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Alluvioni e siccità: le facce opposte della crisi climatica

Nel corso della IV Conferenza nazionale sul clima, organizzata da Italy for Climate, è stato presentato il Dossier “Troppa o troppo poca? L’acqua in Italia, in un clima che cambia” che evidenzia la necessità di prendere coscienza dello stretto legame che intercorre tra alluvioni e siccità, fenomeni correlati alla crisi climatica in atto, e sono state avanzate, al contempo, proposte e linee di azione per affrontarla.

Dopo l’alluvione che ha devastato l’Emilia Romagna e le siccità prolungate che sempre più spesso tornano a colpire diverse aree del Paese, con danni enormi per l’economia e le persone, è ora di prendere coscienza dello stretto legame che intercorre tra questi fenomeni e condividere strategie e soluzioni innovative, da un lato per fermare il riscaldamento globale, dall’altro per aumentare la resilienza dei nostri territori e delle nostre città, imparando a vivere e prosperare in un ambiente che abbiamo irrimediabilmente cambiato.

Se n’è discusso alla IV Conferenza nazionale sul clima dal titolo “Alluvioni e siccità. Quali strategie per affrontare la crisi climatica?”, svoltasi a Roma il 5 luglio 2023 e organizzata da Italy for Climate (I4C), iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS) per sostenere gli obiettivi di decarbonizzazione, in partnership con Enea,  Ispra e RSE , promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico: A2A, Chiesi, CONOU, Davines, Edison, Elettricità Futura, Erg, H+K Strategies, illy, Italian Exhibition Group, Terna, e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), della Commissione europea e di Rai per la Sostenibilità.

I lavori si sono articolati in  tre sessioni: 
– la prima è stata dedicata ad inquadrare il legame fra crisi climatica e risorsa idrica, anche con la presentazione di alcune proposte di intervento per l’Italia;
– la seconda ha visto un confronto fra amministrazioni e imprese per discutere di sfide e soluzioni in tre settori chiave nell’ambito del legame fra acqua e clima, ovvero ciclo idrico, agricoltura e idroelettrico; 
– la terza è stata dedicata agli interlocutori politici per  discutere il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC)e le Strategie per mitigare la crisi climatica accelerando sulla via della transizione energetica.

Nel corso della sessione sul legame tra crisi climatica e risorsa idrica sono stati presentati i dati emersi dal RapportoTroppa o troppo poca: l’acqua in Italia, in un clima che cambia”.
L’Italia è ancora terza in Europa per disponibilità della risorsa idrica (dietro solo a Francia e Svezia), con circa 130 miliardi di m3 disponibili ogni anno. Tuttavia, questo valore si è ridotto del 20% negli ultimi decenni: se non arresteremo il riscaldamento globale, la causa principale della riduzione di acqua, la disponibilità potrebbe arrivare a ridursi in breve tempo del 40%, con punte del 90% in alcune aree del Meridione.

Noncuranti del fatto che siamo il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico, manteniamo i livelli record di prelievo di acqua in Europa: con quasi 40 miliardi di m3 all’anno l’Italia è prima e preleva più del 30% della disponibilità idrica annua, intaccando il nostro patrimonio idrico e mettendo in pericolo gli ecosistemi.

L’acqua prelevata in Italia viene destinata per il 41% all’agricoltura, il 24% ad usi civili, il 20% all‘industria e il 15% alla produzione di energia elettrica. Siamo il secondo Paese europeo per prelievi destinati all’agricoltura (dopo la Spagna) ma non sono state attivate procedure avanzate di contabilizzazione degli usi agricoli e non stiamo migliorando la nostra performance.

L’Italia vanta anche il record europeo di acqua prelevata per usi civili: con 9 miliardi di m2 ogni anno (e +70% rispetto al 2000). Ciò è dovuto sicuramente all’alto livello di perdite della rete idrica nazionale (che sono in continua crescita e hanno superato il 40%), ma anche ad una scarsa abitudine alla riduzione degli sprechi: un italiano consuma 220 litri di acqua, il doppio dell’acqua consumata da un cittadino medio europeo. L’Italia è anche il primo Paese europeo per utilizzo di acqua nell’industria: 4 volte più della Germania e 8 volte più della Francia”.

Siamo oramai entrati in una fase di anormalità climatica permanente che ha già modificato il ciclo dell’acqua, aumentando frequenza e intensità di eventi meteoclimatici estremi – ha dichiarato Andrea Barbabella, responsabile scientifico di Italy for Climate – L’Italia, al centro dell’hot spot climatico del bacino Mediterraneo, è un Paese più a rischio di altri, con aumento di temperatura di quasi 3 °C rispetto al periodo pre-industriale, a fronte di una media mondiale di +1,1 °C. Viviamo in un territorio particolarmente fragile, in cui 12 milioni di persone vivono in aree che potrebbero essere soggette ad alluvioni e vediamo aumentare ogni anno gli eventi di precipitazioni a carattere eccezionale. Come collettività dobbiamo comprendere con urgenza il nesso tra la crisi climatica e i rischi di un ciclo idrico sempre più sotto stress, mettendo in campo interventi straordinari di mitigazione e adattamento”.

Una ricerca condotta dal Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) che ha utilizzato la proiezione climatica ad alta risoluzione VHR-PRO_IT sviluppata nell’ambito del Progetto Highlander, conferma una diminuzione della frequenza degli eventi di precipitazioni orarie e un aumento della loro intensità nella maggior parte del territorio italiano.

Il report di Italy for Climate raccoglie anche 10 proposte e linee di azione per affrontare questa crisi.

  1. Aggiornare e rendere più incisive le misure di mitigazione e di adattamento.
  2. Aumentare l’impegno climatico: tagliare le emissioni nette del 58% al 2030 (rispetto al 1990) e raggiungere la neutralità climatica al 2045. Per far questo, tra le altre cose, si deve spingere sulle rinnovabili e, tra queste, sfruttare a pieno il potenziale dell’idroelettrico.
  3. Adottare una Legge per il Clima.
  4. Migliorare il livello di conoscenza delle risorse idriche in Italia, con un quadro aggiornato di tutti i settori.
  5. Rinnovare le infrastrutture e tagliare le perdite di rete, oggi pari al 42% del prelievo per uso civile.
  6. Promuovere un uso più efficiente e circolare dell’acqua in agricoltura.
  7. Promuovere l’uso efficiente e circolare dell’acqua nelle industrie, agevolando gli investimenti. 
  8. Verificare gli aggiornamenti dei Piani di gestione del rischio alluvioni.
  9. Valorizzare soluzioni basate sulla natura: è necessario che vi siano aree o casse di espansione controllata delle piene e che i fiumi possano espandersi maggiormente nei loro corsi naturali.
  10. Valorizzare il ruolo delle città: possono contrastare le ondate e le isole di calore aumentando le infrastrutture verdi; possono contribuire a ridurre i rischi di alluvione, riducendo le impermeabilizzazioni di aree urbane e di parcheggi.

Per ridurre l’impatto di alluvioni e siccità è necessario contribuire a rallentare il riscaldamento globale che le alimenta, tagliando le emissioni di gas serra, e aggiornare e rendere operative misure di adattamento – ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della FoSS – Con Italy for Climate abbiamo proposto una specifica roadmap per l’Italia, con obiettivi e target sfidanti al 2030 e al 2045 e specifiche strategie settoriali. Qualche giorno fa il Governo ha trasmesso a Bruxelles una prima sintesi dell’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima: per l’Italia, Paese vulnerabile per i cambiamenti climatici, è più conveniente accelerare l’impegno e puntare su obiettivi avanzati di decarbonizzazione, per cogliere anche i vantaggi tecnologici, economici e occupazionali, piuttosto che rinviare le misure, concentrandole in pochi anni futuri anche con maggiori costi”.

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