L’ultimo annuale rapporto del Global Energy Monitor che monitora le tendenze verso la decarbonizzazione dell’acciaio e del ferro evidenzia come la capacità pianificata di produzione da forni elettrici ad arco sia pari al 93% e che il parco siderurgico operativo globale è destinato a raggiungere il 36% di EAF entro il 2030, poco al di sotto dell’obiettivo del 37% per l’allineamento a percorso zero netto indicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, lasciando intravedere finalmente una transizione verso l’acciaio verde, anche se preoccupa l’attuale sviluppo in molti Paesi, come Cina ed India, di produzione da altoforni alimentati a carbone.
Nell’ultimo anno l’industria globale del ferro e dell’acciaio ha fatto grandi passi in avanti verso gli obiettivi di zero emissioni nette, con un numero maggiore di prodotti siderurgici con forni elettrici ad arco (EAF) a basse emissioni che sono entrati in funzione nella linea di sviluppo come mai prima d’ora.
Lo attesta il Global Energy Monitor (GEM), un’organizzazione non governativa fondata e diretta dallo scrittore e attivista Ted Nace, definito dall’Huffington Post “uno dei più straordinari cervelli e strateghi dietro il movimento anti-carbone“, che sviluppa e analizza dati su progetti, infrastrutture, risorse e utilizzi energetici in tutto il mondo, fornendo libero accesso ad informazioni essenziali per costruire un futuro energetico sostenibile, che ha pubblicato il 17 luglio 2024 il Rapporto “Pedal to the Metal. Bulding momentum for iron and steel decarbonization”
A sostegno delle considerazioni sopra espresse, il Rapporto evidenzia due tendenze:
– in primo luogo, quasi tutta la capacità di produzione dell’acciaio recentemente annunciata segue il percorso di produzione dai forni elettrici ad arco (93%), il che indica un forte impulso nella produzione dell’acciaio con forni ad arco elettrico negli anni a venire;
– in secondo luogo, la capacità pianificata e le dismissioni indicano una transizione dalla produzione dell’acciaio basata sul carbone con gli altoforni ad ossigeno basico (BOF) da ulteriori 171 milioni di tonnellate all’anno (mtpa) a 310 mtpa capacità di forni elettrici ad arco e 80 mtpa di capacità con tecnologie sconosciute.

A differenza del metodo dell’altoforno con forno a ossigeno basico (BOF) che dipende dal carbone sia come fonte di energia che come materia prima per trasformare prima il minerale in ferro grezzo e poi trasformare il ferro in acciaio, i forni elettrici ad arco (EAF) possono creare acciaio dal ferro a riduzione diretta (DRI) e rottami metallici utilizzando l’elettricità. Il processo è di gran lunga meno intensivo di carbonio rispetto agli altiforni tradizionali e può garantire riduzioni ancora maggiori delle emissioni se i nuovi forni utilizzassero energia elettrica verde.
Dal Rapporto emerge che la produzione di acciaio con EAF a basse emissioni rappresenta oggi il 49% di tutta la capacità attualmente annunciata o in costruzione, rispetto al 43% nel 2023 e al 33% nel 2022. Secondo le proiezioni attuali, il parco siderurgico operativo globale è destinato a raggiungere il 36% di EAF entro il 2030, poco al di sotto dell’obiettivo del 37% per allineamento zero netto fissato dall’Agenzia internazionale per l’energia (IEA). Da quando il GEM ha lanciato il Global Steel Plant Tracker (GSPT) è la prima volta che l’obiettivo è in vista.
Il Rapporto avverte tuttavia che, mentre la produzione di acciaio EAF viene annunciata a ritmi record, meno del 14% di questa capacità potenziale è passata alla fase di costruzione: di tutti i progetti che hanno effettivamente iniziato la costruzione, quasi il 46% sono ancora basati sugli altoforni (BOF) ad alta intensità di emissioni. Questo sostanziale accumulo di nuova capacità basata sul carbone, sottolinea il GEM, è sempre più disallineato con un futuro a zero emissioni nette e rappresenta una minaccia significativa di blocco del carbonio e di asset non recuperabili.
Sono 16 i Paesi che hanno in fase di sviluppo nuova capacità da altoforni, osserva il rapporto, con la Cina che mantiene la sua enorme quota di capacità operativa globale con 128 milioni di tonnellate all’anno (mpta), ma l’India è andata avanti come il più grande sviluppatore per la produzione di acciaio a base di carbone con 122 mtpa di nuova capacità.

A livello globale, molti dei cambiamenti rispetto agli altiforni a carbone riguardano investimenti nella produzione di ferro in fase di sviluppo utilizzando ferro a riduzione diretta (DRI) che, secondo il GEM, “deve essere utilizzato con un agente riducente a idrogeno verde per ottenere una produzione netta pari a zero. Il DRI realizzato con idrogeno verde è un elemento fondamentale della transizione, poiché la produzione secondaria di acciaio a base di rottami tramite EAF non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno globale di acciaio“.

“I progressi sono promettenti per una transizione verso l’acciaio verde – ha dichiarato Caitlin Swalec, Direttrice del programma per l’industria pesante del Global Energy Monitor – Mai prima d’ora era stata avviata una produzione di acciaio a emissioni così ridotte. Allo stesso tempo, il rafforzamento della capacità basata sul carbone è preoccupante. Ciò di cui l’industria ha bisogno ora è trasformare questi piani di sviluppo pulito in realtà, allontanandosi allo stesso tempo dagli sviluppi basati sul carbone”.