Consumi e risparmio Energia

Energia: relazione sulla situazione nazionale nel 2021

La Relazione annuale sull’energia pubblicata dal MiTE rileva che nel 2021 i consumi energetici dell’Italia sono aumentati, come i prezzi, e l’approvvigionamento del Paese è costituito per il 41% dal gas e per il 33% dal petrolio, mentre le fonti rinnovabili contribuiscono per il 19,5%, confermando la dipendenza dell’Italia dalle importazioni.

È online la Relazione sulla “Situazione energetica nazionale 2021”, documento di natura consuntiva che illustra l’andamento del settore energetico redatto dal gruppo di lavoro della Direzione Generale Infrastrutture e Sicurezza del Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), formato da rappresentanze istituzionali e settoriali.

Ne emerge che nel 2021, il settore energetico italiano ha registrato una crescita di forte intensità, in analogia con un contesto internazionale caratterizzato da una reazione positiva allo shock pandemico dell’anno precedente: il valore aggiunto complessivo dei settori produttivi è aumentato in volume del 6,5%, mentre il settore energetico ha segnato una crescita meno marcata pari al 4,9%.

La domanda primaria di energia (in termini di disponibilità energetica lorda), si è attestata a 153.024 migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio (ktep), con un aumento annuo del 6,2%, rispetto ad un aumento del PIL del 6,6%.
L’intensità energetica ha registrato un lieve calo rispetto al 2020 (-0,4%), come conseguenza del minor incremento della disponibilità energetica rispetto al PIL, attestandosi al livello di 91,2 tep/milione di euro rispetto ai 91,6 del 2020.

L’approvvigionamento energetico del Paese è costituito per il 40,9% dal gas naturale, per il 32,9% dal petrolio e per il 19,5% dalle fonti energetiche rinnovabili (FER) e dai bioliquidi, per il 3,6% da combustibili solidi, per il 2,4% da energia elettrica e per lo 0,8 % dai rifiuti non rinnovabili.

Si conferma la dipendenza del nostro Paese da fonti di approvvigionamento estere: nel 2021 la produzione nazionale di fonti energetiche è diminuita complessivamente del 3,4% mentre le importazioni nette di energia sono aumentate dell’8,3%.

Nel 2021 il consumo finale energetico è aumentato complessivamente dell’11,4% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 114.781 migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio. L’aumento ha riguardato tutti i settori, in particolare i trasporti (+22,1%), il residenziale (+8,2%) e l’industria (+6,7%).

La richiesta di energia elettrica nel 2021 è stata pari a 317,6 TWh (dati provvisori), in crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente, ma ancora leggermente inferiore ai livelli pre-pandemia (-0,6% rispetto al 2019). Pur rimanendo la fonte termoelettrica tradizionale quella a copertura maggiore del fabbisogno, la fonte eolica nel 2021 ha raggiunto il record storico di quasi 21 TWh di produzione.

Il fabbisogno di energia elettrica è stato soddisfatto per l’86,5% dalla produzione nazionale che, al netto dell’energia assorbita per servizi ausiliari e per pompaggi, è stata pari a 274,8 TWh (+2,2% rispetto al 2020) e per il restante 13,5% dalle importazioni nette dall’estero, per un ammontare di 42,8 TWh, in crescita del 32,9% rispetto all’anno precedente.

Il maggior apporto alla produzione di energia elettrica è rappresentato dal termoelettrico non rinnovabile (il 59,7% del totale dell’energia prodotta), con il 6,1% da impianti alimentati con combustibili solidi, il 3,8% con prodotti petroliferi ed altri combustibili e il 49,9% da impianti alimentati con gas naturale.

Relativamente alle fonti rinnovabili di energia (FER), nel 2021 queste hanno trovato ampia diffusione in Italia sia per la produzione di energia elettrica, sia per la produzione di calore, sia in forma di biocarburanti; complessivamente, l’incidenza delle FER sui consumi finali lordi è stimata intorno al 19%.

Nel settore elettrico è stato registrato un significativo calo della fonte idroelettrica (-5,9% rispetto al 2020, principalmente a causa della diminuzione delle precipitazioni), che ha comunque contribuito alla produzione totale per il 15,7%. Sostenuto incremento, invece, per la fonte eolica (+10,8%); questa e la fonte fotovoltaica hanno raggiunto insieme la copertura del 16,1% della produzione lorda; il restante 8,5% è stato ottenuto da geotermico e bioenergie. Nel complesso, l’incidenza della quota FER sul Consumo Interno Lordo di energia elettrica (CIL) è scesa dal 37,6% al 35,0%.

Nel settore termico, invece, i consumi di energia da FER sono aumentati del 5% circa rispetto al 2020, principalmente per il maggiore impiego di biomasse solide (legna da ardere, pellet: il 2021 è stato un anno mediamente più freddo del precedente). Nel settore dei trasporti, infine, è stato registrato un incremento dell’immissione in consumo di biocarburanti rispetto all’anno precedente pari a 15%.

Il sistema italiano di incentivazione delle energie rinnovabili, in particolare nel settore elettrico, ha giocato un ruolo determinante nell’ultimo decennio per la diffusione degli impianti sul territorio e per il raggiungimento di alti livelli di penetrazione delle rinnovabili nel settore elettrico. A fine 2021 il totale degli impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili incentivati ha raggiunto il milione di unità, per una potenza di circa 38 GW e un’energia rinnovabile incentivata di 65 TWh.

Nel 2021, le ricadute occupazionali legate alla costruzione e installazione degli impianti da FER si sono attestate intorno alle 14.000 Unità di Lavoro (ULA) per le FER elettriche e alle 29.300 ULA per le FER termiche. L’occupazione legata alla gestione e manutenzione degli impianti esistenti è dell’ordine delle 34.000 ULA per il settore elettrico e delle 28.000 ULA per il settore termico.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica, i risparmi energetici conseguiti nel precedente ciclo di obiettivi 2014-2020 sono stati pari a un risparmio cumulato di 23.241 ktep, pari al 91% dell’obbligo stabilito dall’art. 7 della Direttiva Efficienza Energetica. Nel corso del 2021 il quadro delle politiche Comunitarie è cambiato rapidamente, stabilendo ambiziose tabelle di marcia verso l’appuntamento intermedio del 2030, in vista della neutralità climatica del 2050. L’Italia sta provvedendo ad una riformulazione delle proprie strategie e dei propri obiettivi sul risparmio energetico, adattando le proprie potenzialità ai profili del mutato scenario.

Nel contesto di decarbonizzazione dell’energia, si segnala l’utilizzo della rete gas come vettore di energia rinnovabile, per mezzo di crescenti iniezioni di biometano, la cui produzione nazionale è passata dai 99 milioni di metri cubi del 2020 ai 159 del 2021. Si evidenzia anche la crescita del GNL come carburante nei trasporti pesanti che nel 2021 è stata pari a circa 230 milioni di metri cubi (+66 milioni di metri cubi rispetto al 2020).

Nel 2021, nel settore dei trasporti, i prodotti petroliferi hanno ricoperto ancora un ruolo predominante, costituendo circa il 90% dei consumi complessivi per trasporto, e in particolare il diesel (60%). Il 93% dell’energia venduta in Italia per finalità di trasporto è stata acquistata da italiani e la rimanente parte direttamente da non residenti; gli italiani, d’altronde hanno comprato circa l’8% dell’energia utilizzata per i propri spostamenti direttamente all’estero; il 39,2% del consumo dei residenti per trasporto è stato effettuato dalle famiglie.

Nel 2021 le famiglie italiane hanno consumato 49.479 ktep di energia (il 5,8% in più rispetto all’anno precedente) spendendo 75,9 miliardi di euro (+17,4%). Il 65,9% dell’energia usata è per usi domestici e il restante 34,1% per trasporto privato. In termini monetari, il 57,6% della spesa energetica complessiva delle famiglie è per uso domestico e la rimanente parte per il trasporto.

La spesa energetica della famiglia tipo ammonta a 3.308 euro (con un aumento di 462 euro rispetto al 2020) ed è riconducibile per il 46% all’acquisto di carburanti (incremento spesa di 164 euro), per il 34% alla bolletta per il gas (in incremento di 151 euro) e per il 19% alla bolletta elettrica (incremento di 148euro€). Nello stesso anno la famiglia tipo ha contribuito con 107 euro, ovvero con il 3% della propria spesa energetica complessiva, a finanziare gli incentivi per la promozione della sostenibilità.

Nel 2020, sono state poco più di 2 milioni le famiglie italiane a versare in condizione di povertà energetica, pari a circa all’8,0%. Per il terzo anno consecutivo si è registrata una riduzione di tale dato.

Il valore aggiunto complessivo dei settori produttivi è aumentato in volume del 6,5% (nel 2020 aveva registrato un calo dell’8,8%). Il settore energetico ha segnato una crescita meno marcata pari al 4,9%: il settore della “fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” ha registrato un incremento del 2,4%; mentre il settore della “fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio” ha registrato un aumento straordinario (+145,6%) facendo più che raddoppiare il livello del valore aggiunto (1,1 miliardi di euro). In termini assoluti, a prezzi correnti, i due settori hanno generato un valore aggiunto pari a circa 33,9 miliardi di euro con un contributo al PIL pari all’1,9%.

Anche nel 2021 le imprese produttrici di energia elettrica hanno beneficiato di incentivi connessi alla produzione di fonti rinnovabili e assimilate, per un ammontare stimato pari a 5,8 miliardi di euro, su un valore complessivo di incentivi erogati pari a 9,8 miliardi di euro.

Nel 2021 il gettito delle imposte sull’energia in Italia è stato circa 42 miliardi di euro (il 5,5% del totale imposte e contributi sociali e il 2,4% del PIL), il 4,6% in più rispetto al 2020. È aumentata la quota dell’imposta sugli oli minerali e derivati (da 53,1% a 58,0%) e quella dei proventi derivanti dai permessi di emissione (dal 3,2% al 6,0%) a fronte di una quota ridotta delle imposte gravanti sull’uso dell’energia elettrica (dal 33,5% al 26,0%).

Il differenziale fra i prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale italiani e quelli europei, nel 2021, è rimasto positivo nonostante la ripresa del processo di convergenza che si era interrotto nel 2018. Si conferma un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l’energia elettrica (fatto pari a 100 il prezzo medio della UE, le imprese italiane hanno pagato un prezzo di 119 punti per la classe IC, con consumi compresi tra 500 e 2.000 MWh) e uno per il gas acquistato dalle famiglie che, sebbene in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, ha segnato 120 punti per la classe D2, con consumi compresi tra 20 e 200 GJ contro i 100 punti della media UE.

In linea con l’andamento delle quotazioni del Brent, influenzate positivamente dalla ripresa delle attività economiche, i prezzi dei carburanti, nel 2021, sono risultati significativamente in aumento rispetto all’anno precedente. I prezzi medi industriali di benzina e gasolio sono cresciuti rispettivamente del 35,5% e del 29,8%, mentre il GPL ha registrato un incremento del 21,2%. Anche i prezzi medi al consumo si sono attestati su valori superiori al 2020 (con aumenti compresi tra il 12,8% della benzina e il 13,5% del diesel, mentre il GPL è aumentato del 16,4% circa) risentendo dell’aumento della componente industriale e dell’incremento indotto sulla componente fiscale attraverso l’applicazione dell’IVA. Rispetto all’Area Euro, nell’anno in esame, lo stacco del prezzo industriale è negativo per tutte e tre le tipologie di carburanti.

La relazione contiene monografie di approfondimento dedicate ai seguenti argomenti:
Le scorte petrolifere di sicurezza;
Semplificare per accelerare la transizione energetica: il ruolo delle autorizzazioni negli investimenti in rinnovabili;
Evoluzione del mercato e delle infrastrutture del gas naturale in Italia;
L’offerta di energia: disponibilità energetica per fonte e dipendenza energetica dalle importazioni;
Le imprese “energivore a forte consumo elettrico” in Italia;
Le materie prime critiche per la transizione energetica.

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