Global Nutrition Report 2017: presentato al G7 Salute di Milano, il Rapporto indipendente che analizza i progressi dei Paesi per sconfiggere la malnutrizione entro il 2030, attraverso target specifici, e mette in evidenza che senza un cambio di passo gli obiettivi nutrizionali concordati a livello internazionale non saranno conseguiti, compresi quelli di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU, dal momento che 12 obiettivi su 17 attengono ad indicatori legati all’alimentazione.
In occasione del G7 Salute (5-6 novembre 2017), Milano ha ospitato il Global Nutrition Summit 2017, un evento di alto livello sull’alimentazione e il cibo per verificare i progressi compiuti dopo il lancio del Decennio di azione in materia di nutrizione (2016-2025) da parte delle Nazioni Unite, con il fine di accelerare sull’attuazione degli impegni assunti nella 2a Conferenza Internazionale sulla Nutrizione (ICN2), svoltasi a Roma nel 2014, e di raggiungere gli obiettivi di nutrizione sana globale entro il 2025, contribuendo al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, dei quali ben 12 su 17 attengono ad indicatori relativi alla nutrizione quale riflesso del ruolo centrico della stessa sullo sviluppo sostenibile.
L’evento si è celebrato in un momento davvero difficile per la lotta alla malnutrizione. Il Rapporto della FAO sulla situazione globale della sicurezza alimentare e nutrizione (SOFI 2017), rilasciato a settembre, ha denunciato che la fame nel mondo è in aumento dopo un decennio di declino e le persone che la patiscono sono salite da 777 a 815 milioni.
Inoltre, il Rapporto “The Lancet Countdown: Tracking Progress on Health and Climate Change“, a cui hanno contribuito 55 scienziati e accademici di 24 istituzioni e università di tutto il mondo, tra cui la Banca Mondiale (WB), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la FAO, con l’obiettivo di fornire una panoramica globale sulle interazioni tra salute pubblica e cambiamenti climatici, ha definito la “denutrizione” “l’impatto maggiore dei cambiamenti climatici nel XXI secolo“.
Ogni aumento di 1 °C della temperatura viene associato ad un calo del 6% nelle rese globali delle colture di grano e del 10% di quelle dei riso. Il numero di persone denutrite di 30 Paesi vulnerabili ai cambiamenti climatici e fortemente dipendenti dalla produzione locale di cibo è aumentato da 398 milioni nel 1990 a 422 milioni nel 2016.
In tale contesto, la Presidenza italiana del G7 Salute ha scelto di puntare l’attenzione dei Governi anche sulle strategie globali per affrontare i rischi connessi ai cambiamenti climatici e di individuare quali azioni di adattamento e mitigazione intraprendere.
Ma Global Nutrition Summit è stato anche la piattaforma di lancio per il Global Nutrition Report 2017, la relazione annuale prodotta in modo indipendente che analizza i progressi dei Paesi per sconfiggere la malnutrizione entro il 2030, attraverso target specifici che includono:
– riduzione del 40% % del numero di bambini con rachitismo;
– riduzione e mantenimento del marasma infantile a meno del 5%;
– bloccare il sovrappeso nell’infanzia;
– riduzione del 50% dell’anemia nelle donne in età fertile;
– incremento almeno del 50% dell’esclusivo allattamento al seno;
– abbassamento del 30% del sottopeso alla nascita;
– arresto negli adulti dei trends in crescita di sovrappeso, obesità e diabete.
In tutti i 140 Paesi analizzati il Rapporto ha rilevato “notevoli ostacoli” per 3 importanti forme di malnutrizione utilizzate come indicatori di più ampie tendenze:
– rachitismo, bambini troppo gracili per la loro età a causa della mancanza di sostanze nutritive, con danni irreversibili alle capacità intellettive;
– anemia nelle donne in età fertile, una grave condizione che può avere impatti a lungo termine per la madre e il bambino;
– donne adulte in sovrappeso, una preoccupazione crescente per un fenomeno divenuto una vera e propria pandemia che colpisce in modo sproporzionato il genere femminile.
La relazione ha rilevato che la stragrande maggioranza (88%) dei Paesi studiati presenta un gravi deficienze per due o tre di queste forme di malnutrizione, mettendo in evidenza l’impatto dannoso di questi ostacoli sugli sforzi per uno sviluppo globale.
“Il mondo non può permettersi di non agire sull’alimentazione se non vuole rischiare di mettere dei freni sullo sviluppo umano nel suo complesso – ha affermato Corinna Hawkes, Co-presidente del gruppo di esperti indipendenti del Global Nutrition Report e Direttrice del Centre for Food Policy della University of London City – Non raggiungeremo alcuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile al 2030, se non ci sarà un cambiamento significativo nella nostra risposta alla malnutrizione in tutte le sue forme. Al contempo, abbiamo bisogno di azioni in tutti gli obiettivi per affrontare le molte cause della malnutrizione”.
Il Rapporto ha osservato che in quasi tutti i Paesi, sovrappeso e l’obesità sono in aumento, con 2 miliardi di individui che ne sono affetti e con meno del 1% di questi che hanno la possibilità di raggiungere l’obiettivo globale di fermare l’aumento dell’obesità e del diabete entro il 2025.
Almeno 41 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni sono in sovrappeso, fenomeno che riguarda sia i Paesi ad alto che a basso reddito:
– in Africa ci sono almeno 10 milioni di bambini classificati come obesi;
– un terzo degli uomini (33%) e delle donne (34%) sono obesi nell’America del Nord.
Secondo gli autori del Rapporto, i tassi di denutrizione infantile stanno diminuendo, con guadagni recenti in alcuni Paesi, ma globalmente i progressi non sono abbastanza veloci da poter conseguire gli obiettivi nutrizionali concordati a livello internazionale, incluso l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2.2: “Entro il 2030, eliminare tutte le forme di malnutrizione, incluso il raggiungimento, entro il 2025, degli obiettivi concordati a livello internazionale sull’arresto della crescita e il deperimento dei bambini sotto i 5 anni di età, e soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, in gravidanza, in allattamento e delle persone anziane”.
I bambini sotto i 5 anni rachitici sono 155 milioni e il continente africano presenta numeri in crescita per effetto del contemporaneo aumento della popolazione, e 52 milioni a livello globale sono quelli considerati gracili ovvero che non pesano abbastanza per la loro altezza.
I tassi in aumento di anemia nelle donne in età riproduttiva sono indicati come preoccupanti, con quasi una donna su tre nel mondo che ne è affetta e nessun Paese è in grado di raggiungere gli obiettivi globali prefissati.
“Storicamente, l’anemia materna e la denutrizione infantile sono stati considerati come problemi distinti dall’obesità e dalle altre malattie non trasmissibili – ha sottolineato l’altra Co-presidente del Gruppo di esperti che ha redatto il Rapporto, Jessica Fanzo professoressa di Global Food and Agriculture Policy & Ethics presso la Johns Hopkins University – In realtà, sono strettamente connesse e indotte ovunque nel mondo dalle disuguaglianze. Ecco perché i Governi e i loro partner dovrebbero affrontarle in maniera olistica, non già come problemi distinti“.
I finanziamenti dei donatori per la nutrizione sono aumentati di appena il 2 % nel 2015, con una lieve diminuzione della percentuale complessiva degli aiuti globali, per cui nel Rapporto si sottolinea la necessità che “mettano turbo“ e che si triplichino gli investimenti globali nell’alimentazione, per portarli a 70 miliardi di dollari in 10 anni per affrontare rachitismo, malnutrizione e anemia infantile ed aumentare i tassi di allattamento al seno. Il fatto importante è che i donatori stanno finanziando solo lo 0,01% degli aiuti pubblici allo sviluppo per le malattie non trasmissibili connesse all’alimentazione, un livello “basso in maniera inquietante”.
Infine, il Rapporto ha evidenziato che c’è urgente necessità di ottenere maggiori dati sull’alimentazione, dal momento che molti Paesi non dispongono di dati sufficienti per tenere sotto controllo gli obiettivi nutrizionali che identificare chi viene lasciato indietro.