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COP24 di Katowice: al via con il motto “cambiamo insieme”

Nella città dell’Alta Slesia, simbolo del carbone polacco, è iniziata la 24ma Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici che dovrà riuscire ad adottare le Linee guida per l’attuazione dell’Accordo di Parigi, con la speranza che non sia un’altra Copenhagen, come alla COP 15.

Si è aperta oggi 2 dicembre 2018 a Katowice (Polonia) la Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP24) che dovrà approvare le Linee guida per l’elaborazione di un piano d’azione capace di realizzare l’impegno giuridicamente vincolante assunto 3 anni fa da tutti i Paesi del mondo con la sottoscrizione dell’Accordo di Parigi ovvero di limitare il riscaldamento globale alla fine del secolo “ben al di sotto di +2 °C e di fare ogni sforzo per contenerlo a +1,5 °C”.

La scelta della sede lascia delle perplessità. Se da un lato la città dell’Alta Slesia può rappresentare il simbolo per uscire da un passato imperniato sulle attività economiche più emissive di gas serra con lo sfruttamento, ancora massiccio in Polonia, delle miniere di carbone e l’insediamento dell’industria siderurgia, è anche vero che la Presidenza della COP24 spetta al Ministro dell’Ambiente di un Paese che nell’ambito dell’UE si è sempre opposto ad ogni azione di riduzione ambiziosa delle fonti fossili e di implementazione delle energie pulite. Staremo a vedere!

A Parigi si concordò che entro il 2018 sarebbe stato adottato il piano di azione per l’attuazione dell’Accordo stesso. Tuttavia i Colloqui sul Clima svoltosi nel corso dell’anno non sono riusciti a concordare un testo negoziale da approvare durante la COP24.

Anche l’ultima Sessione negoziale di Bangkok (4-9 settembre 2018), peraltro “straordinaria” essendo stata convocata dalla Segretaria esecutiva dell’UNFCCC Patricia Espinosa dopo che la sessione programmata di Bonn (30 aprile – 10 maggio 2018) non era riuscita a definire una bozza di Linee Guida, con il rischio che Katowice divenga un’altra Copenhagen, come paventato dal Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, alludendo al fallimento completo con cui si era chiusa la COP15 nella capitale danese, non aveva comunque prodotti i risultati sperati.

Pertanto, in Polonia si dovrà trovare una mediazione che comporti l’approvazione da parte dell’Assemblea di un testo di Piano di azione., tant’è che il calendario è stato anticipato di un giorno proprio per lavorare preliminarmente in tal senso.

Quest’anno, il Summit sul Clima giunge sulla scia di avvertimenti molto chiari.

– Il Gruppo di scienziati dell’ONU sul Clima (IPCC) ha rilasciato l’8 ottobre 2018 lo “Special Report on Global Warming of 1,5 °C(ARs), richiesto dalla comunità internazionale proprio alla COP21 di Parigi, che analizza le reali possibilità contenere il riscaldamento globale nei limiti previsti dall’Accordo. Il responso è stato inequivocabile: con gli attuali impegni nazionali (NDC) previsti dall’Accordo alla fine del secolo il mondo si troverebbe con un aumento della temperatura di 2,6-3,2 °C e per evitare i drammatici rischi connessi con simili scenari le emissioni dovranno essere azzerate entro il 2050.

– L’’Organizzazione Meteorologica Internazionale (WMO) ha rilasciato a sua volta l’ultimo Bollettino sulla concentrazione in atmosfera nel 2017 dei gas ad effetto serra che evidenzia come nel 2017 le concentrazioni di biossido di carbonio (CO2) hanno raggiunto le 405,5 parti per milione (ppm), mentre erano  a 403,3 ppm nel 2016 e a 400,1 ppm nel 2015. E non va meglio per gli altri potenti gas serra, quali metano, protossido di azoto e CFC.

– Infine, l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) nel suo annuale Rapporto di monitoraggio degli impegni politici assunti dai Paesi e di traduzione di questi in termini di riduzione delle emissioni al 2030, in riferimento alla traiettoria prevista per raggiungere l’obiettivo concordato, ha rilevato che il divario sta aumentando, anziché diminuire. Tal che i Governi dovrebbero triplicare le azioni e misure climatiche se vogliono garantirsi che sia possibile mantenere la temperatura ben al di sotto di +2 °C.

Di contro, altri documenti intervenuti alla vigilia della COP241, devono essere segnalati positivamente.

– La Commissione UE ha adottato il 28 novembre la StrategiaClean Planet for All”, una strategia a lungo termine per ottenere emissioni di gas a effetto serra zero entro i prossimi trent’anni, che illustra come l’Europa possa avere un ruolo guida per conseguire un impatto climatico zero, investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, coinvolgendo i cittadini e armonizzando gli interventi in settori fondamentali, quali la politica industriale, la finanza o la ricerca, garantendo nel contempo equità sociale per una transizione giusta.

– I Governi regionali, le grandi città e gli amministratori di imprese leader globali si sono mobilitati, sottoscrivendo piani e programmi ambiziosi e concreti e fornendo ai decisori politici esempi che il cambiamento contribuisce allo sviluppo economico e sociale, alla salute dei cittadini e dell’ambiente e anche ad opportunità di business.

I Capi di Stato e di Governo di 16 Paesi europei, tra i quali l’Italia, hanno firmato la Dichiarazione “Iniziativa per una maggiore ambizione climatica” in cui si chiede, tra l’altro, di attuare misure più ambiziose e rapide per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo e che la COP24 si chiuda positivamente con l’adozione delle relative Linee guida.
C’è da osservare tuttavia che manca la firma della Polonia e degli altri Stati dell’Est Europa.

Inoltre, a conclusione del G20 (Buenos Aires, 30 novembre – 1° dicembre 2018) nella Dichiarazione finale di quest’anno non solo è scomparsa la solita promessa di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, ma al punto 21 si afferma esplicitamente che “Gli Stati Uniti ribadiscono la propria decisione di recedere dall’Accordo di Parigi, e affermano il loro forte impegno per la crescita economica e l’accesso all’energia e alla sicurezza energetica, utilizzando tutte le fonti di energia e le tecnologie, tutelando al tempo stesso l’ambiente”.

Per fugare ogni dubbio, se mai ce ne fossero ancora circa la sua posizione sui cambiamenti climatici, il Presidente Donald Trump avrebbe organizzato a Katowice, secondo quanto riportato dalla Reuters un evento collaterale alla COP24 per promuovere le tecnologie in grado di bruciare in modo più efficiente e pulito i combustibili fossili, incluso il carbone, come peraltro aveva fatto alla COP 23 di Bonn, facendo infuriare gli attivisti climatici delle ONG.
Promuovere il carbone in un vertice sul clima – aveva commentato allora il miliardario filantropo Michael Bloomberg che nel frattempo ha donato alla causa climatica 4,5 milioni di dollari, il 60% dei finanziamenti che gli Stati Uniti avrebbero dovuto versare per le iniziative previste dall’Accordo di Parigi – è come promuovere il tabacco ad un summit sul cancro”.

Nel frattempo, tuttavia 40 funzionari statunitensi continuano a partecipare ai negoziati per la definizione delle Linee guida per l’attuazione dell’Accordo, visto che formalmente l’uscita avverrà solo nel 2020, con un ruolo che i Paesi in via di sviluppo giudicano da “sabotaggio”, mentre per i Paesi dalle economie avanzate costituirebbe la “porta aperta” per ripensamenti, condizionati, ovviamente, da concessioni.

D’altra parte il claim della Conferenza è “cambiamo insieme”.

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