Cambiamenti climatici Clima

Per clima e economia low carbon Paesi UE investono metà del necessario

clima e economia low carbon

È necessario che l’Europa investa in modo cospicuo nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nell’adattamento a tali cambiamenti – ha affermato Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) – Il settore finanziario può svolgere e svolgerà un ruolo decisivo favorendo la transizione dell’Europa verso una società a basse emissioni di carbonio e resiliente al cambiamento climatico. Gli investimenti pubblici non saranno sufficienti per finanziare la transizione, ma potranno contribuire a mobilitare e stimolare i capitali privati, indispensabili per reindirizzare gli investimenti alla scala opportuna“.

Ma sono pochi i Paesi europei che hanno trasformato gli obiettivi climatici ed energetici in concrete esigenze d’investimento, per cui c’è necessità di imprimere maggiori sforzi e di definire dei piani di investimento per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima.

È quanto evidenzia il briefing “Financing Europe’s low carbon, climate resilient future“, pubblicato dall’AEA e basato sullo studio “Assessing the state-of-play of climate finance tracking in Europe“, un primo inventario su scala europea per cogliere lo stato attuale dei finanziamenti per il clima nei 33 Paesi membri dell’AEA, commissionato a Trinomics, Società di consulenza per le politiche economiche di organismi pubblici in materia di energia, ambiente e cambiamenti climatici.

La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e di mitigazione dei cambiamenti climatici richiede un reindirizzamento senza precedenti delle attività sociali ed economiche, per cui la capacità di investire quanto è necessario per conseguire gli obiettivi nazionali energetici e climatici e come finanziarla rappresenta una delle principali sfide che deve essere affrontata urgentemente. Obiettivo principale dello studio era di individuare le lacune di dati e di conoscenze correlate al monitoraggio dei finanziamenti nazionali per le attività di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici all’interno dell’Europa.

Dallo Studio è emerso che solo il Belgio, la Repubblica ceca, l’Estonia, la Francia e, in parte, la Germania, avrebbero messo in atto una strategia di spesa per tali azioni, e che ci sarebbe in generale una mancanza di preparazione e informazione a livello nazionale per quanto riguarda i bisogni di investimento stimati e i volumi di spesa attuali e pianificati. Di qui l’assenza di abbinamento delle stime dell’UE relative ai fabbisogni totali di investimento finanziario per il clima con le valutazioni complementari nazionali.

Secondo le stime dell’Unione Europea per raggiungere gli obiettivi climatici i Paesi membri dovrebbero investire qualcosa come 177 miliardi di euro l’anno dal 2021-2030 in rinnovabili ed efficienza energetica, pari al doppio degli attuali investimenti sia pubblici che privati, con conseguenti ulteriori vantaggi in termini di nuovi posti di lavoro, di sicurezza energetica e di miglioramento della qualità dell’aria.

Nel paragrafo dedicato all’Italia, lo Studio di Trinomics ha preso in esame le 7 priorità di medio-termine (2013-2020) individuate dalla Strategia Energetica Nazionale (quella del 2013, visto che la nuova è stata appena predisposta ed è attualmente nella fase di consultazione pubblica, la cui scadenza prevista per l’11 luglio è stata prolungata al 31 agosto 2017, “Data la rilevanza del tema e la complessità del documento in consultazione“).

Per sviluppare quegli scenari ed assicurare che siano realizzate quelle azioni prioritarie sono necessari investimenti per circa 170-180 miliardi di dollari, di cui il 50% dovrebbe derivare dal settore privato. Disaggregando tali cifre tra i vari settori energetici, si prevede che siano necessari 60-70 miliardi di euro (40% dal settore privato) per le energie rinnovabili; nel settore dell’efficienza energetica dovrebbero essere investito 50-60 miliardi di euro (60% da privati); 50-60 miliardi di euro (50% da privati) dovrebbero essere investiti nel settore “tradizionale” dell’energia.

Di contro, nel periodo 2013-2015, come documentato nel Rapporto “Talk is Cheap: How G20 Governments are Financing Climate Disaster“, pubblicato alla vigilia del G20 di Amburgo, l’Italia ha destinato 2,1 miliardi annui in 21 progetti di combustibili fossili, anche attraverso finanziamenti dei Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE) e della Cassa Depositi e Prestiti (CDP2), contro i soli 123 milioni di dollari andati alle energie pulite.

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