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#menoinquinomenopago: abolire sussidi alle fonti fossili

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È trascorso un anno da quando Legambiente e i Radicali Italiani hanno scritto insieme una proposta di legge per cancellare le rendite contro l’ambiente e i sussidi alle fonti fossili, al fine di liberare risorse per investimenti in innovazione ambientale e per la riduzione delle tasse sul lavoro.

Nonostante la proposta fosse di immediata applicazione e coerente con la Delega Fiscale già approvata dal Parlamento, di introduzione di una fiscalità ambientale, il Governo lasciava scadere la delega, annunciando con un tweet del Presidente Renzi nei primi giorni di gennaio 2015 che il Governo avrebbe promulgato a marzo un Green Act che tuttora non c’è.

Dopo vari differimenti annunciati, per ultimo c’è stato in ottobre quello del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti che, a margine del Forum Rifiuti, affermando che “Il Green Act non ha fretta di vedere la luce, perchè va fatto nel rispetto dei tempi che sono globali”, ne ha annunciato l’approvazione entro il 2016.

La proposta di legge si inseriva nell’ambito della Campagna #menoinquinomeno pago che ha l’obiettivo di informare i cittadini e coinvolgerli nella lotta per l’eliminazione di “favori” che vanno in direzione opposta a principi di tutela e sostenibilità ambientale introdotti dall’Unione Europea: “Chi inquina, paga”.

Nella presunzione che ora il contesto sia più favorevole, vuoi per le reiterate affermazioni del Governo di lottare contro sprechi e privilegi, nonché per gli impegni, professati in più occasioni dai nostri policy maker, affinché si giunga ad un ambizioso Accordo alla prossima COP21 sul Clima di Parigi per la riduzione delle emissioni climalteranti, gli estensori hanno rielaborata l’originaria proposta per adeguarla alle finalità della Legge di Stabilità 2016 che ha appena iniziato il suo iter parlamentare, per correggerla “ecologicamente”.

Alla sua presentazione, avvenuta alla Sala Isma del Senato della Repubblica il 12 novembre 2015 ad opera di Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente e Responsabile dei settori Energia e Trasporti dell’Associazione, e di Michele Governatori membro della Direzione dei Radicali Italiani, hanno partecipato parlamentari sia di maggioranza che di opposizione

Non è vero che nel nostro Paese mancano le risorse per operazioni di efficienza energetica, per riqualificare il territorio italiano o per ridurre le tasse – affermano i proponenti – Intervenendo nel settore energetico e in campo ambientale è possibile da subito liberare 5 miliardi di euro all’anno di risorse fiscali per fare nuovi investimenti e mettere in moto processi di innovazione in settori produttivi centrali per l’economia italiana”.

Nel nostro paese, inoltre, chi estrae risorse preziose come acqua o materie prime per l’edilizia per fini privati paga canoni irrisori (a volte nulla!) a differenza di quel che avviene nel resto d’Europa, così come paga pochissimo chi conferisce rifiuti in discarica. Territorio e beni comuni quindi, sono sfruttati a beneficio di pochi privilegiati che, per politiche vecchie e miopi, pagano oneri bassissimi, pur incidendo sul benessere di tutti.

La proposta di modifica alla Legge di Stabilità 2016 interviene sul settore energetico (Articolo 1 – Eliminazione regimi di favore per i combustibili fossili e ridefinizione delle accise con obiettivi ambientali), dove l’utilizzo di fonti fossili determina inquinamento e emissioni climalteranti, e dove sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014, quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti.

Ma anche in campo ambientale (Articolo 2 – Fiscalità in materia di acque di sorgente, attività estrattive e conferimento a discarica), dove oggi il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e l’uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro-consumo di risorse naturali e a favore delle rendite.

Verrà accolta?
Ne dubitiamo visto lo scarso interesse mediatico riscosso tra i grandi giornali nazionali che, peraltro, non hanno fatto cenno neppure al Rapporto che alla vigilia del G20 di Antalya, denunciava il fatto che i Paesi che ne fanno parte sottoscrivono reiteratamente l’impegno di abolire i sussidi ai combustibili fossili, salvo poi continuare a finanziarli, anziché investire quelle risorse per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il testo della proposta.

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