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Ambrosia: picchi di polline in settembre sull’Italia

Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che coordina l’attività di monitoraggio della rete Pollnet si occupa del monitoraggio e dello studio della componente biologica del particolato aerodisperso, ha segnalato che nella prima decade di settembre c’è stato un anomalo e intenso aumento di polline di Ambrosia, pianta alloctona infestante, che causa rinite, congiuntivite e asma. Il fenomeno è atteso in crescita per effetto del riscaldamento climatico.

La Rete Italiana di Monitoraggio Aerobiologico POLLnet, rete italiana di monitoraggio aerobiologico del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che si occupa del monitoraggio e dello studio della componente biologica del particolato aerodisperso presente in atmosfera con particolare attenzione a pollini e spore fungine, segnala il particolare fenomeno – da un lato atteso per stagionalità, ma inaspettato per intensità ed espansione geografica – del brusco aumento nei primi giorni di settembre 2023 di Ambrosia (Ambrosia artemisiifolia L.), fra le specie più nocive per gli effetti allergologici sulla salute umana, nonché un’erba particolarmente infestante per le nostre colture.

Pianta erbacea alloctona originaria del Nord America, l’Ambrosia è stata osservata per la prima volta in Europa nella metà del XIX secolo, per poi diffondersi dopo il 1940, dapprima in Ungheria e poi negli altri Paesi dell’Europa orientale e Meridionale, tra cui l’Italia.

Pianta che abbisogna di molta luce, l’Ambrosia solitamente è presente nelle aree urbane prive di vegetazione con suolo nudo e con disturbi antropici (in particolare luoghi particolarmente assolati, come le zone industriali attive e abbandonate, i bordi stradali, i marciapiedi e le sponde di fiumi) essa costituisce un grave problema per la salute in quanto pianta a rapida diffusione, con massiccia produzione di polline che causa rinite, congiuntivite e asma, e che viene prodotto in gran quantità in agosto e settembre, estendendo fino all’autunno il periodo delle allergie per le persone sensibilizzate.

Il fenomeno dei picchi di concentrazione dei pollini di Ambrosia è stato registrato a partire dalle regioni centrali dell’Italia con inizio lo scorso 4 settembre e si è protratto fino al giorno 8 dello stesso mese.

Quantunque si fosse presentato in una o più ondate anche negli anni scorsi e in particolare dal 2015, il fenomeno del trasporto a distanza di polline di Ambrosia, non si era mai verificato in misura così massiccia per quantitativo di pollini che ha investito le nostre città dal Nord al Sud, interessando addirittura regioni come la Sardegna, di norma caratterizzata da concentrazioni poco significative.

Fonte: SNPA

Nel dettaglio, a partire dalle Marche dove il 5 settembre si è registrato il picco più elevato nella stazione di Monitoraggio di Castel di Lama, le maggiori concentrazioni di polline di Ambrosia sono state registrate in Emilia-Romagna (Rimini), Toscana (Arezzo), Umbria ( Perugia), Molise (Campobasso), Lazio (Roma), ma anche, pur con valori nettamente più bassi in Friuli Venezia Giulia (Udine), Veneto (Venezia), Sardegna (Sassari) e Sicilia (Trapani).

Nel periodo analizzato, la situazione sinottica in medio-bassa troposfera evidenziava venti al suolo prevalentemente da Nord-Est, così come confermato dalle elaborazioni delle traiettorie ottenute attraverso il modello di dispersione di particelle Hysplit della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).

Le simulazioni sulle masse d’aria spostatesi dalla Pannonia serbo-ungherese, sembrerebbero pertanto confermare l’ipotesi del trasporto di polline a lunga distanza su buona parte della penisola da parte della circolazione dominante

Diversi studi indicano che il riscaldamento globale favorirà l’espansione territoriale di questa specie e la colonizzazione di nuove aree che in passato non offrivano dal punto di vista climatico, condizioni adatte al suo insediamento.

In particolare, uno studio condotto nell’ambito del Progetto multidisciplinare Atopica (Atopic diseases in changing climate, land use and air quality) finanziato dalla Commissione UE,  ha, tra l’altro, pesato il contributo dei singoli fattori nel determinare l’aumento di diffusione dell’Ambrosia:
–  un terzo degli incrementi sarebbe imputabile alla dispersione dei semi, sia essa per mezzi naturali attraverso i fenomeni di ruscellamento e i corsi d’acqua, o mediata dall’uomo attraverso i trasporti su strada, su rotaia e l’agricoltura;
– i cambiamenti climatici, invece, sarebbero responsabili per i restanti due terzi, favorendo da un lato l’espansione dei limiti territoriali dell’ambrosia, e dall’altro un incremento nella produzione dei pollini, effetto questo indotto dall’aumento nell’atmosfera dei livelli di anidride carbonica, che influenzano positivamente lo sviluppo della vegetazi

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