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CPI 2021: l’Italia guadagna posizioni nel contrasto alla corruzione

L’Italia fa un balzo in avanti di 10 posizioni nella classifica dei 180 Paesi oggetto dell’analisi di Transparency International relativa all’indice di percezione della corruzione (CPI),posizionandosi nel 2021 al 42° posto, con un punteggio di 56, ma sul fronte legislativo rimangono ancora alcuni temi in sospeso.

È stato presentato il 25 gennaio 2022 l’annuale RapportoIndice di Percezione della Corruzione “(Corruption Perception Index  CPI), giunto alla sua XXVII edizione, di Transparency International, l’Organizzazione della società civile che opera in oltre 100 paesi per porre fine all’ingiustizia della corruzione, chiedendo maggiore trasparenza e integrità in tutti i settori della vita pubblica.

Si tratta di un Indice composito, costruito sulla base di valutazioni di esperti e sondaggi fatti ad imprenditori, realizzati da vari organismi indipendenti, internazionalmente riconosciuti, che valuta le percezioni dei livelli di corruzione nelle amministrazioni pubbliche e nella classe politica, aggregando dati di 13 fonti diverse (almeno 3 per ogni Paese). Ad ognuno dei 180 Paesi e territori monitorati viene assegnata una valutazione che va da 0 (il livello più alto di corruzione) a 100 ((in pratica non esiste la corruzione).

Ma perché si stima la percezione del fenomeno e non il dato reale?
Semplicemente perché un dato reale non esiste o, meglio, non è calcolabile. La corruzione è infatti un reato difficile, se non impossibile, da rilevare nella sua interezza, soprattutto a causa dell’elevatissima cifra oscura, cioè la parte sommersa del fenomeno.

“I diritti umani non sono semplicemente un bene auspicabile nella lotta alla corruzione – ha dichiarato Delia Ferreira Rubio, Presidente di Transparency International – I modelli autoritari distruggono i controlli e gli equilibri indipendenti e rendono gli sforzi di contrasto alla corruzione dipendenti dai capricci di un’élite”.

A livello globale, Danimarca e Nuova Zelanda rimangono al vertice della classifica, affiancati quest’anno anche dalla Finlandia, con 88 punti. In fondo alla classifica, come lo scorso anno, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 13 per i primi due e di 11 per la terza. Tuttavia, dal 2012 al 2021, ben 154 Paesi non hanno compiuto progressi significativi o hanno peggiorato il loro punteggio, e in quest’ultimo anno due terzi dei Paesi analizzati (123 su 180) presentano ancora importanti problemi di corruzione, avendo conseguito un punteggio inferiore a 50, ed evidenziano un forte rischio di arretramento nella tutela dei diritti umani, nella libertà di espressione e di una crisi della democrazia.

L’Italia guadagna 3 punti importanti rispetto allo scorso anno, che le consentono di compiere un balzo in avanti di 10 posizioni nella classifica. Il CPI2021 posiziona dunque l’Italia al 42esimo posto, con un punteggio di 56.

Il progresso dell’Italia evidenziato in questa edizione del CPI, in linea con il costante miglioramento dal 2012 ad oggi, è il risultato della crescente attenzione dedicata al problema della corruzione nell’ultimo decennio e fa ben sperare per la ripresa economica del Paese dopo la crisi generata dalla pandemia.

La credibilità internazionale dell’Italia si è rafforzata in quest’ultimo anno anche per effetto degli sforzi di numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integritàha commentato la Presidente di Transparency International Italia, Iole Anna Savini L’emergenza generata dalla pandemia ha fortemente influenzato l’elaborazione del CPI, dal momento che in alcuni casi ha generato una minor fiducia nei Paesi che hanno preferito rimuovere le garanzie di controllo, in altri ha determinato un rafforzamento della coscienza collettiva e risposte più solide da parte dei Governi”.

La fase di rilancio del Paese richiede infatti la massima attenzione alla prevenzione dei rischi di corruzione, affinché gli impegni presi per la digitalizzazione, l’innovazione, la transizione ecologica, la sanità e le infrastrutture previsti nelle missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), possano trovare piena realizzazione.

Sul fronte anticorruzione e trasparenza rimangono tuttavia ancora alcuni temi in sospeso.
Tra le questioni più rilevanti vi è il ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del ’whistleblowing’ [Ndr: alla lettera “suonatori di fischietto” che non trova equivalenti termini in italiano che rendano il concetto: si tratta di un individuo che denuncia, per il bene pubblico, comportamenti illeciti che avvengono nel luogo in cui lavora], i cui termini sono scaduti a dicembre 2021, che consentirebbe di completare la disciplina contenuta nella legge 179/2017 – ha osservato il Direttore di Transparency International Italia, Giovanni ColomboSiamo inoltre ancora in attesa della pubblicazione del registro dei titolari effettivi e ci auguriamo che il processo legislativo per la regolamentazione del ‘lobbying’ sia portato a termine nel migliore dei modi”.

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