Il Rapporto del WWF sul ruolo delle aree verdi urbane, lanciato in vista dell’evento nazionale “Urban Nature: la Natura si fa cura” (7-8 ottobre 2023), evidenzia come siano sempre più una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita delle persone in città.
Le aree verdi urbane rappresentano sempre di più una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita delle persone in città. Lo dimostrano numerose ricerche scientifiche sulla relazione tra spazi verdi, qualità della vita e mortalità nelle aree urbane, confermando l’effetto positivo degli spazi verdi sulla salute mentale dei cittadini e sulla riduzione della mortalità.
La conferma viene dal Rapporto “Persone, città e natura. Rinnovare l’ambiente urbano e migliorare la nostra salute” che il WWF ha presentato il 25 settembre 2023, in vista dell’evento nazionale “Urban Nature: la Natura si fa cura” (7 – 8 ottobre 2023), l’iniziativa promossa dall’Associazione ambientalista per diffondere il valore e la cura della natura in città per il benessere delle persone, rinnovando il modo di pensare e pianificare gli spazi urbani, e favorendo azioni virtuose da parte di amministratori, comunità, cittadini, imprese, università e scuole per proteggere e incrementare la biodiversità nei sistemi urbani. (qui la mappa di eventi, iniziative e laboratori in programma in tutta Italia).
Il Rapporto sottolinea che oggi il 99% della popolazione nel mondo respira aria inquinata che supera i limiti stabiliti dalle Linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria, con gravi effetti sulla salute umana. L’Italia è il primo Paese in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, soprattutto per tumori da esposizione alle “polveri sottili” PM2,5.
Le aree urbane nel mondo ospitano più della metà della popolazione, di conseguenza sono e saranno sempre più al centro dei temi legati alle sfide globali, acquisendo un ruolo fondamentale per la salute e la sicurezza delle persone e per fermare il declino della natura, tanto che oggi c’è una correlazione negativa tra la densità di popolazione e gli spazi verdi.
In Italia cresce più il cemento della popolazione, come ha rilevato l’ultimo Rapporto sul consumo di suolo del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). L’impermeabilizzazione e la cementificazione sono progredite negli ultimi 3 anni con una media di 19 ettari al giorno (l’equivalente di 26,5 campi da calcio!), con importanti trasformazioni ed effetti collaterali negativi sul territorio, tra cui la perdita spesso irreversibile non solo di aree naturali selvatiche, ma anche di aree agricole, con seri rischi per la sicurezza alimentare.
Come denuncia il Rapporto del WWF, inquinamento di aria, terra e acqua, stress, depressione e alienazione sono i principali effetti gravi della mancanza di natura nelle città. Le aree urbane coprono oggi quasi il 3% della superficie del Pianeta, producono oltre il 70% delle emissioni di carbonio e più del 50% dei rifiuti a livello globale, consumano tra il 60% e l’80% dell’energia e il 75% delle risorse naturali (alimenti e acqua). Cifre per altro destinate ad aumentare.
L’enorme impronta ecologica delle città e l’elevata concertazione di vite umane, attività e beni in una superficie ristretta rendono le città sempre più deboli e vulnerabili di fronte alle sfide del futuro come il cambiamento climatico. Ne sono un esempio le città italiane, in cui negli ultimi 43 anni gli eventi meteorologici estremi hanno portato oltre 22.000 morti complessivi e 100 miliardi di euro di danni economici.
“Gli spazi verdi possono contribuire a ‘curare i mali’ che affliggono le città e i suoi abitanti perché forniscono servizi ecosistemici importanti, come lo stoccaggio di migliaia di tonnellate di carbonio, l’infiltrazione di milioni di metri cubi di acqua, l’assorbimento di contaminanti, la pulizia dell’aria e la mitigazione delle temperature – ha affermato Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia – Questi benefici non riguardano solo la natura, ma la nostra qualità di vita, la nostra salute e sicurezza. L’aumento del verde complessivo potrebbe evitare fino a quasi 43.000 morti all’anno nelle città europee”.
L’OMS ha proposto una formula, supportata da numerosi studi scientifici, per garantire una “adeguata dose di natura” alle persone: la regola del 3-30-300, ossia 3 alberi tra ogni casa, 30% di copertura arborea in ogni quartiere, 300 metri di distanza massima da un parco o da uno spazio verde per ogni cittadino. In Italia, nelle metropoli c’è ancora troppo poco verde e spesso poco curato e molto frammentato.
Secondo i dati della Commissione UE, nel nostro Paese oltre il 20% della popolazione non ha accesso alle aree verdi e nonostante questo il Governo ha operato un taglio di 110 milioni sui 530 previsti per la riforestazione urbana stanziati dal PNRR.
L’attuale modello di espansione urbana non è più sostenibile. L’Agenda ONU al 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, prevede all’Obiettivo 11 “Città e Comunità Sostenibili”, Target 7 di “fornire l’accesso universale a spazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per le donne e i bambini, gli anziani e le persone con disabilità”.
Per raggiungere tale obiettivo, sottolinea il WWF, dobbiamo ridare spazio alla natura che deve essere concepita come vera e propria “infrastruttura” strategica per comunità e territori sani e resilienti.
Perciò serve un Piano nazionale del verde urbano per la riforestazione delle città che preveda una progettazione sostenibile e adeguati programmi di manutenzione, dove tutti devono fare la loro parte: istituzioni, aziende e cittadini. La creazione di spazi verdi ben progettati, ben curati e lo stimolo all’uso da parte delle persone possono effettivamente portare ad una triplice vittoria: sostenibilità ambientale, salute pubblica ed equità sociale.