La Commissione UE ha deferito il 1° giugno 2023 l’Italia alla Corte di giustizia europea perché 41 agglomerati non hanno garantito la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane, rappresentando un rischio per la salute pubblica e l’ambiente.
Il Pacchetto mensile di infrazioni adottato dalla Commissione UE il 1° giugno 2023 contiene il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in quanto il nostro paese non ha dato piena esecuzione alla sentenza del 10 aprile 2014, con la quale la Corte aveva allora stabilito che l’Italia era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della Direttiva 91/271/CEE con 41 agglomerati (aree in cui la popolazione e/o le attività economiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento di acque reflue urbane o verso un punto di scarico finale) che non avevano garantito la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane.
La piena attuazione degli standard stabiliti nella legislazione dell’UE è fondamentale per proteggere la salute umana e salvaguardare l’ambiente naturale. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri nocivi e rappresentano pertanto un rischio per la salute pubblica e contengono tra l’altro nutrienti, come l’azoto e il fosforo, che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la proliferazione eccessiva di alghe che soffocano altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione.
Con la lettera di costituzione in mora del maggio 2018 la Commissione UE rilevava che le acque reflue urbane erano ancora adeguatamente trattate in 5 agglomerati (uno in Valle d’Aosta e 4 in Sicilia).
La Commissione UE ha ricordato che l’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della Direttiva sin dal 31 dicembre 1998, mentre le informazioni fornite dalle autorità italiane indicano che la piena conformità alla Sentenza del 2014 non sarà raggiunta prima del 2027; tuttavia l’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della Direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane sin dal 31 dicembre 1998. Questo secondo deferimento alla Corte può comportare l’irrogazione di sanzioni pecuniarie all’Italia, tenuto conto della gravità e del protrarsi dell’infrazione.
Con questo nuovo deferimento l’Italia rischia la quarta condanna per mancato o inadeguato recepimento della Direttiva, l’ultima delle quali era avvenuta 2 anni fa, perché al momento del deferimento 620 agglomerati con più di 2.000 abitanti in 16 regioni erano ancora sprovvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane.