Nel corso della prima giornata di Ecoforum (Roma, 4-6 luglio 2023)l’annuale evento organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, dedicato quest’anno al tema “Economia circolare: lavori in corso”, è stato presentato il sondaggio di Ipsos da cui emerge che gli hanno le idee chiare sulla crisi climatica e sono più consapevoli, rispetto al 2018, di cosa sia l’economia circolare.
In Italia nel 2023 sale al 45% (+5% rispetto al 2018) la quota dei conoscitori dell’economia circolare e al 60% quella che crede nella crescita dei green jobs (+12% rispetto al 2022). Il 43% non ritiene credibile che l’Italia abbia la percentuale più alta in Europa sul riciclo. Bocciate dal 49% dei cittadini le azioni di protesta come imbrattare monumenti e opere d’arte.
Idee chiare e grande consapevolezza invece sulla crisi climatica: il 63% dei cittadini ritiene i disastri (siccità, alluvioni e trombe d’aria, ecc.) la prima conseguenza dei cambiamenti climatici che generano a cascata conseguenze economiche per gli individui (aumento del costo dei prodotti alimentari e della vita più in generale).
Sono i risultati dell’indagine “L’Italia e l’economia circolare”, condotta da Ipsos e presentata nel corso della prima giornata della X edizione di Ecoforum (Roma, 4-6 luglio 2023), l’evento organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club e dedicato quest’anno al tema “Economia circolare: lavori in corso”.

Dal sondaggio emerge che nel 2023, dopo 5 anni di relativa stabilità, aumentano i conoscitori dei princìpi dell’economia circolare, in particolare aumenta anche la quota dei forti conoscitori. Solo il 14% degli italiani pensa che la circolarità espressa dal proprio territorio/regione sia sopra la media europea. Questo atteggiamento scettico lo ritroviamo anche nella percezione dei primati italiani: al di là dei Siti Unesco del nostro Paese che viene riconosciuto da quasi metà della popolazione, i primati legati all’ambiente sono poco noti e poco creduti.
Per lo smaltimento dei rifiuti, i più virtuosi sono ritenuti essere le famiglie e gli individui, mentre le imprese sono percepite come meno attente. Per gli italiani, la plastica, gli oli usati e i RAEE sono i materiali ritenuti più pericolosi per l’ambiente, in particolare la plastica dura. I materiali riconosciuti come più facilmente rigenerabili sono quelli percepiti come meno pericolosi per l’ambiente: il vetro e la carta. Evidentemente si innesta nel pensiero del cittadino un circolo virtuoso di utilizzo dei materiali stessi.
L’olio minerale usato è considerato rigenerabile da circa 2 italiani su 10: le modalità del trattamento dell’olio minerale usato sono sconosciute a un italiano su 2. I cittadini, una volta informati che l’olio minerale usato può essere completamente rigenerato e riutilizzato, quasi 1 italiano su 2 intravede del potenziale per supportare l’indipendenza energetica del Paese.
Gli italiani vedono nei disastri naturali la prima conseguenza dei cambiamenti climatici, che generano a cascata conseguenze economiche per gli individui, come l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e del costo della vita in generale.

Il 60% degli italiani pensa che la tensione alla sostenibilità spingerà all’aumento dei green jobs, in crescita del 12% in un anno. Attirare l’attenzione sui cambiamenti climatici è importante, ma la forma conta: il 39% degli italiani condivide i timori e le tematiche, allo stesso tempo il 68% non comprende e condivide i metodi.
“Nonostante in Italia l’economia circolare abbia trovato da molti anni un terreno fertile, come dimostrano le tante esperienze virtuose di comuni, consorzi, aziende pubbliche e private, sono ancora diversi gli ostacoli da rimuovere e i ritardi da colmare – ha affermato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – Norme farraginose, autorizzazioni lente, controlli pubblici a macchia di leopardo, progetti calati dall’alto non aiutano a far decollare l’economia circolare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Servono mille nuovi impianti di economia circolare e progetti innovativi che vadano nella giusta direzione, come quelli che stiamo raccontando e visitando dal Nord al Sud della Penisola con la nostra campagna nazionale sui cantieri della transizione ecologica. È fondamentale anche rivendicare la nostra leadership sull’economia circolare in Europa, per rafforzare ulteriormente il Green Deal, al centro di polemiche strumentali, davvero incomprensibili, che non fanno altro che isolare l’Italia e il suo sistema produttivo nel percorso verso la decarbonizzazione del vecchio Continente entro il 2050”.
Per riciclo e sviluppo delle filiere dell’economia circolare, Legambiente e Kyoto Club hanno rappresentato al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin presente alla prima giornata dell’Ecoforum, 5 priorità.
– Implementare la capacità impiantistica di riciclo e riuso, a partire dalle filiere più urgenti, quali l’organico, colmando il divario tra nord e centro sud del Paese e fermando il turismo dei rifiuti verso le regioni più infrastrutturate, perseguendo la strategia “Rifiuti zero, impianti mille”.
– Applicare il principio “chi inquina paga” per disincentivare lo smaltimento in discarica e favorire la prevenzione e il riciclo dei rifiuti.
– Attivare politiche industriali strutturate a supporto delle imprese che già investono o che vogliono investire in questa direzione.
– Supportare dal livello centrale gli enti locali destinatari dei finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.
– Costruire una filiera nazionale di approvvigionamento delle materie prime critiche per evitare di alimentare future dipendenze da paesi esteri, dando massima priorità all’economia circolare dai RAEE.