Con il Pacchetto di aprile, la Commissione UE ha deciso di continuare a perseguire le procedure di infrazioni in corso nel confronti dell’Italia per la decennale inottemperanza della normativa europea sulle discariche di rifiuti (rimangono ancora 12 discariche da risanare) e per garantire il corretto recepimento delle Direttive in materia di appalti pubblici e concessioni (procedure negoziate senza gare di appalto e divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori).
Nel Pacchetto di infrazioni del mese di aprile 2022, la Commissione UE contesta all’Italia due “sole” mancanze di rispetto delle normative UE, ma estremamente significative di come il nostro Paese su certe questioni non riesca a conformarsi nei tempi previsti alla legislazione dell’Unione. Si tratta in particolare di 2 lettere di costituzione in mora:
– una relativa Ambiente in materia di discariche di rifiuti;
– l’altra, concernente il Mercato interno in materia di appalti pubblici.
Con la prima procedura la Commissione invita il nostro Paese a rispettare gli obblighi ad esso incombenti in forza della Direttiva relativa alle discariche di rifiuti (1999/31/CE) che fissa le norme volte a prevenire effetti negativi per la salute umana, l’acqua, il suolo e l’atmosfera.
Gli Stati membri dovevano chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche non conformi ai requisiti della direttiva, a meno di fornire adeguati “piani di riassetto del sito” che consentissero loro di continuare ad accettare i rifiuti destinati allo smaltimento.
La Commissione UE aveva avviato più di 10 anni fa la procedura di infrazione che si è conclusa con la Sentenza del 29 marzo 2019 della Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per non aver adeguato 44 discariche alle disposizioni previste dalla Direttiva
Nel frattempo, la Commissione UE ha accertato che l’Italia, pur avendo regolarmente chiuso 32 discariche, non è ancora riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento delle 12 discariche rimanenti.
La Commissione rammenta, inoltre, che il Piano d’zione per l’inquinamento zero, previsto dal Green Deal europeo, definisce la Strategia UE al 2050 per un mondo in cui l’inquinamento è ridotto a livelli che non siano più dannosi per la salute umana, per gli ecosistemi naturali e per la neutralità climatica.
L’Italia ha ora 2 mesi per porre rimedio alla situazione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire nuovamente il caso alla Corte di giustizia dell’UE.
L’altra procedura (Lettera di costituzione in mora complementare) riguarda la mancata ottemperanza alle Direttive 2014/24/UE, 2014/25/UE e 2014/23/UE, il cosiddetto Pacchetto in materia di appalti pubblici, trasposto nella legislazione italiana nel cosiddetto “Codice degli Appalti”
Secondo la Commissione, alcune delle nuove norme italiane, come le disposizioni sulle procedure negoziate senza gara d’appalto, non sono conformi alla legislazione dell’UE in materia di appalti pubblici. Sebbene la Commissione prenda atto dei notevoli progressi compiuti dall’Italia nel conformare la propria legislazione al quadro dell’UE in materia di appalti pubblici, specie dopo l’avvio della procedura di infrazione nel novembre 2019, il nostro Paese viene sollecitato ad affrontare le questioni ancora in sospeso, come il divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori.
La Commissione invia pertanto la lettera di costituzione in mora complementare all’Italia che ora dispone di 2 mesi per rispondere ai rilievi espressi, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di emettere pareri motivati.