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FSI 2021: Italia eccellenza nella lotta allo spreco alimentare

Il Food Sustainability Index (FSI) 2021” di Fondazione Barilla e Economist Impact, indice composito di 38 indicatori e 95 metriche individuali dei sistemi alimentari di 78 Paesi, evidenzia che l’Italia, nonostante la mediocre performance del pilastro agricoltura sostenibile, grazie alle prestazioni negli altri due pilastri, in special modo nella lotta agli sprechi alimentari, si colloca tra i 20 Paesi top performer (16° posto).

Con meno di un Decennio per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda ONU al 2030 di sradicare la fame, ridurre la malnutrizione e accelerare l’azione per il clima, occorre che i sistemi alimentari siano trasformati per renderli più resilienti, equi e sostenibili.

Aumentare la resilienza dei sistemi alimentari in modo che continuino a migliorare la sua capacità di fornire cibo adeguato senza esaurire le risorse naturali e mettere a dura prova gli ecosistemi è più importante che mai. La pandemia ha suggerito che potrebbero esserci vantaggi nell’accorciare le filiere alimentari, ma questo è possibile solo in alcune economie.  

Per analizzare la situazione dei sistemi alimentari globali, evidenziando le best practice e le aree di miglioramento, verso il raggiungimento gli OSS, Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) e Economist Impact (già The Economist Intelligence Unit), hanno presentato il 25 gennaio 2022 nel corso di un evento online il “Food Sustainability Index (FSI)”, giunto quest’anno alla sua IV edizione.

 
Si tratta di un Indice globale composito di 38 indicatori e 95 metriche individuali, con cui vengono analizzati i sistemi alimentari di 78 Paesi (11 in più rispetto alla precedente edizione) che rappresentano oltre il 90% del PIL e della popolazione globale, basandosi su 3 pilastri: lotta agli sprechi alimentari, sfide nutrizionali e agricoltura sostenibile.

Nella “classifica generale” che emerge dall’elaborazione dell’indice a livello globale, l’Italia rientra tra i 20 Paesi top performer, collocandosi al 16° posto, tra quei Paesi che hanno ottenuto buoni risultati sugli indicatori chiave dell’indice, anche se i ricercatori precisano che il FSI non è una “classifica” bensì uno strumento per analizzare le best practice e individuare ambiti di azione per migliorare la sostenibilità dei propri sistemi alimentari.

Il nuovo FSI mostra ampi margini di miglioramento nelle performance globali in materia di sostenibilità alimentare e stato della nutrizione – ha dichiarato Marta Antonelli, Direttrice della Ricerca della Fondazione Barilla – L’Italia è sulla buona strada e, nella lotta allo spreco alimentare, che a livello globale riguarda un terzo del cibo prodotto, possiamo essere presi come riferimento dal resto del mondo. Per quanto riguarda gli sprechi alimentari dal campo alla tavola, l’Italia è infatti al secondo posto dopo il Canada, anche grazie a iniziative, strategie e politiche che hanno agito per contrastare il fenomeno. Tra queste, la Legge Gadda che ha facilitato, anche tramite agevolazioni fiscali, la donazione delle eccedenze alimentari alle Onlus”.

Dalla elaborazione dell’indice emerge che la media di cibo sprecato nei primi 20 Paesi che si distinguono nella lotta allo spreco alimentare è più bassa della media complessiva dei 78 Paesi (il 3% di tutto il cibo prodotto contro il 6%), ma meno di un terzo dei Paesi presi in analisi ha una strategia dedicata al tema. A tal riguardo l’Italia è in buona compagnia con Francia, Stati Uniti, Germania e Argentina. Anche lo spreco a livello domestico nei Paesi top performer è inferiore alla media di 85 chili pro capite all’anno.

Per le sfide nutrizionali, l’Italia mostra dati buoni relativamente alla qualità della vita: a livello europeo, con lo score di 86 viene dopo Francia e Spagna, ma prima della Germania. Anche l’aspettativa di vita in Italia è piuttosto alta: alla nascita è 83,2 anni, secondi solo al Giappone, mentre l’aspettativa di vita in salute è di 71,9. La mortalità da malattie non trasmissibili (NCDs), infine, è di 235,6 ogni 100.000 abitanti: uno dei dati più bassi tra quelli di tutti i Paesi analizzati.

In Italia, inoltre, problemi quali la denutrizione o la malnutrizione infantile presentano una prevalenza molto bassa, come d’altra parte nella maggioranza dei Paesi occidentali. Sui temi nutrizionali, in generale, appare forte l’impegno dell’Italia nel promuovere un’alimentazione sana e sostenibile, come dimostrano le tante iniziative e programmi nazionali di sensibilizzazione oggi attivi, come “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, programma nazionale di sensibilizzazione adottato del 2007, per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche e il miglioramento della qualità della vita, o le frequenti campagne di sensibilizzazione su temi specifici (es. disturbi alimentari, carenza di iodio, diabete e celiachia) del ministero della Salute.

A livello globale sono Giappone, Svezia, Danimarca, Francia e Cina i primi cinque Paesi con le migliori performance per l’area delle sfide nutrizionali, che include aspetti come la qualità della vita, carenze di nutrienti, aspettativa di vita, malnutrizione e composizione della dieta. Questa è probabilmente l’area che, più di altri, mette in luce le differenze che ancora caratterizzano i Paesi ad alto e basso reddito: infatti, 19 dei 20 Paesi con i migliori risultati sono Paesi ad alto reddito, in cui le diete sane e sostenibili sono economicamente accessibili alla popolazione. Tuttavia, solo 7 di questi 19 Paesi includono l’aspetto della sostenibilità della dieta nelle linee guida alimentari nazionali.

Per quanto riguarda l’Indice di sostenibilità in agricoltura, l’Italia esce dal gruppo dei 20 top performer con una performance giudicata “media” in una scala di 4 valori (very high, high, medium e low), anche se nell’ambito del consumo idrico sono attesi importanti miglioramenti nei prossimi anni. Come molti Paesi del Mediterraneo in Italia la “pressione sulle risorse di acqua di superficie e di falda per la produzione alimentare” è piuttosto alta. Per questa ragione attualmente il nostro score appare abbastanza in linea con la media mondiale: 65,8 contro il punteggio medio di 70,3. Ma grazie alle politiche e iniziative in atto per promuovere l’irrigazione sostenibile, unite alle recenti indicazioni contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che per la Missione 2. Rivoluzione verde e transizione ecologia – Componente 4. Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche, prevede misure per 4,38 miliardi di euro, ci sono buone aspettative sul futuro. 

I risultati dell’Indice di sostenibilità alimentare 2021 evidenziano che i Paesi di tutto il mondo hanno ancora molto da fare per affrontare le sfide chiave dei sistemi alimentari – ha concluso Martin Koehring, Senior manager di Economist Impact – La nostra ricerca mostra che gli sforzi per affrontare la sostenibilità alimentare si affiancano agli sforzi per affrontare altri obiettivi chiave, sociali ed economici, come lo sviluppo umano, lo sviluppo sostenibile, l’uguaglianza di genere, la spesa sanitaria e il sostegno all’innovazione”.

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