Aree protette e parchi Biodiversità e conservazione

CBD: la proposta di proteggere il 30% degli ecosistemi marini e terrestri

Il Gruppo di Lavoro della CBD (Convenzione ONU sulla Diversità Biologica) che deve predisporre il Piano per gli obiettivi post-2020, che dovrà essere approvato dalle Parti nella Conferenza in Cina nel mese di ottobre propone che entro il 2030 sia protetto il 30% delle terre e dei mari e che almeno il 10% sia sottoposta a più rigorosi livelli di salvaguardia.

In vista della seconda riunione (Kunming, China, 24-29 Febbraio 2020) del Gruppo di Lavoro (WG2020) per la definizione del nuovo Piano post-2020 per la salvaguardia della vita degli animali e delle piante nell’ambito della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica (CBD), che dovrà essere approvato durante la Conferenza delle Parti (COP15) che avrà luogo nella stessa città cinese in ottobre, è stata diffusa la proposta di Piano per il decennio 2021-2030, formulata dai due co-Presidenti del WG2020, dal titolo “Zero draft of the post-2020 global biodiversity framework”.

Per il 2030 la mission proposta è: “intraprendere azioni urgenti in tutta la società per mettere la biodiversità su un percorso di recupero a beneficio del pianeta e delle persone“.

Il Piano, che deve sostituire gli obiettivi del 2020 stabiliti al vertice di Aichi nel 2010, molti di quali non conseguiti (ad es.: doveva essere protetto il 17% delle terre emerse e siamo al 15%; si doveva costituire il 10% di parchi marini e siamo al 7%), prevede 20 punti che coprono 3 aree chiave:
riduzione delle minacce alla biodiversità;
– soddisfare le esigenze delle persone attraverso l’uso sostenibile e la condivisione dei benefici della biodiversità;
– strumenti e soluzioni per la loro implementazione e integrazione
.

In particolare, il Piano prevede che il 30% delle terre e dei mari del mondo sia tutelata entro il 2030 e che almeno il 10% sia sottoposta a più rigorosi livelli di protezione. Inoltre, si chiedono controlli più severi sulle specie invasive e interventi per ridurre l’inquinamento da plastica e nutrienti, come parte di un impulso globale per arrestare il collasso ecologico entro il 2050.

Tra gli obiettivi a lungo termine ci sono anche: la riduzione delle percentuali di specie minacciate di estinzione; il miglioramento della biodiversità genetica per il 90% delle specie; la condivisione giusta ed equa dell’uso delle risorse genetiche e delle correlate conoscenze tradizionali; la maggior resilienza alle catastrofi naturali; il contributo della biodiversità ad almeno il 30% degli sforzi per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Il Piano arriva dopo che la scorsa primavera un Rapporto dell’Intergovernment Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), di circa 1.800 pagine e sul quale per 3 anni hanno lavorato 150 esperti di alto livello provenienti da 50 Paesi,  ha messo in guardia su come i tassi di estinzione delle specie siano “senza precedenti” e in “continua accelerazione”, tanto da far parlare di essere prossimi ad una “sesta estinzione di massa” per arrestare la quale c’è bisogno di “cambiamento trasformativo” che affronti le cause economiche, sociali e tecnologiche che impattano in modo così pervasivo sulla biodiversità da cui dipende il benessere dell’umanità.

Proprio ieri è stato rilasciato il RapportoGlobal Risks 2020” del World Economic Forum (WEF), che inserisce la perdita di biodiversità al 4° posto tra i rischi globali con le maggiori probabilità che accadano entro il prossimo decennio e al 3° posto per la gravità dell’impatto sull’economia e sul benessere dell’umanità.

Ed oggi (16 gennaio 2020), il Parlamento europeo si pronuncerà su una proposta di risoluzione che in vista della CBD-COP15 di Kunming “invita l’UE e gli Stati membri a mantenere il proprio fermo impegno per l’ulteriore rafforzamento della CBD e ad assumere un ruolo guida nella preparazione del quadro post-2020, in particolare in vista della COP15, a impegnarsi per un equivalente in materia di biodiversità dell’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi sul clima nonché a definire in modo trasparente le loro visioni e le loro priorità per il quadro globale post-2020 in materia di biodiversità” e invita “la Commissione UE ad a inviare segnali evidenti di sostegno in relazione ai suoi impegni in materia di biodiversità in occasione di tale forum”.

Anche il Segretariato della Convenzione internazionale per la protezione delle piante (IPPC) ha accolto con favore la proposta di Piano necessario per realizzare una trasformazione nelle nostre relazioni con la biodiversità. In particolare, viene salutata con soddisfazione l’enfasi posta sui controlli più severi sull’introduzione delle specie invasive, attraverso cui giungono anche parassiti e malattie che provocano la perdita delle colture alimentari, proprio nel 2020 proclamato dall’Assemblea delle Nazioni Unite Anno internazionale della salute delle piante (IYPH).

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.