Cambiamenti climatici Cibo e alimentazione

Crisi climatica: rischia di tramutarsi in crisi alimentare

Alla vigilia dell’apertura della Conferenza delle Parti dell’Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP28, Dubai 30 novembre -12 dicembre 2023), la Direttrice del Programma Alimentare Globale (WFP) lancia un appello ai leader mondiale per un’azione urgente sulla crisi climatica se si vuole evitare una crisi alimentare dagli effetti disastrosi.

Per frenare la spirale della fame nel mondo, il mondo deve aumentare rapidamente la protezione delle persone vulnerabili in prima linea nella crisi climatica.

È l’avvertimento lanciato ai leader mondiali che si incontreranno fra una settimana a Dubai (30 novembre – 12 dicembre 2023) per la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP28),  dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) dell’ONU, l’Organizzazione umanitaria più grande al mondo che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2020 per il suo impegno nella lotta contro la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni di pace nelle aree colpite dai conflitti e per aver agito come forza trainante nella prevenzione dell’uso della fame come arma di guerra e di conflitto.

Come evidenzia il recente RapportoHunger Hotspot”, pubblicato dal WFP in collaborazione con la FAO, solo lo scorso anno, gli estremi climatici hanno spinto l’incredibile cifra di 56,8 milioni di persone verso una grave insicurezza alimentare.

Molti dei paesi più fragili del mondo, devastati da conflitti, instabilità e povertà, sono quelli più colpiti dal cambiamento climatico – ha affermato la Direttrice esecutiva del WFP, Cindy McCainAbbiamo il dovere collettivo di proteggere e sostenere le persone che vivono sull’orlo di questo crescente disastro, e dobbiamo farlo ora”.

Alla COP28, il WFP chiederà un sostegno immediato per aumentare la protezione dal clima per le comunità soggette a insicurezza alimentare, le cui vite e mezzi di sostentamento sono minacciati dal riscaldamento globale, in particolare in contesti fragili e colpiti da conflitti. Le comunità, sottolinea il WFP, hanno bisogno di accedere a informazioni di allerta precoce, protezione finanziaria attraverso contanti anticipati prima che si verifichino disastri e assicurazioni climatiche per raccolti e bestiame, nonché sistemi di protezione sociale reattivi agli shock. Senza un’azione decisiva e trasformativa per allertare e proteggere le comunità dai disastri e dagli eventi meteorologici estremi, il mondo vedrà crescere la fame, l’insicurezza e gli sfollamenti.

Rafforzando i sistemi locali e indirizzando maggiori finanziamenti verso i contesti più a rischio, è possibile proteggere i sistemi alimentari locali dagli impatti peggiori dei cambiamenti climatici estremi ed evitare un’insicurezza alimentare prolungata. Questo è molto più efficiente in termini di costi che rispondere continuamente a nuove crisi alimentari. Tuttavia, così come è attualmente finanziato, il sistema umanitario fatica a tenere il passo con il ritmo dell’escalation delle crisi, che spinge sempre più persone verso la fame e indebolisce i sistemi alimentari già messi a dura prova.

Il WFP ha già supportato 15 milioni di persone in 42 paesi proteggendoli dagli shock climatici, ma questo non è sufficiente – ha aggiunto la McCain – Le comunità in prima linea nella crisi climatica hanno bisogno di una protezione più forte e a lungo termine prima che questi eventi colpiscano per mantenerle al sicuro e nutrite. L’inazione significherà costi più alti, maggiore insicurezza e più fame”.

A settembre, il WFP ha stanziato 12,8 milioni di dollari per proteggere oltre 550.000 persone dall’imminente impatto della siccità in Lesotho, Madagascar, Mozambico e Zimbabwe. I fondi stanno consentendo la diffusione di messaggi di allarme precoce, sementi resistenti alla siccità, pagamenti anticipati in contanti e acqua sicura per le comunità e il bestiame.  

Nel Sahel, nel 2022, il WFP ha lavorato con tre milioni di persone per ripristinare la terra, costruire infrastrutture e migliorare la nutrizione e la sicurezza alimentare nelle loro comunità. In Niger, l’80% dei villaggi che avevano precedentemente partecipato a tali attività e si trovano in aree colpite dalla crisi alimentare globale del 2022, non avevano bisogno di assistenza umanitaria.

Quasi 500.000 persone hanno goduto di assistenza umanitaria quest’anno attraverso i risarcimenti assicurativi contro i rischi climatici ricevuti dal WFP dopo la siccità o i disastri causati dai cicloni tropicali in Burkina Faso, Gambia, Madagascar e Mali, resi possibili dalle polizze assicurative acquistate dal WFP attraverso l’African Risk Capacity del Programma Replica dell’Unione Africana.

Gli esperti ritengono che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato e che il mondo si sta avvicinando pericolosamente al superamento permanente del limite critico di 1,5 °C del riscaldamento globale. La prima metà di quest’anno ha visto il ciclone tropicale più longevo mai registrato nell’Africa meridionale e ondate di caldo e incendi da record in Europa, Nord America e Asia. Le piogge arrivate dopo la siccità durata tre anni nel Corno d’Africa hanno portato inondazioni improvvise e sfollamenti di massa, invece di dare sollievo agli agricoltori.

Con 333 milioni di persone che si trovano ad affrontare una grave insicurezza alimentare e un deficit di oltre il 60% nei finanziamenti del WFP quest’anno, è fondamentale che il mondo dia priorità alla protezione delle persone dai prevedibili shock climatici prima che cadano nell’insicurezza alimentare.

La Direttrice del WFP ha incontrato due settimane fa ad Abu Dhabi, il Presidente della COP28 Sultan Al Jaber, per chiedere un’azione urgente sul clima per intensificare l’azione climatica e ridurre i crescenti bisogni umanitari di “Molti dei paesi più fragili del mondo che sono quelli più colpiti dal cambiamento climatico – ha ribadito la McCain – Su regioni già devastate da conflitti, insicurezza e povertà, il cambiamento climatico è un acceleratore dei bisogni umanitari. Il risultato è più fame, più povertà, più insicurezza e più migrazione. La maggior parte di questi luoghi non ha contribuito quasi per nulla al cambiamento climatico, ma sta pagando il prezzo più alto. Il mondo deve unirsi per sostenere chi è in prima linea in questa crisi: qualsiasi cosa di meno è semplicemente inaccettabile”.  

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.