L’annuale Rapporto di Fise-Unire e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile evidenzia che tutti i settori della filiera, ad eccezione dell’alluminio, hanno registrato una sensibile crescita, ma per un’economia circolare, quale quella definita dalla Commissione UE nel Pacchetto presentato lo scorso anno, c’è da fare di più, soprattutto in termini di qualità delle quantità raccolte e avviate al riciclo.
Ad un anno dalla pubblicazione del Pacchetto sull’Economia circolare da parte della Commissione UE, il Rapporto “L’Italia del Riciclo 2016“, promosso da FISE UNIRE (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS), oltre alla consueta e completa analisi di tutte le filiere del riciclo in Italia e delle dinamiche europee e internazionali, quest’anno presenta un approfondimento alle quantità di rifiuti effettivamente trasformate in Materie Prime Seconde, per capire come l’industria nazionale del riciclo concorra a coprire il fabbisogno di risorse del sistema produttivo.
“Il Rapporto evidenzia come l’Italia abbia compiuto notevoli progressi nel campo del riciclo grazie a un settore virtuoso e dinamico; una vera circolarità delle risorse non è stata ancora pienamente realizzata. Potrà esserlo solo a patto che si affrontino e si risolvano alcuni nodi da tempo irrisolti – ha dichiarato Andrea Fluttero, neo-Presidente di UNIRE ed esperto di economia circolare – Tra questi, le regole, che devono essere certe, chiare e stabili nel tempo, la semplificazione complessiva del settore, la migliore definizione del sistema consortile, che deve diventare sempre più sussidiario al mercato, il problema delle esportazioni e la necessità di sviluppare ricerca ed innovazione tecnologica. Tutti elementi indispensabili per dare ulteriore slancio al settore e senza i quali sarà difficile migliorare i risultati del nostro settore sia dal punto di vista economico che ambientale“.
Il Rapporto presentato a Roma il 13 dicembre 2016 mostra, infatti, che nel 2015 il riciclo degli imballaggi ha registrato una sensibile crescita complessiva (+5% in termini assoluti) che conferma la capacità del settore, sia pure nell’attuale contesto di crisi economica, di intercettare e avviare a recupero quantitativi crescenti di rifiuti: 8,2 milioni di tonnellate, contro le 7,8 del 2014 e le 7,6 del 2013.
Tutte le filiere evidenziano indici in crescita, ad eccezione dell’alluminio (comunque al 70% di riciclo) che vede diminuire le tonnellate avviate a riciclo (-1%) e la percentuale di riciclo sull’immesso a consumo (-4%).
Si confermano, viceversa, le eccellenze nel tasso di riciclo di carta (80%), acciaio (73,4%), vetro (71%), mentre registrano le percentuali di crescita più elevate i quantitativi avviati a recupero di plastica (+10%) e legno (+5%).
Segnali positivi arrivano anche dal riciclo di pneumatici fuori uso e della frazione organica, entrambe in crescita del 5% rispetto al 2014, e dalla raccolta delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) che supera l’obiettivo dei 4 kg/abitante l’anno, intercettando il 41% dell’immesso al consumo, sebbene i nuovi obiettivi rimangano distanti. Il tasso di reimpiego e riciclo di veicoli fuori uso raggiunge l’83% del peso medio del veicolo,anche se rimane ancora lontano dal target previsto del 95%.
“L’uso efficiente dell’energia e dei materiali sono ormai indispensabili fattori non solo di qualità ambientale, ma di competitività economica – ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Occorre quindi produrre sempre meno scarti e meno rifiuti e riciclare il massimo possibile. Le imprese italiane hanno ormai raggiunto il livello di eccellenza in Europa con il riciclo del 72% dei rifiuti speciali, lo stesso livello di eccellenza deve essere raggiunto anche nel riciclo dei rifiuti urbani (al 43%), sulla scia positiva di quello degli imballaggi oggi al 67% dell’immesso al consumo. Ciò richiederà politiche mirate per recuperare i ritardi in alcune Regioni del Sud e maggiore attenzione alle filiere industriali del riciclo per il loro ruolo strategico”.
Come sopra accennato, questa edizione del Rapporto propone un focus sull’economia circolare e sulle quantità di rifiuti effettivamente trasformate dalle attività di recupero in materie prime seconde. Dall’analisi, che si focalizza sui cosiddetti rifiuti “tipici”, ovvero carta, vetro, plastica, legno e organico (presenti sia nel flusso dei rifiuti urbani che in quello degli speciali), si evince una produzione complessiva di materiali secondari pari a 10,6 milioni di tonnellate nel 2014, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente.
Per la carta il flusso degli imballaggi per la produzione di materie prime seconde rappresenta circa il 50% dell’input totale, cui fanno seguito i rifiuti domestici e assimilabili con oltre il 40%. Per il vetro il peso degli imballaggi è anche superiore, quasi il 60% dell’entrata complessiva; una componente di poco inferiore al 35% spetta poi al raggruppamento di tutti gli altri rifiuti, diversi sia da imballaggi sia da domestici e assimilabili. Per quanto riguarda la plastica, il flusso si ripartisce in due parti pressoché equivalenti tra imballaggi e altri rifiuti tipici. Sul legno, infine, quasi il 75% dell’input totale proviene dal flusso di tutti gli altri rifiuti tipici. Per l’organico, oltre l’85% dei rifiuti in ingresso è costituito da rifiuti domestici e assimilabili.
Si deve osservare, tuttavia, che sono tassi ancora insufficienti per un’economia circolare, soprattutto dal punto di vista della qualità dei rifiuti recuperati e sottoposti a riciclo.