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Scienza: il Rapporto “Science, The Endless Frontier” dopo 75 anni

Sono attuali, seppure siano trascorsi 75 anni, le conclusioni del Rapporto “Scienza, frontiera infinita” che il 25 luglio 1945 Vannevar Bush, consigliere scientifico del Presidente statunitense Roosevelt che glielo aveva commissionato, consegnò al successore Truman, dove viene rivendicato il ruolo fondamentale della ricerca scientifica per assicurare salute, prosperità e benessere alle nazioni e la necessità degli investimenti pubblici per sostenerla senza condizionamenti.

La scienza può essere efficace nell’assicurare benessere alla nazione solo se intesa come membro di una squadra, sia in tempi di pace o di guerra. Ma senza progressi scientifici, nessun risultato in altre direzioni può assicurare la nostra salute, prosperità e sicurezza come nazione nel mondo moderno”. (Vannevar Bush)

Il 25 luglio di 75 anni fa, il Dott. Vannevar Bush, Direttore dell’Ufficio per la ricerca e lo sviluppo in ambito scientifico dell’Amministrazione USA, consegnava al Presidente Harry Truman il Rapporto che gli era stato commissionato nel novembre 1944 dal suo predecessore Roosevelt, e che aveva titolato “Science, The Endless Frontier”  (Scienza, frontiera infinita), rievocando il mito della “frontiera” che per la storia americana è uno spazio sterminato che si apre alle opportunità, laddove per gli europei indica un luogo di confine che racchiude un territorio.

Il testo è considerato un Manifesto sul ruolo centrale che la ricerca scientifica deve assumere e sul sostegno finanziario che i Governi devono assicurare se vogliono garantire un futuro ai propri Paesi, lasciando che gli  scienziati possano realizzare le proprie ricerche in piena libertà ed autonomia, anche quando gli studi non abbiano un’immediata ricaduta pratica.

Quel documento è stato recentemente paragonato in un articolo a firma della Presidente di National Accademies of Science a una sorta di “Tavole consegnate a Mosé sul Monte Sinai“.

Franklin Delano Roosevelt, preso atto del ruolo svolto dalle istituzioni scientifiche statunitensi nell’offrire le soluzioni che avevano permesso di raggiungere importanti risultati nel corso della II Guerra mondiale, aveva sollecitato al suo consigliere scientifico Bush uno studio che rispondesse a 4 punti:
1. che cosa può fare il Governo da qui in avanti per favorire la ricerca scientifica tramite organizzazioni pubbliche e private?
2.
con particolare riferimento alla battaglia della scienza contro le malattie, cosa si può fare ora per organizzare un programma per continuare in futuro il lavoro svolto in medicina e scienze correlate?
3. cosa può fare oggi e in futuro il governo per aiutare le attività di ricerca delle organizzazioni pubbliche e private? 
4. può essere proposto un programma efficace per scoprire e sviluppare i talenti scientifici nella gioventù americana in modo che il futuro della ricerca scientifica in questo Paese possa essere assicurato a un livello paragonabile a quello che è stato fatto durante la guerra?
”.

Dopo qualche mese Vannevar Bush, scienziato del MIT, precursore degli ipertesti, consegnava a Truman (succeduto a Roosevelt morto nel frattempo il 12 aprile 1945) un rapporto di 70 pagine predisposto da una commissione di esperti da lui coordinata e contenente le raccomandazioni economiche, politiche e scientifiche in risposta alle domande che Roosevelt aveva posto.

Nella lettera di accompagnamento Bush sottolineava i vantaggi economici e le ricadute positive della ricerca scientifica, chiedendo di finanziare la fondamentale ricerca, di selezionare le future generazioni di scienziati unicamente sulla base del merito e di diversificare la ricerca il più possibile.

“Caro Presidente [vi si legge tra l’altro] non abbiamo una politica nazionale per la scienza. Il governo ha appena iniziato a utilizzare la scienza per il benessere della nazione. Non vi è alcun organo all’interno del governo incaricato di formulare o eseguire una politica scientifica nazionale. Non ci sono commissioni permanenti del Congresso dedicate a questo importante argomento. La scienza è stata dietro le quinte. Dovrebbe essere portata al centro del palcoscenico, poiché in essa risiede gran parte della nostra speranza per il futuro. […]

Una delle nostre speranze è che dopo la guerra ci sia piena occupazione. Per raggiungere questo obiettivo devono essere liberate tutte le energie creative e produttive del popolo americano. Per creare più posti di lavoro, dobbiamo creare prodotti nuovi, migliori ed economici. Vogliamo molte nuove imprese vigorose. Ma i nuovi prodotti e processi non nascono adulti. Si fondano su nuovi principi e nuove concezioni che a loro volta derivano dalla ricerca scientifica di base il capitale scientifico. La ricerca scientifica di base è il capitale scientifico. […]

Come possiamo aumentare questo capitale scientifico? In primo luogo, dobbiamo avere un sacco di uomini e donne formati nella scienza, poiché da loro dipende sia la creazione di nuove conoscenze sia la sua applicazione a scopi pratici. In secondo luogo, dobbiamo rafforzare i centri di ricerca di base che sono principalmente i college, le università e gli istituti di ricerca. Queste istituzioni forniscono l’ambiente che è più favorevole alla creazione di nuove conoscenze scientifiche e meno sotto pressione per risultati immediati e tangibili. Con alcune notevoli eccezioni, la maggior parte della ricerca nell’industria e nel governo comporta l’applicazione delle conoscenze scientifiche esistenti a problemi pratici. Sono solo i college, le università e alcuni istituti di ricerca che dedicano la maggior parte dei loro sforzi di ricerca all’ampliamento delle frontiere della conoscenza. […]

Nuove frontiere della mente sono davanti a noi e se sono pioniere con la stessa visione, audacia e guida con cui abbiamo intrapreso questa guerra, potremo creare condizioni di lavoro e di vita più piene e più feconde. […]”.

Bene ha fatto “Le Scienze” a riproporre in Allegato al numero di maggio il testo di Bush, che nell’edizione italiana ha la prefazione di Pietro Greco che aveva curato la prima edizione italiana del Rapporto (Ed.Boringhieri 2013): “Ci è sembrato un testo adatto per il periodo di pandemia che stiamo vivendo – si leggeva nel comunicato della redazione – in cui l’importanza della conoscenza che deriva dalla scienza risalta in modo evidente”.

Speriamo che i nostri decision makers e CEO di grandi imprese abbiano l’opportunità di leggere (o rileggere) questo testo proprio per il momento particolare che il nostro Paese sta vivendo, magari i punti sintetizzati da Greco:
1. Il Paese ha bisogno di innovazioni costanti.
2. Dobbiamo cambiare la specializzazione produttiva del Paese.
3. La scienza è la leva necessaria per il cambiamento della specializzazione produttiva.
4. La storia recente ha dimostrato che la scienza assolve a questo compito.
5. Per lo sviluppo del Paese occorre un flusso costante e sostanziale di nuova conoscenza scientifica all’interno di un gioco di squadra che coinvolga tutta la nazione.
6. L’importanza, decisiva, della scienza di base.
7. Un Paese leader in economia non può certo dipendere dall’estero per la scienza scientifica di base.
8. L’industria, privata, non ce la fa a sostenere la ricerca di base.
9. Per lo sviluppo economico di un Paese fondato sulla conoscenza occorre, dunque, che l’azione intelligente dello Stato sia protagonista.
10. Lo sviluppo tecnologico deve essere tutto a carico delle imprese.
11. Occorre un programma nazionale.
12. Aumentare il capitale scientifico aumentando il capitale umano.
13. Solo il merito.
14. Rimuovere le barriere (“In ogni segmento della popolazione esistono individui dotati ma, salvo rare eccezioni, chi non ha la possibilità di procurarsi una istruzione superiore è costretto a rinunciarvi. Risulta così vanificata la più grande risorsa di una nazione: l’intelligenza dei suoi cittadini”).
15. Un’agenzia nazionale per la ricerca.

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