Circular economy Sostenibilità

DRS: costi e benefici della sua introduzione in Italia

Uno Studio, condotto dalla Società di consulenza britannica Eunomia per conto dell’Associazione Comuni Virtuosi e della Campagna “A buon rendere”, che analizza nel dettaglio gli impatti derivanti dall’introduzione di un Sistema di Deposito Cauzionale (DRS), finalizzato al riciclo per gli imballaggi monouso per bevande, evidenzia i benefici economici ed ambientali della sua introduzione in Italia, come sta già avvenendo in molti Paesi europei.

Il sistema di deposito cauzionale (DRS) consente di raggiungere gli obiettivi vincolanti della Direttiva sulle plastiche monouso (SUP), garantisce la piena circolarità ai contenitori in PET per bevande, fa risparmiare ogni anno allo Stato e ai contribuenti oltre 100 milioni di euro di Plastic Tax europea e riduce drasticamente il littering. 

È quanto prevede lo Studio Sistema di depositi cauzionale: quali vantaggi per l’Italia d il riciclo”, condotto da Eunomia Research & Consulting, società di consulenza indipendente in tema di sostenibilità. per l’Associazione Comuni Virtuosi e la Campagna nazionale “A buon rendere” e presentato il 15 giugno 2023 nel corso di un evento, che analizza nel dettaglio gli impatti derivanti dall’introduzione di un DRS in Italia finalizzato al riciclo per gli imballaggi monouso per bevande.

Nella proposta di Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggi, adottato dalla Commissione UE lo scorso novembre dispone che entro il 1º gennaio 2029 gli Stati membri debbano adottare le misure necessarie affinché siano istituiti sistemi di deposito cauzionale e restituzione per bottiglie di plastica contenitori di metallo monouso per bevande, a meno che gli stessi non dimostrino di aver raggiunto il target del 90% di raccolta rispetto all’immesso sul mercato negli anni 2026 e 2027.

La proposta della Commissione UE segue a distanza di circa 3 anni la Direttiva sulle plastiche monouso (SUP) sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, la quale aveva già fissato target specifici riferiti alle sole bottiglie in plastica monouso per bevande sia in relazione al tasso di intercettazione (90% al 2029) sia in relazione al contenuto di materiale riciclato (30% al 2030).

In tale contesto, oltre a fornire indicazioni sulla possibile configurazione di un sistema DRS in Italia e sui relativi costi di investimento e di esercizio, lo Studio ha modellato l’impatto che un DRS potrebbe avere sull’attuale gestione dei rifiuti da imballaggio in Italia, analizzando sia le ricadute economiche sui principali portatori di interesse (inclusi i Comuni) sia le ricadute ambientali.

L’analisi condotta evidenzia con chiarezza come l’introduzione di un DRS consentirebbe anche in Italia di aumentare sia la quantità che la qualità dei materiali raccolti raggiungendo e superando i nuovi target di legge, riducendo al contempo la domanda di materie prime vergini e garantendo all’industria delle bevande un flusso adeguato di materiali da riciclo idonei alla produzione di nuovi contenitori (closed loop recycling). L’introduzione di un DRS consentirebbe inoltre di ridurre considerevolmente il fenomeno della dispersione nell’ambiente (littering),  contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione e ridurre la pressione sui sistemi naturali legata all’estrazione delle materie prime.

L’introduzione di un DRS in Italia migliorerebbe significativamente la raccolta ed il riciclo dei contenitori per bevande in plastica con un aumento del tasso di raccolta dei contenitori per bevande in PET di almeno il 21,9% e un aumento del loro tasso di riciclo di almeno il 32,9% punti percentuali. Inoltre il DRS potrebbe far aumentare il tasso di raccolta e di riciclo del vetro (rispettivamente del 15,2% e 18,9%) portando anche il vetro ad un tasso di riciclo ben superiore al 90%). Per quanto riguarda l’alluminio, i cui tassi di riciclo sono attualmente di poco superiori al 90%, è probabile che un DRS comporti solo miglioramenti marginali nella differenziazione e riciclo dell’alluminio; ma anche in questo caso si avrebbero miglioramenti non trascurabili, arrivando al 96%,

I dati raccolti e validati su scala nazionale, ci dicono che l’Italia ha fatto grandi passi avanti nella raccolta differenziata e nel riciclo – ha affermato Enzo Favoino, Coordinatore scientifico della campagna “A buon rendere” – Ma sappiamo anche che siamo ancora distanti dagli obiettivi già definiti nella Direttiva sulle Plastiche Monouso SUP, e ripresi nella proposta di Regolamento UE sui Rifiuti da Imballaggio. Sappiamo inoltre che nel caso del PET, nonostante decenni di sforzi sui sistemi di raccolta differenziata tradizionale, il tasso di riciclo effettivo è attorno al 50%, in realtà rappresentato in massima parte da riciclo di bassa qualità per fare filati. Lo stesso nel caso del vetro ed alluminio, purtroppo il ‘downcycling’ fa ancora la parte del leone. Abbiamo invece ampie evidenze, sia dai Paesi Membri che hanno già introdotto un DRS da tempo, che da paesi come la Slovacchia che l’ha introdotto da un anno, che un sistema di deposito cauzionale massimizza l’intercettazione dei materiali, ne migliora la qualità canalizzando i volumi verso il riciclo ‘closed loop’, da bottiglia a bottiglia e da lattina a lattina”.

Con un approccio analitico che ha incluso tutti i costi industriali di investimento e gestione del sistema, lo Studio di Eunomia ha restituito un costo annuo di circa 640 Milioni di Euro che verrebbe in massima parte coperto dalla vendita dei materiali intercettati e dai depositi non riscossi che, per quanto marginali in percentuale (lo studio ha modellizzato il 90 e 93% di restituzione dei contenitori, limitando dunque i depositi non riscossi al 7-10%) rappresentano un valore in grado di coprire gran parte dei costi.

I Comuni beneficeranno direttamente di una riduzione dei costi di trattamento e smaltimento dei contenitori attualmente raccolti nei rifiuti indifferenziati che verrebbero intercettati mediante il DRS. Con un costo medio di trattamento e smaltimento di 122 euro a tonnellata per i rifiuti indifferenziati, i Comuni risparmierebbero dunque circa 30 milioni di euro. Tale stima non considera i risparmi derivanti da eventuali processi di pretrattamento del rifiuto indifferenziato e assume, in maniera conservativa, che la riduzione dei rifiuti indifferenziati non incida sui costi complessivi di raccolta, trasporto e stoccaggio preliminare.

I Sistemi di Deposito Cauzionale si stanno sempre più diffondendo in Europa e nel mondo. Ad oggi i DRS attivi in Europa sono 13 (Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia e Svezia) e raggiungono tassi di intercettazione per il riciclo che superano il 90%. Ulteriori 11 Paesi hanno già stabilito l’intenzione di introdurre tali sistemi e si accingono a farlo nei prossimi tre anni (Austria, Cipro, Grecia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Scozia, Turchia, Ungheria).

“Lo studio fa chiarezza sui costi reali di implementazione e di esercizio del nuovo sistema e sui soggetti chiamati a sostenerli, nonché sui benefici ambientali ottenibili grazie all’introduzione di un DRS – ha dichiarato Silvia Ricci, Responsabile delle Campagne dell’Associazione Comuni Virtuos – Evidenzia inoltre le ricadute positive sulla riduzione dei costi complessivi del sistema dal punto di vista dei Comuni, con riferimento sia alla raccolta indifferenziata che alle raccolte differenziate e al fenomeno del littering. Non va infatti dimenticato che i costi dovuti dallo spreco di sette miliardi di contenitori che ogni anno non raggiungono gli impianti di riciclo, finendo in discariche e inceneritori o dispersi nell’ambiente, rappresentano un costo anche economico per l’intera comunità, oltre ad un danno rilevante per il settore del turismo”.

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