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Progetto Atopica: un nesso tra allergie e cambiamenti climatici

progetto atopica

Pubblicati i risultati di 3 anni di studi del progetto internazionale multidisciplinare, finanziato dalla Commissione UE e a cui partecipano 3 partner italiani, che ha valutato l’effetto combinato dei cambiamenti del clima e dell’uso dei suoli sull’ambrosia, pianta invasiva altamente allergenica, il cui polline potrebbe raggiungere livelli di concentrazione al 2050 quadrupli rispetto ad oggi.

Un team internazionale di scienziati del progetto multidisciplinare Atopica (Atopic diseases in changing climate, land use and air quality), finanziato dalla Commissione UE nell’ambito del 7° Programma Quadro, ha pubblicato il 25 maggio 2015 su Nature Climate Change i risultati degli ultimi 3 anni di studi sull’effetto combinato dei cambiamenti climatici e dell’uso dei suoli sulla potenziale diffusione della specie erbacea invasiva Ambrosia artemisifolia L. (comunemente nota come ambrosia), sulla qualità dell’aria e della salute umana.

L’ambrosia, pianta erbacea annuale originaria del Nord America, è stata osservata per la prima volta in Europa nella metà del XIX secolo, per poi diffondersi dopo il 1940, dapprima in Ungheria e poi negli altri Paesi dell’Europa orientale, nell’Italia settentrionale (Lombardia) e nel sud-est(Borgogna, Alvernia e Rodano-Alpi).

È una pianta dal polline altamente allergenico che causa rinite, congiuntivite e asma, che viene prodotto in gran quantità in agosto e settembre, estendendo fino all’autunno il periodo delle allergie per le persone sensibilizzate.

Diversi studi indicano che il riscaldamento globale favorirà l’espansione territoriale di questa specie e la colonizzazione di nuove aree che in passato non offrivano dal punto di vista climatico, condizioni adatte al suo insediamento, ma nessuno aveva finorastimato l’entità degli incrementi di polline nell’aria prevedibili in futuro.

Per capire il fenomeno di sensibilizzazione all’ambrosia e stimare la prevalenza e l’incidenza futura delle allergie dovute ai suoi pollini, ricercatori di Atopica, a cui partecipano anche 3 partner italiani (per le indagini molecolari sulle coorti, l’Università Vita-Salute “San Raffaele” di Milano; l’ICTP “Abdus Salam” di Trieste, per gli studi sul clima; la Promoscience srl dell’AREA Sciente Park di Trieste, specializzata in soluzioni ICT, grafica e comunicazione scientifica), hanno studiato più di 4.000 bambini di età compresa tra i 4 e gli 11 anni, in 3 diverse regioni della Croazia e 850 anziani di diverse fasce di età (60-69, 70-79 e 80-89 anni) in Germania, mentre la concentrazione dei pollini è stata monitorata nelle aree in cui sono stati effettuati gli studi clinici e in molte altre regioni europee.

Con l’obiettivo di stimare il range potenziale di espansione futura dell’ambrosia, gli scienziati hanno sviluppato un modello matematico che simula la crescita della pianta, le dinamiche di competizione e di evoluzione delle popolazioni. Questo modello ha predetto una distribuzione dell’ambrosia più ampia rispetto a quanto è possibile osservare oggi e i livelli di concentrazione dei granuli pollinici al 2050 potrebbero risultare quattro volte superiori rispetto ad oggi.

In particolare, alcune aree dell’Europa nord-occidentale, nelle condizioni attuali, potrebbero offrire condizioni favorevoli alla colonizzazione, mentre nell’Europa meridionale le previsioni sarebbero, invece, più favorevoli da questo punto di vista, per effetto degli stress legati ad un clima più secco che limiterebbero il range di espansione delle popolazioni di ambrosia.

Un altro risultato importante dello Studio è l’aver pesato il contributo dei singoli fattori nel determinare gli aumenti previsti:
– un terzo degli incrementi sarebbe imputabile alla dispersione dei semi, sia essa per mezzi naturali attraverso i fenomeni di ruscellamento e i corsi d’acqua, o mediata dall’uomo attraverso i trasporti su strada, su rotaia e l’agricoltura;

– i cambiamenti climatici, invece, sarebbero responsabili per i restanti due terzi, favorendo da un lato l’espansione dei limiti territoriali dell’ambrosia, e dall’altro un incremento nella produzione dei pollini, effetto questo indotto dall’aumento nell’atmosfera dei livelli di anidride carbonica, che influenzano positivamente lo sviluppo della vegetazione.

Quali sono le conseguenze degli aumenti predetti sulla salute dei cittadini europei?
Gli scienziati si aspettano un aumento dei casi di sensibilizzazione al polline dell’ambrosia e un numero maggiore di persone che manifesteranno in futuro i sintomi dell’allergia in tarda estate.

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