Il focus “Disuguitalia” di Oxfam Italia all’interno dell’edizione italiana del Rapporto sulle disuguaglianze che Oxfam International ha presentato nella giornata inaugurale del World Economic Forum (Davos, 20-24 gennaio 2025), evidenzia come anche nel nostro Paese le disuguaglianze continuino a crescere, con l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, che detiene una ricchezza 84 volte superiore a quella del 20% più povero della popolazione.
-Il 10% più ricco dei nuclei familiari (titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese) possedeva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie.
– Il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possedeva quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero.
– La metà più povera delle famiglie italiane deteneva appena il 7,4% della ricchezza nazionale.
– La ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro, al ritmo di 166 milioni di euro al giorno, raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui.
– Il 63% della ricchezza miliardaria in Italia è frutto di eredità.
Sono le considerazioni del Focus Disuguitalia che Oxfam Italia ha iinserito nell’edizione in italiano del Rapporto sulle disuguaglianze che Oxfam International, la Confederazione di organizzazioni no-profit che si dedica alla riduzione della povertà globale attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ha presentato in occasione della Giornata inaugurale del World Economic Forum di Davos (20-24 gennaio 2025) che ospita ogni anno i leader mondiali per affrontare le questioni globali e trovare soluzioni alle sfide più urgenti del mondo.
In 14 anni, la ricchezza del 10% più ricco delle famiglie italiane è aumentata di oltre il 7%, mentre quella del 50% delle più povere è diminuita di quasi l’1%, evidenziando traiettorie di benessere familiare profondamente divergenti. Cristallizzando le differenze di opportunità nell’accesso a credito ed investimenti, a migliori istruzione, formazione e posizioni lavorative, le disuguaglianze definiscono strutture di cittadinanza differenziate. Persistendo nel passaggio da una generazione all’altra, impediscono all’ascensore sociale di ripartire.
Il Paese dalle “fortune invertite”
In poderosa crescita da oltre un decennio, nel 2023, la povertà assoluta è rimasta stabile, coinvolgendo oltre 2,2 milioni di famiglie (5,7 milioni di persone) che non avevano risorse sufficienti per acquistare beni e servizi essenziali. L’incidenza della povertà familiare è leggermente aumentata dall’8,3% all’8,4%, mentre quella individuale è rimasta al 9,7%.

“L’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 non ha comportato la riduzione dell’incidenza della povertà assoluta, ostacolata dall’impatto dell’inflazione ancora elevata e con effetti più marcati sulle famiglie meno abbienti – ha commentato Mikhail Maslennikov, Policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia ed autore del paper – La dinamica del 2024 risentirà verosimilmente del rallentamento dell’economia nazionale, ma peserà anche la portata delle misure di contrasto alla povertà che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Rispetto al RDC, l’Assegno di Inclusione ha comportato una contrazione del 37,6% del numero dei nuclei beneficiari e uno scostamento maggiore. eccezion fatta per i nuclei con i minori, tra le famiglie che beneficiano del sussidio e quelle in povertà assoluta nel nostro Paese. Fallimentare fin qui è anche l’esperienza del Supporto per la Formazione ed il Lavoro che va prefigurando, per i suoi percettori, una lenta transizione dall’occupabilità alla disperazione”.
Mercato del lavoro: non è tutto oro quel che luccica
Nel periodo post-pandemico, l’occupazione in Italia è migliorata, con un tasso di occupazione al 62,4% (grazie soprattutto all’occupazione over-50) e una disoccupazione al 5,7% (in parte dovuta alla crescita degli inattivi). Tuttavia, persistono problemi strutturali, come forti squilibri territoriali e ritardi occupazionali rispetto all’UE, con giovani e donne che soffrono di sotto-occupazione e bassa qualità del lavoro. A fronte dei miglioramenti occupazionali, i salari rimangono stagnanti: il salario medio annuale reale è invariato negli ultimi 30 anni. Tra il 2019 e il 2023, le retribuzioni lorde sono aumentate del 6-7%, ma l’inflazione del 17-18% ha ridotto il salario lordo reale di oltre il 10%.

“Piuttosto che adottare toni acriticamente trionfalistici sulla crescita dell’occupazione, il Governo dovrebbe affrontare con maggior vigore le datate debolezze strutturali del mercato del lavoro italiano, favorendo la riduzione dei divari retributivi e delle sacche di lavoro povero. – ha aggiunto Maslennikov – Non sembra tuttavia questa l’intenzione dell’esecutivo. Una chiara politica industriale, orientata alla creazione di buona occupazione, resta del tutto assente, accompagnata da un immobilismo sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari, nonché dall’affossamento del salario minimo legale come tutela dei lavoratori più fragili e meno protetti. Insistere sulla liberalizzazione dei contratti a termine, di somministrazione e stagionali e ridurre le tutele del lavoro negli appalti rischia di esasperare ulteriormente saltuarietà, discontinuità e precarietà lavorativa”.
Le raccomandazioni di policy di Oxfam Italia al Governo italiano
Oxfam Italia chiede un cambio di rotta a partire da politiche di contrasto alla povertà a vocazione universale, maggiore equità del sistema fiscale, politiche a sostegno del lavoro dignitoso.
In ambito nazionale
Misure di contrasto alla povertà a vocazione universale. Ripensare profondamente le misure di contrasto a povertà ed esclusione lavorativa garantendo la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo a chiunque si trovi in difficoltà.
Misure per contrastare il lavoro povero e promuovere un lavoro dignitoso per tutti:
– Disincentivare l’utilizzo dei contratti non standard.
– Definire i contratti collettivi principali.
– Introdurre un salario minimo legale.
– Perseguire politiche industriali che favoriscano la buona occupazione.
– Introdurre condizionalità alle imprese per l’accesso agli incentivi pubblici.
Misure in materia fiscale per una maggiore equità del sistema impositivo:
– Favorire una generale ricomposizione del prelievo e rafforzare l’equità orizzontale del sistema impositivo.
– Introdurre un’imposta progressiva sui grandi patrimoni.
– Aumentare il prelievo sulle grandi successioni.
– Promuovere una revisione del prelievo immobiliare.
– Non perseguire interventi condonistici.
– Dare impulso a una serrata lotta all’evasione fiscale.
Misure in materia di decentramento delle politiche pubbliche
– Abrogare il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata.
In ambito internazionale:
– Supportare interventi di riduzione/ristrutturazione e cancellazione del debito dei Paesi a basso e medio reddito.
– Definire un percorso programmato di progressivo aumento dei fondi per l’aiuto pubblico allo sviluppo.
– Sostenere l’emissione regolare di Diritti Speciali di Prelievo e favorirne una maggiore allocazione a beneficio dei Paesi del Sud del mondo.
– Supportare l’istituzione di uno standard globale di tassazione dell’estrema ricchezza che renda più equo (ed effettivo) il prelievo a carico degli ultra ricchi.
– Favorire un processo di riforma delle Nazioni Unite e delle istituzioni finanziarie internazionali che assicuri una governance più trasparente, democratica ed equilibrata.
– Trasporre e, laddove possibile, rafforzare la Direttiva europea per la due diligence delle grandi imprese su ambiente e diritti umani.