Clima Meteorologia

Giugno 2017: il 4° più caldo di sempre, ma in Italia è stato il 2°

giugno 2017 piu caldo di sempre

A livello globale la temperatura media di giugno 2017 è risultata la quarta più calda degli ultimi 137 anni e superiore di 0,69 °C alla serie storica compresa fra il 1951 e il 1980.

È quanto emerge dal Comunicato del 14 luglio 2017 del Goddard Institute for Space Studies della NASA (NASA-GISS) che evidenzia pure come i 10 mesi di giugno più caldi si siano tutti concentrati fra il 2005 e il 2017, ad eccezione di quello del 1998.

I dati sono stati raccolti dalle 6.300 stazioni meteorologiche dislocate in diverse parti del mondo, con l’aggiunta delle rilevazioni della temperatura superficiale degli oceani, registrata da navi e boe, e delle informazioni provenienti dalle stazioni di ricerca in Antartide.

Le anomalie più marcate si sono registrate soprattutto nell’Europa centro-occidentale, dove complessivamente, a causa delle ondate di caldo sempre più insistenti, si sono avute temperature di 2-4 °C superiori alla norma, e nel Golfo Persico dove sono stati infranti tutti i record del caldo con temperature che hanno raggiunto i 53 °C.
Un caldo anomalo è stato evidenziato anche sulla Penisola Antartica, l’unica regione dell’Antartide ad aver segnato variazioni positive rispetto all’intero continente di ghiacchio che è stato mediamente più freddo della norma di 3-5 °C. Proprio dalla Penisola Antartica nei giorni scorsi si è completato il distacco dell’iceberg gigante dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C, che pesa 1.000 miliardi di tonnellate, ha uno spessore di 200m, di cui 30m emergono dalla superficie dell’Oceano, e una estensione di 5.800km2, più di un quarto del Galles, come hanno rilevato i ricercatori del Progetto MIDAS (Impact of Melt on Ice Shelf Dynamics And Stability), coordinato dall’Università di Swansea (Gran Bretagna), che “dal 2014 monitorano il destino di questo enorme iceberg” per capire se il fenomeno è correlato ai cambiamenti climatici.

Anche in Italia, secondo i dati elaborati dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (ISAC-CNR) di Bologna il giugno appena trascorso è stato uno dei più caldi di sempre, per l’esattezza il 2° più caldo degli ultimi 200 anni. Il primo mese dell’estate 2017 ha registrato un’anomalia termica, a livello nazionale rispetto alla media del periodo di riferimento (1971-2000), di ben +3.22 °C. Si tratta, appunto, del valore più alto dopo giugno 2003, che si chiuse con un +4.79 °C. Le anomalie positive maggiori si sono registrate in Sardegna, su alto versante ionico, medio adriatico e Val padana centro orientale. Nello specifico le temperature minime medie hanno registrato un’anomalia di +3.01 °C, mentre le massime di +3.45 °C. Di rilievo, anche la scarsità delle precipitazioni di giugno 2017, con un deficit pluviometrico di circa il 53% rispetto alla media.

Peraltro, come è possibile rilevare dal Rapporto “Gli indicatori del Clima in Italia nel 2016“, pubblicato l’11 luglio 2017 dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e basato su dati, statistiche, indici e indicatori climatici derivati dalle osservazioni di circa 1.100 stazioni di monitoraggio meteo climatico, ed elaborati attraverso il Sistema Scia (Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati climatologici di interesse ambientale), la persistenza di condizioni siccitose, specialmente nella seconda parte del 2016 caratterizzata da periodi prolungati di carenza o addirittura assenza di piogge su diverse aree del territorio nazionale, hanno riportato le risorse idriche generalmente su livelli molto bassi. Tale situazione, purtroppo, è destinata a perdurare dal momento che il nostro Paese mostra una tendenza a riscaldarsi più della media di aumento globale.Nel periodo 1961-1990, mentre l’aumento globale di temperatura è risultato di 1,31 °C, in Italia è stato di 1,35 °C.

Le ripercussioni economiche di questa situazione si fanno già sentire pesantemente. Presentando il 17 luglio 2017 il primo focus sull’impatto sull’agricoltura nazionale dall’eccezionale situazione climatica nel corso dell’Assemblea nazionale di Coldiretti, il Presidente Roberto Moncalvo ha indicato in circa 2 miliardi di euro le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo che lo classifica tra i primi posti dei più caldi e siccitosi da oltre 200 anni, ma segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali che si sono abbattuti a macchia di leopardo.
Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo e la crisi idrica per gli agricoltori è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro da industria, ma anche i vigneti e gli uliveti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte con l’allarme siccità che si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale con maggiori costi e danni in tutte le regioni anche se con diversa intensità.
Siamo costretti ad affrontare una grave emergenza perché è mancata la programmazione – ha affermato Moncalvo – In un Paese ricco della risorsa acqua, dobbiamo fare i conti con cambiamenti climatici in atto. Aumento delle temperature estive, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, più elevato numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, ma soprattutto modificazione della distribuzione delle piogge e aumento dell’intensità delle precipitazioni con una forte perdita per scorrimento sono effetti dei cambiamenti climatici prevedibili che richiedono interventi strutturali“.

È evidente che il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, predisposto da numerosi autorevoli specialisti coordinati dal Ministero dell’Ambiente e già sottoposto a consultazione deve essere approvato definitivamente quanto prima.

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