Secondo l’analisi mensile Carbon Minefields condotta dall’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (IISD), l’esplorazione di petrolio e gas in tutto il mondo ha raggiunto il livello più alto degli ultimi cinque anni, nonostante alla COP28 di Dubai dell’anno scorso i Paesi si siano impegnati ad “abbandonare” i combustibili fossili nei sistemi energetici.
Se tutti i volumi stimati di petrolio e gas incorporati nelle licenze già assegnate si trasformassero in campi produttivi, il mondo estrarrebbe più del doppio della quantità di petrolio e gas coerente con qualsiasi scenario credibile di 1,5 °C entro il 2040.
È l’analisi contenuta nella Newsletter mensile Carbon Minefields (Campi minati di carbonio) lanciata il 24 luglio dall’International Institute for Sustainable Development (IISD), un think tank indipendente fondato nel 1990 con l’obiettivo di plasmare e informare la politica internazionale sulla governance dello sviluppo sostenibile, che monitora mensilmente l’impatto climatico delle licenze per espandere la produzione di petrolio e gas oltre i giacimenti già operativi, segnalando il disallineamento con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.
Secondo gli esperti dell’IISD che hanno analizzato i dati globali raccolti dalla società di ricerca Rystad Energy, la più grande società di consulenza energetica e business intelligence, l’esplorazione di petrolio e gas è in forte espansione, nonostante l’accordo raggiunto al vertice sul clima COP 28 dell’anno scorso per abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, l’esplorazione di petrolio e gas in tutto il mondo ha raggiunto il livello più alto degli ultimi cinque anni.
Il divario tra i percorsi di produzione previsti e gli scenari allineati con l’obiettivo concordato a Parigi di limitare alla fine del secolo il riscaldamento globale a 1,5 °C, non solo si sta allargando, ma dal 2015 il suo ritmo è più alto. Se sfruttate appieno, le risorse scoperte nel 2024 rischiano di rilasciare 12 miliardi di tonnellate di CO2, ovvero più di tutte le scoperte degli ultimi 4 anni messe insieme.
Ciò è dovuto in gran parte a una ripresa delle attività di esplorazione nei paesi ricchi, con Stati Uniti, Canada, Australia, Norvegia e Regno Unito che hanno rilasciato i due terzi delle licenze mondiali per l’estrazione di petrolio e gas. Ma Cina, Messico e Russia sono destinati a concedere le licenze per maggiori volumi di petrolio e gas nella seconda metà del 2024.
Le aziende hanno speso 26,2 miliardi di dollari per cercare più petrolio e gas negli ultimi 12 mesi, con Equinor, Shell e BP maggiori investitori.

“L’eliminazione delle licenze per petrolio e gas è un logico passo successivo nella transizione verso l’energia pulita – ha dichiarato Olivier Bois Von Kursk, consulente politico dell’IISD – I governi devono mettere in pratica l’Accordo della COP 28, in particolare quelli dei paesi più ricchi che hanno la responsabilità di indirizzare gli investimenti in settori più sostenibili“.
L’IISD fa sapere che la Newsletter “Campi minati di carbonio”, a cui è possibile iscriversi per la ricezione mensile, è prodotta utilizzando i dati di Rystad Energy (2024) estratti da UCubeExploration Browser. Le stime delle emissioni incorporate sono state calcolate dagli autori utilizzando i fattori di emissione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) di petrolio greggio, condensato, liquidi di gas naturale e gas. La manipolazione dei dati è automatizzata con la programmazione Python. La maggior parte del testo è generata con l’interfaccia di programmazione dell’applicazione di OpenAI utilizzando GPT-3.5 Turbo. Gli output generati dall’IA per la Newsletter di luglio sono stati prodotti il 15 luglio 2024 e gli esperti dell’IISD riesaminano tutti i contenuti con accuratezza, chiarezza e ulteriore interpretazione.
“L’intelligenza artificiale ci consente di analizzare l’enorme set di dati più velocemente di prima – ha affermato Eduardo Posada, analista presso l’IISD – Ci auguriamo che la newsletter Carbon Minefields sia uno strumento prezioso per chiedere conto a governi e aziende del rispetto degli accordi sul clima“.
Immagine di copertina: Fonte IISD