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Informazione crisi climatica: petizione a RAI per chiedere più spazio

Una lettera di studiosi, associazioni e cittadini, che ha come primi firmatari gli scienziati Pietro Amodeo e Antonello Pasini, chiede ai vertici della RAI di dare un’informazione più tempestiva e rigorosa sulla crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo e che ha causato il sorgere e il diffondersi di una nuova zoonosi che è divenuta presto pandemia.

Studiosi, associazioni e semplici cittadini hanno inviato nei giorni scorsi una Lettera ai vertici della RAI e alla Commissione parlamentare di vigilanza per i servizi radiotelevisivi per chiedere di garantire un’informazione puntuale e accurata sul precipitare di una situazione che, in relazione alla crisi climatica, è ormai emergenza globale, come è stato fatto per il Covid-19.

La richiesta trae occasione dalla “inaspettata accelerazione a cui stiamo assistendo” delle temperature nelle regioni artiche, della quale la fusione del permafrost che ha causato il disastro ambientale di Norilsk in Siberia, potrebbe essere considerato il “potenziale paziente1 nel default del Pianeta”  a cui era stato dedicato alla fine del mese scorso un webinar introdotto da Pietro Omodeo, Scienziato naturalista e ambientalista di fama mondiale, ancora attivo nonostante abbia superato i 100 anni, e da Antonello Pasini, Fisico Climatologo del CNR autore di molte pubblicazioni specialistiche incentrate soprattutto sui modelli per studiare cause ed effetti dei cambiamenti climatici recenti, a seguito del quale è stato deciso di inviare la lettera che ha per primi firmatari i due studiosi.

Ma perché rivolgersi pubblicamente alla Rai?
Nel maggio scorso quasi 400 associazioni mediche, a cui fanno capo 40 milioni di medici e operatori sanitari, si sono rivolte contemporaneamente, da tutto il mondo, ai leader del G20 invitandoli ad ascoltare la voce della comunità medica e a chiamare i consiglieri medici e scientifici a partecipare direttamente alla concezione di tutti i pacchetti per la ripresa economica, e a chiedere loro di riferire sulle ripercussioni a breve e a lungo termine delle decisioni sulla salute pubblica, dando la propria approvazione agli investimenti alla luce di queste indagini.

Negli stessi giorni, in Italia, 400 scienziati si sono rivolti direttamente al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica, sottolineando la priorità di “mettere in primo piano la transizione ecologica, ovvero nuove modalità di vivere, alimentarsi, consumare e produrre, che rappresenteranno il cuore di questa auspicata rinascita umana, culturale, sociale, economica ed ecologica”.

Inoltre un appello di 4 importanti associazioni sul punto cruciale nell’origine delle zoonosi è stato indirizzato al nostro governo e alla UE.

Ma tutte queste notizie sono passate praticamente inosservate. Poco dopo anche la notizia del disastro di Norilsk, oltre a essere uscita tardivamente, è stata trattata dalla stampa solo in modo marginale, e quasi per nulla dall’informazione televisiva.

L’informazione ambientale non può essere limitata alle trasmissioni di approfondimento –  affermano i promotori della lettera – che pure ci sono, e anche di ottima qualità. Se le notizie sul problema più urgente che riguarda tutta l’umanità, e tanto da vicino ciascuno di noi, restano nascoste alla coscienza dei più, significa che l’informazione sulla crisi climatica, e sulle cose da fare per contenerla, non è sufficiente”.

Per questo i firmatari della lettera chiedono al servizio pubblico di portare questi temi in primo piano, nei tg e nei talk show, in modo continuativo e ragionato. Toccherà poi alla Rai elaborare e mettere in pratica il modo più adeguato, che non sia allarmista, ma efficace, nell’elevare la consapevolezza e orientare i comportamenti

Nel 1972 il Massachussets Institute of Technology (MIT) calcolò, attraverso un modello computerizzato che in assenza di cambi di rotta, la scadenza per il punto di non ritorno (tipping point) fosse esattamente il momento in cui ci troviamo: l’anno 2020. L’indifferenza a questo avvertimento e a tutti gli altri che sono seguiti ha regnato sovrana per decenni. Tanto che oggi, nonostante i serrati negoziati con i Paesi più negazionisti, non si è nemmeno riusciti ad ottenere un accordo per l’abbattimento della CO2. Ma, a giudicare dal susseguirsi di crisi e disastri che stanno caratterizzando il 2020 in tutto il mondo, quella previsione appare particolarmente inquietante.

Perdita di biodiversità, sovrappopolazione umana, frammentazione e distruzione degli ecosistemi, ridursi delle foreste e crescente promiscuità tra esseri umani e animali selvatici o allevati e macellati a miliardi in pessime condizioni igieniche , globalizzazione e velocità dei trasporti, in un quadro di gravissimo e crescente surriscaldamento del Pianeta: è questo mix di ingredienti che ha causato il sorgere e il diffondersi di una nuova zoonosi che è divenuta presto pandemia, e che può portare a conseguenze ben peggiori.

 A tutto questo si può reagire solo con l’informazione più tempestiva e rigorosa e, quindi, con l’aiuto di tutti.

La raccolta firme resta aperta alla petizione.

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