Secondo un nuovo studio scientifico “primo nel suo genere”, ripristinare la copertura arborea in aree precedentemente deforestate potrebbe essere più conveniente in termini di costi per combattere il cambiamento climatico e invertire la perdita di natura di quanto si pensasse. Lo Studio, dimostrando anche che una riforestazione biodiversa è in grado di rimuovere più carbonio, supporta indirettamente anche i progetti di riforestazione mista dell’arco alpino, che vengono attuati dopo gli abbattimenti per arrestare l’epidemia di bostrico e le devastazioni della tempesta Vaia.
Ripristinare la copertura arborea in aree precedentemente deforestate potrebbe essere un’impresa molto più conveniente di quanto si pensasse precedentemente in termini di costi per combattere il cambiamento climatico e invertire la perdita di natura.
È il risultato dello Studio “Cost-effectiveness of natural forest regeneration and plantations for climate mitigation”, pubblicato il 24 luglio 2024 su Nature Climate Change e condotto da un team internazionale di ricercatori di varie università, alcuni dei quali affiliati a Conservation International, una Ong che ha come missione la preservazione della biodiversità di piante, animali e paesaggi, ponendo particolare attenzione agli “hotspot della biodiversità” ovvero alle aree con una biodiversità particolarmente ricca sulla terra e nel mare di tutto il mondo.
Secondo gli autori, esiste un potenziale di rimozione del carbonio a basso costo fino a 10 volte inferiori da progetti di riforestazione ben pianificati rispetto a quanto suggerito dalle stime dei costi delle attività di mitigazione dei cambiamenti climatici nel Rapporto AR6 dell’IPCC.
Mentre i paesi lavorano per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C, secondo Conservation International, questa ricerca può fornire indicazioni sul tipo di riforestazione più conveniente per una determinata località o situazione: informazioni che potrebbero rivelarsi utili, date le stime secondo cui il livello di investimento in soluzioni basate sulla natura (NbS) deve triplicare entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi.
La riforestazione, ovvero il ripristino della copertura arborea in aree che sono state deforestate, è una soluzione climatica naturale che è stata identificata dall’IPCC come un’opzione di mitigazione con un potenziale elevato. E tuttavia, gran parte dei costi stimati della riforestazione sono stati, finora, basati solo su modelli e proiezioni teoriche.
Lo Studio è il primo a calcolare il costo per tonnellata di riforestazione (quanto carbonio può essere rimosso dall’atmosfera a un dato costo) compilando dati sui costi effettivi dei progetti di riforestazione nei Paesi a basso e medio reddito.
I metodi di riforestazione spesso comportano la piantumazione di nuovi alberi di una singola specie, per riempire la terra che era stata precedentemente deforestata. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che, per il 46% delle foreste, consentire agli alberi di ricrescere naturalmente sequestrerebbe più carbonio a un costo inferiore. La rigenerazione naturale consente alla terra deforestata di ricrescere da sola, con l’intervento umano necessario solo per mantenere l’area protetta da ulteriori danni durante la ripresa.
“Abbiamo scoperto che la rigenerazione naturale è più conveniente per ridurre le emissioni in quasi la metà delle foreste, il che significa che questo metodo di riforestazione, più biodiverso, è ampiamente sottoutilizzato – ha affermato Jonah Busch, autore principale dello studio che ha condotto la ricerca durante la sua borsa di studio Climate Economics presso Conservation International – Se tutti riforestassero in tutto il mondo con un solo metodo, perderemmo i benefici climatici di un approccio più vario“.
I ricercatori hanno scoperto che l’utilizzo di un mix dei due metodi di riforestazione rimuoverebbe circa il 40% in più di carbonio (il 44% in più rispetto alla rigenerazione naturale, il 39% in più rispetto alla piantumazione di alberi) rispetto a uno dei due da solo. La ricerca ha creato 5 set di dati spaziali unici che sono stati combinati per mostrare il metodo di riforestazione più conveniente, cella per cella.

I progetti di riforestazione con un costo stimato per tonnellata inferiore a 20 dollari statunitensi sono considerati opzioni a basso costo. Lo studio rileva che esiste un’opportunità per una rimozione di carbonio 10 volte maggiore da progetti di riforestazione a basso costo rispetto alle precedenti stime IPCC indicate.
“L’opportunità di riforestazione a basso costo sembra molto più abbondante di quanto si pensasse in precedenza; questo suggerisce che i progetti di riforestazione meritano una seconda occhiata da parte delle comunità che potrebbero averli giudicati proibitivi in termini di costi – ha proseguito Busch – Sebbene la riforestazione non possa essere l’unica soluzione al cambiamento climatico, le nostre scoperte suggeriscono che potrebbe costituire un pezzo più grande del puzzle di quanto si pensasse in precedenza“.
La riforestazione è un modo relativamente accessibile e conveniente per rimuovere il carbonio dall’atmosfera, tanto da essere inclusa nelle linee guida e nelle raccomandazioni per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, in particolare per l’Obiettivo. 15 “Vita sulla terra”.
“Fornendo una guida pratica su dove e come riforestare – ha dichiarato Matthew Potts, co-autore dello Studio, Professore presso il Dipartimento di Scienze, Politiche e Gestione dell’Ambiente presso l’Università di California-Berkeley e Responsabile scientifico di Carbon Direct, una startup che opera nel settore ambientale, concentrandosi in particolare sulla riduzione e rimozione del carbonio – speriamo che il nostro lavoro spinga gli attori pubblici e privati ad aumentare la velocità e la portata di questa soluzione climatica fondamentale“.
Lo studio, indirettamente, supporta anche i progetti di rimboschimento misto sull’arco alpino dopo gli abbattimenti degli alberi, prevalentemente di abete rosso, resisi necessari per arrestare l’epidemia di bostrico tipografo che sta interessando le aree già devastate dalla tempesta Vaia del 2018, eventi che hanno dimostrato come la piantumazione monospecifica che non tenga conto della naturale biodiversità, rende i boschi montani incapaci di adattarsi e resistere di fronte ad eventi calamitosi ed epidemici, anche a fronte della crisi climatica che stiamo vivendo.
In copertina: fonte Conservation International