungo termine come ‘emissioni nette zero entro il 2050’ mancano di queste caratteristiche, mentre ‘nessun nuovo progetto sui combustibili fossili’ è una richiesta chiara e immediata, rispetto alla quale tutti gli attuali governi e l’industria dei combustibili fossili possono giustamente essere giudicati. Dovrebbe servire come cartina di tornasole per verificare se un governo è serio nell’affrontare il cambiamento climatico: se consentono nuovi progetti di combustibili fossili, allora non sono seri”.