Diritto e normativa Società

Ecomafia 2019: i numeri della criminalità ambientale in Italia

L’annuale Rapporto Ecomafia di Legambiente, dedicato alle illegalità ambientali conferma la validità delle Legge del 2015, sugli illeciti ambientali, anche se sono aumentati quelli relativi al ciclo rifiuti, al cemento selvaggio, all’agroalimentare e ai delitti contro gli animali.

Nel 2018 è calato, seppur di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente, passato da oltre 30.000 illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione degli incendi boschivi (-67%) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). Sono diminuite pure le persone denunciate (35.104 contro le oltre 39.000 del 2017, così come quelle arrestate (252 contro le 538 del 2017), mentre i sequestri effettuati sono passati da 11.027 del 2017 a 10.000.

Il Video con il riassunto dei dati del Rapporto Ecomafia 2019.

Questi in estrema sintesi sono i dati che emergono da Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia raccolti da Legambiente nel suo annuale Rapporto dedicato alle illegalità ambientali, grazie anche alla collaborazione di molti soggetti – dalle Forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, da ISPRA e SNPA al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni.

Il Rapporto Ecomafia 2019, edito da Edizioni Ambiente e realizzato con il sostegno di Cobat e Novamont, è stato presentato il 4 luglio 2019 a Roma alla presenza, tra gli altri del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal Procuratore nazionale Antimafia.

Con questa edizione del Rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il Decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione. Per fortuna si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale, con buona pace dei suoi detrattori che negli ultimi anni hanno perso voce e argomenti per denigrarla. Risultati che dovrebbero indurre a completare la riforma di civiltà inaugurata con la normativa sugli ecoreati: il nostro auspicio è che il Governo e il Parlamento invertano il prima possibile la rotta intrapresa e abbiano il coraggio di continuare il lavoro che nella scorsa legislatura ha visto approvare il maggior numero di norme ambientali di iniziativa parlamentare della storia repubblicana”.

La Legge 68/2015 sugli ecoreati nel 2018, infatti, è stata applicata dalle forze dell’ordine per 1.108 volte, più di tre al giorno, con una crescita pari a +129%. Come gli altri anni, la fattispecie dell’inquinamento ambientale è quella più applicata: 218 contestazioni, con una crescita del 55,7% rispetto all’anno precedente. Sono aumentati anche i casi di disastro ambientale applicato in 88 casi (più che triplicati rispetto all’anno precedente). Completano il quadro le 86 contestazioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti, i 15 casi di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, i 6 delitti colposi contro l’ambiente, i 6 di impedimento al controllo e i 2 di omessa bonifica.

Sul fronte dei singoli illeciti ambientali, nel 2018 sono in aumento sia quelli legati al ciclo illegale dei rifiuti che si avvicinano alla soglia degli 8.000 (quasi 22 al giorno) sia quelli del cemento selvaggio che nel 2018 registrano un’impennata toccando quota 6.578, con una crescita del +68% (contro i 3.908 reati del 2017). Un incremento che si spiega con una novità importante di questa edizione del rapporto Ecomafia: per la prima volta rientrano nel conteggio anche le infrazioni verbalizzate dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, in materia di sicurezza, abusivismo, caporalato nei cantieri e indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato, guadagni ottenuti grazie a false attestazioni o missione di informazioni alla Pubblica amministrazione.

Nel 2018 sono lievitate anche le illegalità nel settore agroalimentare, ben 44.795, quasi 123 al giorno, le infrazioni ai danni del Mady in Italy (contro le 37mila del 2017) e il fatturato illegale – solo considerando il valore dei prodotti sequestrati – tocca i 1,4 miliardi (con un aumento del 35,6% rispetto all’anno).

Sono cresciuti, seppur leggermente, anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica con 7.291 reati – circa 20 al giorno – contro i 7.000 del 2017. Come già detto, sono calati invece, grazie a condizioni meteoclimatiche sfavorevoli agli ecocriminali, gli incendi boschivi: un crollo da 6.550 del 2017 ai 2.034 del 2018.

L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia. Videoclip Ecomafia 2019 

Nelle 4 regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), lo scorso anno si è concentrato quasi il 45% delle infrazioni, pari a 12.597. Anche quest’anno la Campania domina la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale), seguita dalla Calabria (3.240) che registra comunque il numero più alto di arresti (35), la Puglia (2.854) e la Sicilia (2.641). La Toscana è, dopo il Lazio che ha registrato poco più di 2.000 reati, la seconda regione del Centro Italia per numero di reati (1.836), seguita dalla Lombardia, al settimo posto nazionale. La provincia con il numero più alto di illeciti si conferma Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667).

La Campania è in testa anche nella classifica regionale delle illegalità nel ciclo del cemento con 1.169 infrazioni, davanti alla Calabria (789), Puglia (730), Lazio (514) e Sicilia (480). A livello provinciale, guidano la classifica Avellino e Napoli con rispettivamente 408 e 317 infrazioni accertate.

Anche in questa edizione di Ecomafia emerge che in Italia si continua a costruire abusivamente: secondo il Cresme, nel 2018 il tasso di abusivismo si aggira intorno al 16%, considerando sia le nuove costruzioni sia gli ampliamenti del patrimonio immobiliare esistente. Inoltre secondo i dati del report Abbatti l’abuso, dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio nazionale, al 2018, nel nostro Paese è stato abbattuto solo il 19,6% degli immobili colpiti da un ordine di demolizione. Legambiente ricorda che il migliore deterrente contro i nuovi abusi sono le demolizioni.

Sul fronte del traffico illecito dei rifiuti, sono 459 le inchieste condotte e chiuse dalle forze dell’ordine dal febbraio 2002 al 31 maggio 2019 utilizzando il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti. Complessivamente sono state 90 le procure che si sono messe sulle tracce dei trafficanti, portando alla denuncia di 9.027 persone e all’arresto di 2.023, coinvolgendo 1.195 aziende e ben 46 stati esteri. Le tonnellate di rifiuti sequestrate sono state quasi 54 milioni. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti ci sono i fanghi industriali e i rifiuti speciali contenenti materiali metallici.

Ho proposto misure come il Daspo ambientale e la confisca allargata per i criminali ambientali, perché chi commette un disastro ambientale deve pagare con tutto il suo patrimonio e non solo con quello relativo all’illecito arricchimento – ha sottolineato il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa I reati ambientali sono ancora tropi, in particolare nel ciclo dei rifiuti, in quello del cemento e anche contro gli animali”:

 

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