Sostenibilità

OCSE: i Paesi del G7 possono fare di più per usare meno risorse naturali

OCSE Paesi G7

Alla riunione dei Ministri dell’Ambiente del G7 in Giappone (Toyama, 15-16 maggio 2016), oltre al Rapporto IRP-UNEP “Resource Efficiency: Potential and Economic Implications” che evidenzia come le politiche per l’efficienza delle risorse potrebbero ridurre significativamente il consumo di materie previsto entro il 2030 e stimolare la crescita economica e l’occupazione, è stato presentato anche quello dell’OCSE “Policy Guidance on Resource Efficiency” che rileva, a sua volta, come  le economie avanzate possano fare molto di più per progettare e produrre beni in modo da utilizzare meno risorse naturali e ridurre i rifiuti.

Anche in questo caso si tratta di una risposta dell’OCSE alla richiesta dei leader del G7, formulata al summit in Germania dello scorso giugno, di sviluppare orientamenti politici in materia di uso efficiente delle risorse.
Migliorare  l’efficienza delle risorse , mettendo in atto politiche che implementino le politiche basate sui principi  del ridurre, riutilizzare e riciclare (3 R) è fondamentale per migliorare l’uso delle risorse, la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività sui mercati, oltre che ridurre gli impatti ambientali correlati.

Sebbene il consumo di risorse nei Paesi del G7 si sia stabilizzato dal 1980, pur con la crescita economica, il consumo pro-capite è tuttora di circa il 60% al di sopra della media mondiale. Inoltre, con la crescente domanda di risorse da parte dei Paesi emergenti e di quelli in via di sviluppo, abbinata alla rapida crescita della popolazione, il consumo mondiale delle risorse potrebbe raddoppiare entro il 2050, con gravi ripercussioni sull’ambiente.

Il nostro obiettivo deve essere il conseguimento di un’economia circolare in cui il valore dei prodotti e dei materiali sia mantenuto il più a lungo possibile, riducendo al minimo la produzione di rifiuti – ha affermato il Segretario generale aggiunto dell’OCSE, Rintaro Tamaki – Tutto questo costituisce una questione prevalentemente nazionale, ma il nostro Rapporto evidenzia anche l’importanza della cooperazione internazionale in questo settore“.
Il Rapporto sottolinea che i Governi hanno adottato misure prevalentemente a valle rispetto a quelle a monte dei cicli di vita dei prodotti. Per esempio, l’aumento delle tasse per il conferimento in discarica sono risultate efficaci nell’indirizzare i rifiuti verso il riciclaggio e il recupero energetico, ma sono troppo pochi attualmente gli incentivi per incoraggiare la progettazione di prodotti più verdi o il corretto comportamento del consumatore nei riguardi dell’ambiente.

Il Rapporto fornisce anche dei consigli per estendere le politiche per l’uso efficiente delle risorse all’intero ciclo di vita dei prodotti, allineandole a quelle che sono in atto in settori come l’innovazione, gli investimenti e il commercio.
Tra le altre raccomandazioni dell’OCSE, si segnalano:
– rafforzare e ampliare il regime di responsabilità estesa al produttore (già utilizzato dalla maggioranza dei Paesi OCSE in settori come apparecchiature elettroniche, imballaggi e pneumatici), per cui si aumenta l’assunzione di responsabilità per la raccolta e il trattamento dei prodotti a fine vita;
– integrare nei programmi di appalti pubblici considerazioni sull’efficienza delle risorse;
– incoraggiare partenariati tra le imprese che lavorano lungo la catena del valore in modo che, ad esempio, i rifiuti di una impresa possano diventare materiale in ingresso per un’altra;
– migliorare la raccolta e l’analisi dei dati in modo che le politiche attuate possano essere valutate adeguatamente e, quindi, perfezionate.

Nell’Allegato B del Report ci sono le schede che fotografano le iniziative per l’efficienza delle risorse in atto nei Paesi del G7 e nell’UE. Per l’Italia vengono citati la Strategia di Sviluppo Sostenibile e il Piano nazionale per Consumo e Produzione Sostenibili (SCP).
Un ulteriore supporto all’efficienza delle risorse – vi si legge – potrebbe derivare dallo sviluppo di un Green Act, attualmente all’esame”.
Peccato che, annunciato nel gennaio 2015 dal Presidente del Consiglio, sarebbe dovuto arrivare, secondo il Ministro dell’Ambiente, entro il 2016, ora il cronoprogramma nell’Allegato del DEF 2016 ne prevede la definizione entro il 2017.

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