Infrastrutture e mobilità

Batterie per auto elettriche: se made in UE meno inquinanti

Insediare in Europa le catene del valore della mobilità elettrica e della produzione delle batterie, secondo una nuova analisi della Ong ambientalista T&E, permetterebbe di ridurre l’impronta del carbonio di una batteria del 62%, ma mancano gli impianti e quelli progettati presentano un rischio medio-alto di essere ritardati, ridimensionati o cancellati del tutto. Servono azioni più decise e maggior sostegno finanziario dell’UE e dei sui Stati membri.

Insediare in Europa le supply chain della mobilità elettrica e della produzione di batterie, grazie alla quota sempre crescente di elettricità rinnovabile impiegata nei processi produttivi, permetterebbe di ridurre l’impronta di carbonio di una batteria del 62% rispetto ad una catena del valore interamente controllata dalla Cina.

É. quanto emerge da una nuova analisi di Transport & Environment (T&E), organizzazione ambientalista indipendente europea. L’onshoring della produzione di celle delle batterie e dei componenti necessari per soddisfare la domanda europea di sistemi di accumulo potrebbe far risparmiare circa 133 Mt di CO2 tra il 2024 e il 2030, l’equivalente delle emissioni annuali totali della Repubblica Ceca.

Il report – che ha analizzato il livello di avanzamento dei progetti annunciati – evidenzia che meno della metà (47%) dell’intera produzione di batterie agli ioni di litio, pianificata in UE da qui al 2030, è sicura di vedere la luce. Le misure messe rapidamente in campo dall’UE in risposta all’IRA (Inflation Reduction Act) statunitense, soprattutto il Critical Raw Materials Act per garantire l’accesso dell’UE ad un approvvigionamento sicuro, diversificato, economicamente accessibile e sostenibile di materie prime critiche, indispensabili per un’ampia gamma di settori strategici, tra cui appunto le batterie. Tuttavia, lo scorso anno i progetti sicuri si attestavano ad appena un terzo del totale, e sono ancora più della metà (53%) i progetti europei che presentano un rischio medio-alto di essere ritardati, ridimensionati o cancellati del tutto.

Una relazione speciale della Corte dei Conti europea (ECA) dello scorso giugno sulla politica industriale dell’UE in materia di batterie evidenziava che, nonostante la capacità di produzione di batterie dell’UU si sviluppasse rapidamente, l’obiettivo prefissato di “fare dell’Europa un leader mondiale nella produzione e nell’uso di batterie sostenibili” rischia di non essere raggiunto per effetto di fattori geopolitici ed economici.

Francia, Germania e Ungheria sono i Paesi che hanno conseguito i maggiori progressi, dando concretezza a progetti che in una precedente analisi di T&E apparivano a rischio. Finlandia, Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i Paesi con la maggiore quota di impianti pianificati a rischio medio-alto.

In Italia la capacità produttiva pianificata è scesa a 48 GWh affidata agli impianti di Teverola (FAAM, già operativa) e Termoli (ACC, in via di realizzazione).
Il Governo dovrebbe capire che le batterie e i metalli che le compongono sono il nuovo oro – ha dichiarato Carlo Tritto, Policy Officer per T&E Italia – Forti requisiti di sostenibilità, come le imminenti norme sull’impronta di carbonio delle batterie, possono sostenere e premiare una produzione locale più pulita e sottrarci alla dipendenza dalla Cina. È importante che l’Italia giochi un ruolo propulsivo in Europa, per predisporre un quadro che da qui ai prossimi anni garantisca reale sostegno alla transizione, ad esempio negoziando migliori strumenti di finanziamento per le gigafactory. È il momento di fare scelte chiare, sapendo che la mobilità fondata sul motore endotermico ha i giorni contati”.

L’Europa, sottolinea T&E, ha il potenziale per rendersi autosufficiente nella produzione di celle dal 2026 e potrebbe produrre più della metà (56%) della sua domanda di catodi – i componenti più preziosi della batteria – entro il 2030, ma sono solo due gli impianti che, ad oggi, li producono e riuscire a sviluppare la catena di valore della mobilità elettrica, in special modo per le attività di midstream, sarà impegnativo specialmente in chiave di competizione con la Cina.

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