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Crescita globale 2018 superiore alle previsioni… ma anche le emissioni!

crescita globale 2018

Il Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN-DESA) ha presentato a New York il 17 maggio 2018 il Rapporto “World Economic Situations and Prospects 2018-Udate as of mid-2018”, aggiornamento di metà anno del Rapporto presentato l’11 dicembre 2017.

Rispetto a 6 mesi fa, le prospettive a breve termine per l’economia mondiale sono in rialzo e si prevede che il prodotto lordo mondiale aumenti del 3,2% sia nel 2018 che nel 2019, mentre a dicembre il Rapporto indicava rispettivamente un +3% e un +3,1, riflettendo la forte crescita nei Paesi sviluppati e condizioni di investimento ampiamente favorevoli.

Tuttavia, secondo il WESP, le crescenti tensioni commerciali, l’aumentata incertezza sulla politica monetarial’incremento dei livelli del debito e le maggiori tensioni geopolitiche possono ostacolare i progressi previsti.

La revisione al rialzo delle previsioni economiche globali, quale emerge dal Rapporto, è una notizia positiva per le prospettive di compiere progressi tangibili verso il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – ha affermato Elliott Harris, Segretario generale aggiunto per lo sviluppo economico e capo economista delle Nazioni Unite, intervenendo alla presentazione del Rapporto – ma non bisogna essere rassicurati da questa tendenza al rialzo, perché nel Rapporto si evidenzia che sono in aumento anche i rischi e le sfide politiche, tra cui le minacce al sistema commerciale multilaterale, le elevate disuguaglianze e il nuovo aumento delle emissioni di carbonio”.

Nel Rapporto si sottolinea, infatti, le ripercussioni negative, soprattutto per le economie dei Paesi in via di sviluppo, del passaggio da un forte sostegno al sistema commerciale multilaterale, a quello contrassegnato da ulteriori barriere e misure di ritorsione che minacciano la forza e la sostenibilità della crescita globale.

Il Rapporto ha messo in evidenza pure l’elevata disuguaglianza di reddito in numerosi Paesi, anche se si registrano miglioramenti in alcuni di quelli in via di sviluppo nell’ultimo decennio. Questi successi, seppure influenzati da fattori ciclici, segnalano anche che sono in atto cambiamenti strutturali. La regione dell’America Latina e Caraibica, per esempio, ha compiuto progressi significativi nella riduzione della disuguaglianza negli ultimi 15-20 anni, indotti da misure politiche relative a salari minimi, a livelli di istruzione e a pagamenti dei trasferimenti governativi.

Peraltro, secondo il Rapporto, la crescita economica accelerata sospinta dai combustibili fossili ha un costo ambientale.
Le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) correlate alla produzione di energia sono aumentate dell’1,4% nel 2017 a causa di molteplici fattori, tra cui una più rapida crescita economica globale, il costo relativamente basso dei combustibili fossili e scarse misure di efficienza energetica.

Secondo gli autori del Rapporto, la riforma dei sussidi e delle tasse sui  combustibili fossili potrebbe accelerare il passo verso una crescita ecosostenibile che possa soddisfare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Anche se prove recenti indicano progressi nel disaccoppiamento tra crescita delle emissioni e crescita del PIL in alcune economie sviluppate, questo è ancora manifestamente insufficiente – si legge nel Rapporto – Il ritmo dei progressi globali in efficienza energetica è in rallentamento dal 2015, raggiungendo l’1,7% nel 2017 – metà del tasso richiesto per rimanere in linea con l’Accordo di Parigi. I bassi costi dei combustibili fossili e le modifiche alle politiche energetiche sono alla base del rallentamento. Le riforme dei sussidi e delle tasse sui combustibili fossili potrebbero accelerare i progressi in efficienza energetica, che risulterebbero più facilmente conseguibili mentre i prezzi dei combustibili fossili sono bassi”.

Secondo il Rapporto, lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie come l’energia eolica, solare, le auto elettriche e lo stoccaggio delle batterie rimangono di fondamentale importanza.

Le rinnovabili hanno rappresentato nel 2017 il 61% netto della capacità di potenza netta installata nel 2017, con il solare che ha rappresentato da solo il 38%. Questo risultato è stato possibile, in parte, grazie alla diminuzione dei costi per l’energia solare ed eolica, consentendo ad alcuni progetti di diventare economicamente competitivi. “Ma il ritmo della transizione energetica deve accelerare ulteriormente”.

Grazie all’intensificazione di piani per lo sviluppo di energie rinnovabili e dei veicoli elettrici, l’IEA prevede una crescita delle emissioni di appena lo 0,4% all’anno tra il 2016 e il 2040 (rispetto a una crescita media annua del 2% tra il 2000 e il 2016). Si ritiene che la quota corrente delle energie rinnovabili nella produzione energetica globale abbia impedito le emissioni di 1,8 Gt di CO2 ovvero il 5,5% delle emissioni totali di carbonio nel 2017.

Tuttavia, questi progressi non sono ancora sufficienti a raggiungere il picco delle emissioni il prima possibile e le successive rapide riduzioni.

Le energie rinnovabili rappresentano solo il 19% della capacità energetica globale e il 12,1% della produzione mondiale di energia elettrica (incluso il 17% derivante dai grandi impianti idroelettrici), nonostante il recente aumento consistente di nuova capacità installata. Se la transizione dovesse continuare con questo ritmo, come stima prudente ci vorrebbero almeno 55 anni per raggiungere una quota del 50% da rinnovabili della potenza totale installata. In tale contesto, raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sarebbe una sfida immensa.

I Paesi in via di sviluppo continuano a impegnare investimenti nelle energie rinnovabili maggiori di quanto facciano le economie sviluppate, con notevoli risorse investite in Paesi come Egitto, Messico ed Emirati Arabi Uniti. Dal 2004, gli investimenti più importanti per le energie rinnovabili si sono spostati dall’Europa verso l’Asia, con una posizione predominante assunta nel 2017 dalla Cina, con il 45% degli investimenti globali, come ha evidenziato il recente Rapporto dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA).

Tra le sfide a breve termine che le energie rinnovabili debbono affrontare si segnalano: indebitamento più elevato,  minor sostegno politico e integrazione delle energie rinnovabili nella rete.

Nonostante i costi di produzione dell’energia solare ed eolica diminuiscano, assicurare il sostegno finanziario potrebbe diventare più difficile e costoso a breve termine, con i tassi di interesse mondiali in aumento e gli effetti del mancato sostegno ai prezzi energetici da parte dei Governi, che renderebbe meno attrattivi determinati progetti.

Come dimostrano le prospettive economiche mondiali del Rapporto – ha sottolineato António Guterres, Segretario generale ONU – le attuali condizioni macroeconomiche offrono ai responsabili politici un maggiore margine di manovra per affrontare alcune delle questioni sistemiche più  radicate e per riflettere sulle situazioni che continuano ad ostacolare i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile“.

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