Agroalimentare

ECA: in UE vini rossi, bianchi e rosati, ma raramente “verdi”

Una Relazione speciale della Corte dei conti europea (ECA) esprime preoccupazione circa gli effetti delle azioni previste dall’UE per il settore vitivinicolo i cui finanziamenti non hanno un impatto evidente sulla competitività dei viticoltori e le ambizioni e considerazioni ambientali sono basse.

La politica vitivinicola dell’UE non solo non raggiunge gli obiettivi ambientali, ma le sue misure non riescono nemmeno a mirare direttamente alla competitività del settore.

È la preoccupazione espressa dalla Corte dei conti europea (ECA) nella Relazione specialeMisure di ristrutturazione e autorizzazioni all’impianto di vigneti nell’UE”, pubblicata il 25 settembre 2023.

L’Europa è la patria del vino. Nel 2021, i paesi dell’UE rappresentavano il 46% delle superfici viticole mondiali, il 59% della produzione, il 48% del consumo e il 67% delle esportazioni. Nell’UE ci sono circa 2,2 milioni di aziende vitivinicole, ossia quasi un quarto di tutte le imprese agricole. Circa l’80 % del vino prodotto nell’UE proviene da Italia, Francia e Spagna. La denominazione d’origine protetta (DOP) e l’indicazione geografica protetta (IGP), i due principali regimi europei per le indicazioni geografiche, coprono oltre l’80 % della superficie vitata.

Data la sua importanza, nell’ambito della politica agricola comune (PAC) il settore vitivinicolo è altamente regolamentato e beneficia di un sostegno finanziario di circa 500 milioni di euro all’anno per la ristrutturazione dei vigneti, il cui obiettivo è rendere la produzione del vino competitiva e per migliorare la sostenibilità dei sistemi di produzione e l’impronta ambientale della viticoltura

Le viti sono attualmente una delle colture a maggiore intensità di pesticidi, impiegati per lottare contro malattie come le infezioni da muffe (peronospora o oidio), e gli eventi meteorologici estremi e le ondate di calore correlati ai cambiamenti climatici stanno avendo un impatto significativo sulla viticoltura.

Dal 2016 i viticoltori possono anche richiedere l’autorizzazione per piantare ulteriori viti. Lo scopo è quello di consentire una crescita controllata del potenziale produttivo (fino ad un aumento annuo massimo dell’1%), evitando al tempo stesso un eccesso di offerta.

Per verificare se l’azione e i finanziamenti dell’UE hanno contribuito a rendere i viticoltori più competitivi e la produzione vinicola più sostenibile dal punto di vista ambientale, la Corte dei conti europea (ECA) ha effettuato visite di audit in 5 Stati membri che nell’insieme ricevono il 70 % dei finanziamenti per la ristrutturazione dei vigneti: Italia (Toscana), Francia (valle del Rodano e Provenza), Spagna (Castiglia-La Mancha) Grecia (Peloponneso) e Repubblica Ceca (Moravia).

Promuovere la competitività del settore vitivinicolo è essenziale e particolarmente rilevante per l’UE, ma dovrebbe andare di pari passo con una maggiore sostenibilità ambientale – ha affermato Joëlle Elvinger, il membro dell’ECA che ha guidato l’audit – Il minimo che possiamo dire è che, in entrambi gli obiettivi, l’azione dell’UE deve ancora dare i suoi frutti“.

Nell’UE i vini possono essere rossi, bianchi e rosati, ma il modo in cui vengono coltivati ​​è raramente “verde”, sottolinea la Corte, lamentando il fatto che, nonostante gli ingenti finanziamenti coinvolti, la politica vitivinicola dell’UE abbia fatto poco per l’ambiente. Soprattutto la misura di ristrutturazione mostra poca considerazione per gli obiettivi verdi. In pratica, i fondi dell’UE non sono stati incanalati verso progetti volti a ridurre l’impatto della viticoltura sul clima e/o sull’ambiente. Anzi, potrebbe anche avere l’effetto opposto, come il passaggio a varietà di uva che necessitano di più acqua. Allo stesso modo, l’aumento annuo dell’1% delle superfici vitate, prorogato di altri 15 anni (fino al 2045), non è mai stato valutato dal punto di vista ambientale.

Le prospettive non sono molto migliori: nella nuova PAC, l’ambizione ambientale del settore vitivinicolo rimane limitata. In passato, i revisori dei conti dell’UE hanno raccomandato che i pagamenti agli agricoltori – compresi quelli corrisposti ai viticoltori – fossero esplicitamente collegati ai requisiti ambientali. Ma nella nuova PAC tali condizioni sul finanziamento della ristrutturazione sono state abolite. Inoltre, i paesi dell’UE dovranno utilizzare solo un minimo del 5% del denaro stanziato per il settore vitivinicolo per azioni legate al cambiamento climatico, all’ambiente e alla sostenibilità. La Corte ritiene che questa cifra del 5% sia piuttosto bassa, dato che, nell’ambito di una PAC più verde, si prevede che il 40% di tutta la spesa agricola sarà destinata a obiettivi legati al clima.

Né la politica dell’UE si è rivelata efficace nel rendere i viticoltori più competitivi. Nei cinque paesi controllati, i progetti vengono finanziati indipendentemente dal contenuto o dalle ambizioni e senza tener conto di alcun criterio volto a promuovere la competitività. Vengono finanziate anche le modifiche non strutturali o i normali rinnovamenti dei vigneti, anche se tali azioni non sono ammissibili. Inoltre, i beneficiari non sono tenuti a riferire su come la ristrutturazione li abbia resi più competitivi. Inoltre, né la Commissione europea né gli Stati membri valutano in che modo i progetti sostenuti contribuiscano effettivamente a rendere i viticoltori più competitivi. Alcuni Stati membri possono utilizzare la misura di ristrutturazione per finanziare il normale rinnovo dei vigneti, mentre altri lo vietano.

In Italia (Toscana), la complessità del sistema di informazione non facilita i controlli su reimpianti identici o cambi di densità di modesta entità, né invia segnalazioni nel caso i beneficiari abbiano modificato o sostituito le domande – si legge nella relazione – Vi è quindi il rischio che l’Italia finanzi attività di ristrutturazione che comportano modifiche di modesta entità rispetto alla situazione precedente alla ristrutturazione, come il cambiamento di clone”.

Lo stesso vale per il regime di autorizzazione all’impianto. In primo luogo, la percentuale massima di aumento annuo dell’1% è stata proposta e adottata senza alcuna giustificazione, né alcuna analisi sulla sua adeguatezza e rilevanza. In secondo luogo, per la concessione di tali autorizzazioni vengono utilizzati solo pochi criteri di ammissibilità e priorità legati alla competitività.

Secondo la Corte, la Commissione UE dovrebbe rendere la misura e il sistema più mirati alla promozione della competitività:
– chiarire cosa si intende per competitività dei produttori di vino, in modo che sia possibile valutare il conseguimento del principale obiettivo della misura di ristrutturazione;
– fornire osservazioni agli Stati membri, come previsto nel regolamento sui piani strategici della PAC nel contesto della relazione annuale sulla performance e/o delle modifiche ai piani strategici della PAC, nel caso gli obblighi previsti dalla misura di ristrutturazione non contribuiscano efficacemente al conseguimento dell’obiettivo di competitività;
– valutare insieme agli Stati membri l’attuazione della misura e del sistema, al fine di individuare e condividere le buone pratiche ed i rischi.

Per accrescere l’ambizione ambientale della politica vitivinicola, la Commissione dovrebbe:
– valutare se almeno il 5 % della spesa vinicola che deve essere destinata al clima e all’ambiente sia adeguata alla luce dell’ambizione di una PAC più verde;
– per la misura di ristrutturazione, facilitare lo scambio di buone pratiche e dei risultati relativi alla protezione dell’ambiente;
– per il sistema di autorizzazione, valutare, nel contesto della prevista revisione intermedia, in che misura il sistema ha prodotto un impatto sull’ambiente;
– fornire osservazioni agli Stati membri, come previsto nel regolamento sui piani strategici della PAC nel contesto della relazione annuale sulla performance e/o delle modifiche ai piani strategici della PAC, nel caso gli obblighi previsti dalla misura di ristrutturazione non contribuiscano efficacemente al conseguimento dell’obiettivo ambientale.

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