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Emissioni di gas serra: dal 1990 sono diminuite in Italia del 17,5%

emissioni gas serra Italia

Secondo quanto emerge dal Rapporto 2018 “Italian Greenhouse Gas Inventory”, presentato presso la Camera dei Deputati il 15 maggio 2018 dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, al 2016 le emissioni totali sono diminuite in Italia del 17,5% rispetto al 1990, passando da 518 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e dell’1,2% rispetto al 2015.

Anche per il 2017, le prime stime delle emissioni mostrano una diminuzione pari allo 0.3%, a fronte di un incremento del PIL pari a 1,5%, che conferma il disaccoppiamento in Italia tra la crescita economica e le emissioni di gas serra. Tale andamento sembra confermato anche nel primo trimestre del 2018.
Abbiamo ritenuto di disaccoppiare il dato sul PIL e
quello delle emissioni di CO2 – ha evidenziato il Direttore generale dell’ISPRA, Alessandro Bratti – perché non sfugge che se l’aumento del PIL corrisponde a un aumento delle emissioni, e
viceversa se si chiudono le fabbriche c’è una diminuzione di CO2, non c’è nessun tipo di virtuosità”.

Il Rapporto costituisce la comunicazione ufficiale italiana dell’Inventario delle emissioni dei gas serra , secondo quanto previsto dalla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici per tutti i Paesi industrializzati (UNFCCC), dal Protocollo di Kyoto e dal Meccanismo di Monitoraggio dei Gas Serra dell’UE. Inoltre, il documento rappresenta un riferimento per la pianificazione e l’attuazione di tutte le politiche ambientali da parte delle istituzioni centrali e periferiche.

Il principale contributo alla diminuzione delle emissioni di gas serra negli ultimi anni è da attribuire alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali.

I settori della produzione di energia e dei trasporti sono responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti. Rispetto al 1990, le emissioni di gas serra del settore trasporti sono aumentate del 2,4%, a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; per il trasporto su strada, ad esempio, le percorrenze complessive (veicoli-km) per le merci sono aumentate del 16%, e per il trasporto passeggeri del 19%.

Sempre rispetto al 1990, nel 2016 le emissioni delle industrie energetiche sono diminuite del 23,9%, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 198,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 295,5 TWh. Dall’analisi dell’andamento delle emissioni di CO2 per unità energetica totale, emerge che l’andamento delle emissioni di CO2 negli anni ’90 ha seguito sostanzialmente quello dei consumi energetici. Negli ultimi anni, al contrario, si è registrata una diminuzione delle emissioni e la sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale sia nella produzione di energia elettrica che nell’industria oltre ad un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili.

Nel periodo 1990-2016, le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi sono aumentate dell’4,5% a fronte di un incremento dei consumi energetici pari al 18,3%. In Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento, oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali. L’incremento dei consumi è strettamente collegato al maggior utilizzo di biomasse.

Le emissioni del settore dell’industria manifatturiera sono diminuite del 48,6% rispetto al 1990, prevalentemente in considerazione dell’incremento nell’utilizzo del gas naturale in sostituzione dell’olio combustibile per produrre energia e calore e, per gli ultimi anni, a seguito del calo o della delocalizzazione delle produzioni industriali.

Per quel che riguarda il settore dei processi industriali, nel 2016 le emissioni sono diminuite del 58,1% rispetto al 1990. L’andamento delle emissioni è determinato prevalentemente dalla forte riduzione (-92,0%) delle emissioni di monossido di diazoto (N2O) nel settore chimico, grazie all’adozione di tecnologie di abbattimento delle emissioni nella produzione dell’acido nitrico e acido adipico.

Le emissioni dal settore dell’agricoltura sono diminuite del 13,4% tra il 1990 e il 2016. Tale riduzione si è ottenuta per la diminuzione dei capi allevati, in particolare bovini e vacche da latte, e, grazie a un minor uso di fertilizzanti azotati. Negli ultimi anni si è registrato un incremento della produzione e raccolta di biogas dalle deiezioni animali a fini energetici, evitando emissioni di metano dallo stoccaggio delle stesse.

Nella gestione e trattamento dei rifiuti, le emissioni sono aumentate del 5,6%, principalmente a causa dell’aumento delle emissioni derivanti dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica (+11,6%). Le emissioni del settore sono destinate a ridursi nei prossimi anni, attraverso il miglioramento dell’efficienza di captazione del biogas e la riduzione di materia organica biodegradabile in discarica grazie alla raccolta differenziata.

L’obiettivo al 2020 di riduzione delle emissioni da tali settori del 13% rispetto al 2005 sarà molto probabilmente raggiunto: negli anni, infatti, dal 2013 al 2016, le emissioni di tali settori sono state pari in media a 272 Mt di CO2 eq. contro un obiettivo al 2020 pari a 291 Mt di CO2 eq.

Il Pacchetto UE “Unione dell’Energia”, adottato nel 2015 prevede una riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 a livello europeo del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per raggiungere tale obiettivo:
– i settori interessati dal sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell’UE dovranno ridurre le emissioni del 43% (rispetto al 2005);
– i settori non interessati dall’ETS dovranno ridurre le emissioni del 30% (rispetto al 2005) e ciò dovrà essere tradotto in singoli obiettivi vincolanti nazionali per gli Stati membri.

Per raggiungere gli obiettivi 2030, in accordo con gli ultimi scenari di proiezioni, l’Italia dovrà ridurre, rispetto al 2016, le emissioni di gas serra in questi settori di una quantità pari a circa 50 Mt di CO2 equivalente annui, che equivale alla metà delle emissioni dal trasporto stradale.

Sicuramente stiamo andando meglio delle aspettative – ha osservato 
Riccardo De Lauretis, curatore e presentatore del Rapporto – ma al momento, per raggiungere gli obiettivi al 2030, non è
sufficiente. A emissioni che dobbiamo ridurre al
 2030 sarà infatti considerevole e comporterà dei visibili
 mutamenti, anche nei nostri stili di vita. Abbiamo ancora 10-12 anni di tempo, durante i quali ci dovranno essere dei cambiamenti importanti anche nel nostro stile di vita“.

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