Nel corso di un Workshop a Fiera di Rimini, dove è in corso la XXVI edizione di Ecomondo (7-10 novembre 2023), Utilitalia ha presentato la seconda edizione dello studio “Fabbisogni impiantistici per una corretta gestione dei fanghi di depurazione”, che fornisce un quadro di deficit impiantistico del nostro Paese, destinato ad accrescersi con la sanatoria delle inadempienze che hanno portato alle continuate procedure di infrazione comunitarie per l’inadeguato sistema di depurazione. Siglato un Protocollo d’Intesa tra Utilitalia e Confagricoltura per l’utilizzo delle acque reflue depurate e dei fanghi di depurazione per fini agricoli.
Secondo i dati ISPRA, pubblicati nel 2022, in Italia vengono prodotte ogni anno 3,24 milioni di tonnellate di fanghi di depurazione, provenienti dal trattamento delle acque reflue urbane. Peraltro, si tratta di quantità destinate a crescere sensibilmente per effetto dell’estensione delle reti di collettamento degli scarichi fognarie dei completamenti e/o adeguamenti dei depuratori degli scarichi civili. Tale rifiuto può trasformarsi in risorsa per l’utilizzo in agricoltura o attraverso il recupero energetico e di materia. Tuttavia, nel nostro Paese il sistema si regge su un equilibrio precario: a un sistema insufficiente di depurazione, tanto che sono state avviate varie procedure di infrazione dalla Commissione UE con conseguenti deferimenti alla Corte di giustizia europea, l’ultima delle quali lo scorso giugno, che ci costano 60 milioni di euro ogni anno, si accompagna una carenza di impianti sia per il corretto utilizzo in agricoltura, sia per il recupero di materia e per quello energetico con produzione di biometano ed energia elettrica o termica; sempre che lo smaltimento in discarica, sicuramente l’opzione ambientalmente meno conveniente, vada minimizzato a favore del recupero, come previsto anche nella bozza di revisione della Direttiva europea sulle acque reflue urbane.
Lo ha evidenziato Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, che ha presentato nel corso di un Convegno a Fiera di Rimini dove è in corso la XXVI edizione di Ecomondo (7-10 novembre 2023) nel corso nel corso di un Workshop trasmesso in streaming dal titolo “Fanghi di depurazione: c’è luce alla fine del tunnel?”, la seconda edizione dello studio “Fabbisogni impiantistici per una corretta gestione dei fanghi di depurazione“.
Ne emerge che nel 2021, il 54% dei fanghi è stato avviato a recupero ed il restante 46% a smaltimento con situazioni piuttosto diversificate tra le macroaree. Il Centro ed il Sud, infatti, hanno esportato complessivamente circa 480.000 tonnellate di fanghi verso altre regioni, soprattutto del Nord. Un quadro che rischia di essere aggravato nei prossimi anni da due fattori:
– da un lato, migliorare le performance dal punto di vista della depurazione farà crescere i quantitativi di rifiuto da gestire: con la risoluzione delle procedure di infrazione si stima che si produrranno circa 800mila tonnellate di fanghi in più, arrivando a circa 4 milioni di tonnellate annue;
– dall’altro lato, una mancata o una forte riduzione dell’utilizzo agricolo, sottoposto frequentemente a limitazioni e praticato comunque in un quadro di normativa datata che andrebbe urgentemente riformata, aggraverebbe ulteriormente la situazione di deficit gestionale del Centro-Sud, mettendo anche il Nord in forte difficoltà.
Ad oggi la quasi totalità delle 1,3 milioni di tonnellate di fanghi avviati a recupero viene trattata per un successivo utilizzo in agricoltura, sia in forma diretta sia attraverso la produzione di ammendanti compostati misti e di gessi di defecazione. Nel caso venisse a mancare l’utilizzo agricolo, occorrerebbe trovare immediata collocazione per circa 1,32 milioni di tonnellate di fanghi, alle quali andrebbero a sommarsi ulteriori 800.000 tonnellate derivanti dalla risoluzione delle procedure di infrazione.
“In linea con gli standard forniti da Arera i gestori del servizio idrico sono impegnati da tempo in politiche incentrate sulla riduzione dell’utilizzo della discarica per lo smaltimento dei fanghi da depurazione – ha spiegato il Vicepresidente di Utilitalia, Alessandro Russo – Questo studio dimostra che nei prossimi anni occorreranno impianti sia per il recupero di materia e successivo utilizzo in agricoltura, sia per il recupero energetico con produzione, tra gli altri, di biometano. In Italia la normativa risale al 1992 e già da tempo ne sosteniamo la necessità di un aggiornamento. Ciò alla luce sia di un diverso approccio alla tutela dell’ambiente sempre più focalizzato sulla prevenzione e la circolarità, sia sulla base degli studi scientifici in corso che devono costituire il fondamento delle scelte inerenti le future norme”.
A Ecomondo, Utilitalia e Confagricoltura hanno siglato un Protocollo d’intesa per il riuso delle acque reflue depurate, meccanismi di incentivazione del risparmio idrico, utilizzo dei fanghi da depurazione a fini agricoli, che prevede, tra l’altro, una serie di iniziative congiunte, tra cui un sistema di premialità (“certificati blu” . assegnati alle imprese che si impegnano con buone pratiche), la realizzazione di studi e rapporti sulle strategie del settore primario, la promozione dell´utilizzo di fanghi da depurazione per abbattere i costi a carico delle imprese per l´acquisto di fertilizzanti tradizionali.
“Il Protocollo rappresenta un esempio concreto di dialogo tra l´uso civile dell´acqua e quello agricolo – ha spiegato il Presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – e promuove la necessità sostenere un approccio integrato tra i diversi usi dell´acqua».
“Il Protocollo d´intesa è un punto di inizio per realizzare iniziative strategiche per un´agricoltura sempre più circolare e resiliente“, ha dichiarato a sua volta Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura.