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Futuro dell’Europa: le imprese chiedono impegni per la decarbonizzazione al 2050

In vista del vertice di Sibiu (9 maggio 2019) sul Futuro dell’Europa gli Amministratori delegati di oltre 50 aziende, gruppi di investimenti e reti di imprese chiedono ai Capi di Stato e di Governo di assumere impegni che l’obiettivo della decarbonizzazione dell’economia dell’UE al 2050, come previsto dalla Strategia a lungo termine “Un Pianeta pulito per tutti”, sia perseguito anche dopo le elezioni europee.

A Sibiu (Romania) avrà luogo il 9 maggio 2019, giorno della Festa dell’Europa, il Summit informale dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dell’UE dovrà decidere, in base alla road map concordata due anni fa con la Commissione, si dovrà decidere il futuro dell’Europa, fornendo gli orientamenti per il nuovo ciclo legislativo e l’Agenda Strategica per il 2019-2024.

In sostanza si concluderà quel dibattito avviato con la pubblicazione nel marzo 2017 del Libro bianco sul futuro dell’Europa in cui si delineavano 5 scenari per l’UE del futuro e si chiedeva agli Stati membri di prendere una direzione chiara a favore o contro:
– “Avanti così“, proseguendo lungo il solco tracciato finora e concentrandosi sull’attuazione del programma di riforme;
– “Solo il mercato unico”, rifocalizzandosi progressivamente su questo aspetto nel caso in cui i 27 non riuscissero a trovare un terreno comune su altri ambiti quali la migrazione, la sicurezza e la difesa;
– “Chi vuole di più fa di più“, delineando l’ipotesi di un’Europa a più velocità, dei cerchi concentrici, opzione che alcuni tra i Paesi più piccoli osteggiano per il timore di vedersi esclusi da importanti ambiti decisionali;
– “Fare meno, in modo più efficiente“, mantenendo l’approccio comunitario, circoscrivendo le aree di intervento e concentrando le risorse a disposizione per raggiungere risultati più efficaci in tempi più rapidi;
– “Fare molto di più insieme“, rappresentando la spinta federalista e condividendo in misura maggiore poteri, risorse e processi decisionali in tutti gli ambiti.

Il 5 e 6 maggio 2018, poi, la Commissione aveva per la prima volta convocato un gruppo di 96 cittadini europei con l’incarico di redigere una Consultazione pubblica. Ospitato presso la sede del Comitato economico e sociale europeo (CESE), il gruppo ha redatto 12 domande per un sondaggio online, che sarebbe rimasto aperto per circa un anno, fino alla vigilia del vertice di Sibiu (Romania).

Ora, il 30 aprile 2019, la  Commissione europea ha presentato una serie di raccomandazioni politiche sul modo in cui l’Europa potrà plasmare il futuro che l’attende in un mondo sempre più multipolare e incerto, pubblicando anche i risultati del sondaggio, dal quale emerge che le questioni climatiche e ambientali sono tra quelle che stanno più a cuore dei cittadini europei.

 

“Quali decisioni prese a livello di Unione europea ti renderebbero più orgoglioso di appartenere all’Unione?” (domanda a risposta aperta)
Le risposte sono state raggruppate per argomento usando tecniche di text-mining. La dimensione dei cerchi è proporzionale alla loro frequenza e le relative posizioni riflettono le distanze tematiche (fonte: Commissione UE).

Ma la questione climatica non sta a cuore solo ai cittadini dell’UE, tant’è che alla vigilia del Summit di Sibiu, che il Presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker ha definito il “momento cruciale” per l’Europa di assumere un ruolo mondiale, mentre gli Stati Uniti si ritirano dall’arena globale, gli Amministratori delegati di oltre 50 aziende, gruppi di investimenti e reti di imprese, tra cui alcuni giganti multinazionali quali Unilever, IKEA e DSM, hanno deciso di inviare una lettera aperta per sollecitare i Capi di Stato e di Governo a sostenere la Strategia di decarbonizzazione a lungo termine per raggiungere “la neutralità climatica” entro il 2050.

I firmatari provengono da tutti i settori industriali, tra cui quello automobilistico, energetico, agricolo, alimentare e delle bevande, della vendita al dettaglio, dei prodotti chimici, dell’acciaio, dell’ingegneria, delle assicurazioni, che nell’insieme rappresentano oltre 1,5 milioni di dipendenti in Europa, mentre le reti imprenditoriali e di investimento a sostegno di questa iniziativa riuniscono oltre 16.000 imprese leader nell’azione per il clima.

Mettere il cambiamento climatico ai primi posti dell’agenda europea fornirà agli affari la chiarezza e la fiducia per investire nelle industrie sostenibili, a emissioni nette zero del futuro, guidando l’innovazione e proteggendo la competitività europea su scala globale – si legge nella lettera – […] avere un compito urgente: decarbonizzare l’economia globale in poco più di una generazione”. Ogni anno molti di noi fissano obiettivi indicati dagli scienziati per le emissioni delle nostre aziende, stiamo acquistando energia pulita e sottoscrivendo impegni in materia di energie rinnovabili, utilizziamo veicoli a basse emissioni ed elettrici, convertiamo i terreni in pozzi di carbonio e miglioriamo l’efficienza energetica in tutte le nostre operazioni”.

Lo stiamo facendo perché vediamo la minaccia che il cambiamenti climatici pone alle nostre imprese. Gli impatti dei cambiamenti climatici stanno già influenzando i nostri profitti: degrado della salute e della produttività dei lavoratori, interruzione delle nostre attività e delle catene di approvvigionamento e attività dannose [] Una visione chiara e coerente dei governi e delle istituzioni europee per la neutralità climatica al più tardi entro il 2050 darà alle imprese come le nostre, l’orientamento a lungo termine su come investire“.

Le imprese hanno la responsabilità di intraprendere azioni che contribuiranno ad affrontare i cambiamenti climatici, e molti di noi lo stanno già facendo, ma dobbiamo accelerare nei progressi – ha dichiarato Alan Jope, CEO di Unilever – Una strategia europea per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050 è essenziale per indicare la direzione e la velocità di viaggio necessari per raggiungere l’ambizione di +1,5 °C prevista dall’Accordo di Parigi“.

Non si tratta solo di questioni ambientali, ma anche economiche quelle che hanno indotto lo scorso novembre la Commissione UE alla ComunicazioneUn Pianeta pulito per tutti”, in cui manifestava la sua visione strategica per la riduzione delle emissioni a lungo termine per decarbonizzare l’economia europea entro il 2050, in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento di temperatura ben al di sotto di +2 °C. Questa Strategia costituirebbe anche una grande opportunità di sviluppo per l’occupazione e il lavoro. La transizione verso un regime a zero emissioni di gas serra “se gestita bene e col sostegno adeguato per regioni, settori, cittadini più vulnerabili può creare 2,1 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2050 nell’Unione Europea”. E, in prospettiva, si sta pensando di creare un Fondo per una giusta transizione, per sostenere le Regioni dove si trovano le industrie ad alto contenuto di carbonio che dove il rischio di lavoratori in soprannumero o sottoccupati sarà maggiore.

Le imprese sottoscrittrici della Lettera vogliono una chiara espressione e volontà da parte dei Capi di Stato e di Governo che l’obiettivo zero emissioni al 2050 sarà perseguito anche nella nuova legislatura che si avvierà dopo le elezioni europee che si svolgeranno tra il 23 e il 26 maggio 2019.

 

 

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