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Sostenibilità: 10 idee per la ripartenza dopo la pandemia di Covid-19

Una Lettera di scienziati e professori universitari al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio chiede un serio impegno a predisporre misure capaci di incentivare e determinare un cambiamento significativo dello stile di vita degli italiani verso la sostenibilità e di farsi portavoce e rappresentanti di questo nel mondo.

Si moltiplicano in questi giorni appelli, inviti, prese di posizione e raccomandazioni affinché dopo l’emergenza sanitaria ed economica indotta dalla pandemia di Covid-19, la ripresa avvenga su una prospettiva a medio-lungo termine che abbia come riferimento la sostenibilità.

Tra le varie iniziative, è stata diffusa dalla stampa in questi giorni la Lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio per mettere la centro dell’agenda politica per la ripresa economica dopo la pandemia l’ambiente e la sostenibilità.

La lettera è stata promossa da Roberto Danovaro, Docente di Sostenibilità Ambientale, Eco-Etica ed Ecologia Marina al Dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, una istituzione mitica della ricerca internazionale in biologia marina.

Egregio Presidente,

Voglio innanzitutto ringraziarLa per il lavoro che sta facendo e per il coraggio che ha mostrato in una situazione emergenziale.

Il post pandemia che cominciamo ad intravedere richiede già da oggi uno sforzo congiunto, cooperativo, aggregativo e sinergico per ridefinire l’economia in chiave circolare e per disegnare un nuovo modello di sviluppo rigenerativo che veda partecipi tutte le forze produttive e il capitale umano del Paese.

La grande sfida futura è sviluppare quanto è più bello ed essenziale a una vita veramente sana, proteggendo il pianeta, i suoi ecosistemi, la sua biodiversità, che, nell’insieme, rappresentano il bene comune di tutta l’umanità.

Per uscire dalla crisi serviranno importanti investimenti pubblici, atti a sostenere le aziende pronte ad abbandonare i precedenti e superati modelli produttivi. Del resto, chi non sarà pronto alla sfida che la pandemia ha reso ancora più urgente, sarà presto messo in seria crisi dalla svolta epocale prevista dal New Green Deal in Europa.

È prioritario, quindi, per far ripartire l’economia in Italia, mettere in primo piano la transizione ecologica, ovvero nuove modalità di vivere, alimentarsi, consumare e produrre, che rappresenteranno il cuore di questa auspicata rinascita umana, culturale, sociale, economica ed ecologica.

Le nazioni che per prime assumeranno questo obiettivo nel riorganizzare la propria produzione renderanno la loro economia più competitiva e solida già nell’immediato futuro.

Per maturare questa saggezza e raggiungere questi obiettivi lungimiranti si devono innovare scelte e modalità di consumo, prodotti, luoghi e metodi di produzione, anche in relazione allo sfruttamento del capitale naturale della Terra.

Tutto ciò richiede una strategia rispettosa della natura e delle persone. Serve, a questo fine, una regia più forte dello Stato, che riesca a valorizzare le potenzialità degli Enti di Ricerca e delle Università che possono contribuire in modo forte e coordinato ad un’innovazione partecipata.

Serve un Piano Nazionale per il trasferimento delle conoscenze scientifiche alle imprese, dalle grandi alle piccolissime imprese. In particolare, queste ultime, così diffuse in Italia, rimangono, spesso, ai margini dei processi di trasferimento di conoscenze scientifiche che, fino a ora, anche quando avviene, è raramente coerente con i principi di compatibilità ambientale e di sviluppo sostenibile.

Ora siamo nelle condizioni per avviare nuovi processi di riconversione dell’economia, sia a terra sia in mare (green & blue economy).

Dobbiamo mirare sempre più a una gestione responsabile e sostenibile del capitale naturale, patrimonio di tutti, cui è strettamente associato quello culturale, unico al mondo.

Di seguito 10 idee concrete in 10 settori chiave per la ripartenza.

Agrifood e prodotti bio: promuovere “Italian food” ecosostenibile, biologico, diversificato, recuperando le aree ‘marginali’ (p.es., transizione da allevamenti e colture industriali a una nuova zootecnia di qualità, anche per prevenire future epidemie/pandemie; incentivazione agro-bio-food in aree agricole interne abbandonate o in via di abbandono).

Città Verdi: sottrarre le periferie e le aree industriali periurbane alla cementificazione selvaggia che sta divorando 2 metri quadri di territorio italiano al secondo; costruire solo sul costruito, ripristinare edifici abbandonati; valorizzare i centri storici, promuovere l’Urban Nature (p.es., un piano per il verde urbano per tutti i comuni, unitamente alla realizzazione di foreste urbane nelle grandi città e un piano per la revisione di leggi urbanistiche e incentivi alla ristrutturazione delle periferie urbane).

Energie rinnovabili: attivazione immediata del Piano Nazionale Integrato per l’Energia con la priorità relativa alle energie rinnovabili (p.es., un piano per superare il 50% del fabbisogno energetico con rinnovabili entro il 2030).

Cambiamenti climatici: un piano straordinario per la riduzione delle emissioni climalteranti, per la mitigazione degli impatti e l’adattamento ai cambiamenti climatici (p.es., un piano d’investimenti per l’attuazione di misure di adattamento ai e mitigazione dei cambiamenti climatici).

Turismo sostenibile: rilancio dell’offerta turistica sostenibile blu e verde del nostro paese, con offerte ecologiche e innovative che promuovano l’immagine dell’Italia come paese di cultura e bellezza (p.es., un piano per l’estensione temporale del turismo, distribuendolo su 12 mesi all’anno, anche con piani per il godimento delle ferie nel pubblico impiego e accordi con il mondo della scuola).

Lotta all’inquinamento e prevenzione dei rischi per la salute: un piano straordinario nazionale per la bonifica dei siti contaminati e la drastica riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei suoli, la riconversione delle aree industriali dismesse (p.es., siti di interesse nazionale, conversione di impianti in città industriali come Genova, Napoli, Taranto tra le altre).

Biodiversità e restauro ambientale: rilancio del Piano Nazionale per la Biodiversità, con estensione delle aree protette terrestri e marine e la creazione di efficaci reti ecologiche, riducendo drasticamente la frammentazione del territorio e il consumo di suolo e tutelando la ricchezza della biodiversità del nostro paese (p.es., Piano nazionale per il restauro e ripristino degli ecosistemi terrestri e marini degradati nell’ambito del decennio UN 2021-2030 sul Restauro degli Ecosistemi – Ecosystem restoration).

Risorse blu: incentivare la Blue Growth e la Blue Economy, ovvero l’economia del mare e la pesca eco-sostenibile, con la creazione di una carta vocazionale dei mari italiani in grado di promuovere l’economia sostenibile del mare alla luce del decennio UN 2021-2030 “Ocean science for a sustainable development” (p.es., transizione ecologica della pesca, valorizzazione del Cluster Nazionale – Blue Italian Growth, proibizione del deep-sea mining nel Mediterraneo).

Ricerca e formazione: rilancio della ricerca pubblica e privata sostenuta dal contributo di Enti Pubblici di Ricerca ed Università per aumentare cultura e competitività del Paese. Insegnamento dei principi dell’ecologia e degli obiettivi di sviluppo sostenibile nella scuola dell’obbligo (p.es., Piano straordinario per promuovere le brevettazioni e il trasferimento tecnologico con collaborazione tra Enti Pubblici di Ricerca-Università e Imprese per soluzioni innovative volte alla riduzione dell’inquinamento; piano per la formazione degli insegnanti sui temi della ecologia e sostenibilità ambientale; modifica dei piani di studio).

Innovazione green per la sostenibilità e il benessere: promuovere lo sviluppo di Green e Blue technologies in grado di valorizzare le industrie e il mondo produttivo in chiave sostenibile e per lo sviluppo di politiche ambientali. Creazione di strutture, infrastrutture e network tra parti sociali, imprenditoriali, gruppi industriali, ricerca e territorio per lo sviluppo di strategie e pratiche per la promozione dello sviluppo sostenibile e del benessere sociale e della salute attraverso l’approccio ‘One Health’ (p.es., incentivazione dell’industria 4.0 su attività industriali eco-compatibili e sull’economia circolare, commuting a impatto zero, alimentazione mediterranea, piano per lo sport cittadino).

Nella speranza che le proposte costruttive, aperte e volte al futuro, possa trovare considerazione o accoglienza, è gradita l’occasione di porgere i più cordiali e rispettosi saluti ed auguri di buon lavoro”.

Seguono le firme dei primi 400 scienziati, professori universitari e ricercatori che hanno sottoscritto la Lettera.

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