Agroalimentare Cibo e alimentazione Salute Territorio e paesaggio

Agenti patogeni delle colture: in aumento in un mondo che si riscalda

In queste ultime settimane i media nazionali si sono ampiamente interessati del disseccamento esteso e rapido degli ulivi del Salento, dove è in atto una vera e propria emergenza fitosanitaria che rischia di compromettere irrimediabilmente la vita di quella che è la pianta simbolo dell’intera Regione, se la questione non sarà affrontata in maniera decisa e rapida.

Non si tratta solo di danni al patrimonio storico-culturale e paesaggistico della Puglia, ma anche di riflessi economici pesanti per l’Italia, visto che la regione produce il 37% dell’olio italiano, tant’è che il Governo si appresta ad emanare un Decreto di lotta obbligatoria alla Xylella fastidiosa, il pericoloso batterio da quarantena responsabile della morte degli ulivi salentini, la cui presenza in Europa non era mai stata segnalata prima.
Anche la Commissione UE, pertanto, è intervenuta il 13 febbraio 2014 su segnalazione dell’Italia con una prima Decisione di esecuzione relativa alle misure per impedire l’introduzione e la diffusione nell’Unione del patogeno, e successivamente il 23 luglio 2014, per adottare misure più drastiche quali la eradicazione dell’organismo per impedirne l’ulteriore diffusione, considerando che le infezioni sono state riscontrate anche su altre piante.

Le indagini condotte in collaborazione con i maggiori esperti mondiali, hanno confermato quanto identificato dall’Istituto di Virologia vegetale del CNR di Bari: il ceppo genetico del batterio che sta causando la morte di centinaia di migliaia di alberi è una variante atipica della Pauca, il cui areale di diffusione è l’America centrale.
La sua introduzione in Italia è avvenuta, pertanto, attraverso l’importazione di piante o tramite un insetto vettore che inocula il batterio attraverso l’apparato pungente-succhiatore.

Stante una ricerca pubblicata on line il 27 agosto 2014 dalla Rivista Global Ecology and Biogeography in futuro tali minacce alle produzioni agro-alimentari saranno ancora più diffuse e frequenti, poiché tramite i commerci, i viaggi e il riscaldamento globale, virus, batteri, funghi, clorosi, muffe, ruggini, coleotteri, nematodi, mosche, acari, ragni e bruchi si stanno diffondendo con notevole velocità, tanto che “Australia, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Italia e Stati Uniti ospitano già la metà di tutti i parassiti che potrebbero prosperare in tali Paesi”.

Lo Studio dal titolo “The global spread of crops pests and pathogens”, condotto da ricercatori britannici con il coordinamento del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Exter, descrive modelli e tendenze della diffusione dei parassiti delle colture, utilizzando database globali per individuare i fattori che influenzano il numero di Paesi raggiunti dai parassiti e il numero dei parassiti in ogni Paese.
È stato verificato lo stato attuale di diffusione di 1.901 parassiti e patogeni ed sono stati esaminati le osservazioni storiche di 424 specie, comprese le registrazioni effettuate dal 1822 dall’organizzazione no-profit per lo sviluppo agricolo (CABI) con sede in Gran Bretagna, che documentano tutti i parassiti e le malattie delle piante in tutto il mondo.
Si è evidenziato che più di uno su 10 dei vari tipi di parassiti si trovano già in metà dei Paesi che crescono le piante ospiti su cui questi parassiti dipendono. La maggior parte dei paesi hanno riferito circa un quinto dei parassiti che potrebbero teoricamente rendere la loro casa lì.
Se i parassiti delle colture continuassero a diffondersi con gli attuali tassi – ha affermato Daniel Bebber, principale autore dello Studio – molte delle più grandi nazioni agricole del mondo ne sarebbero completamente invase entro la meta del secolo, costituendo una grave minaccia per la sicurezza alimentare mondiale”.

I ricercatori hanno individuato i parassiti che saranno maggiormente invasivi nei prossimi anni: tre tipi di patata tropicale ospitano nematodi che producono larve in grado di infettare le radici di migliaia di altre differenti specie di piante; il fungo Blumeria graminis che causa l’oidio su grano e altri cereali; un virus chiamato Citrus tristeza, identificato per la prima volta dai coltivatori in Spagna e Portogallo nel 1930 e che nel 2000 aveva raggiunto 105 dei 145 Paesi che producono arance, limoni, lime e pompelmo.

I parassiti delle colture emergono spesso in una area, si evolvono e si diffondono poi in tutt’altre zone, per cui fare previsioni potrebbe risultare azzardato. I ricercatori ricordano che la famigerata dorifora (Solanum rostratum), venne identificata nelle Montagne Rocciose degli Stati Uniti nel 1824, ma solo nel 1840 ha adottato la patata quale ospite, divenendone il suo parassita più distruttivo.
Liberando il potenziale di comprensione dell’areale di distribuzione dei parassiti e delle malattie delle colture, siamo più vicini alla capacità di proteggere la nutrizione di una popolazione in crescita globale – ha sottolineato Timothy Holmes, co-autore della ricerca – L’auspicio è di trasformare i dati in azioni positive”.

La tendenza alla diffusione globale dei parassiti è progressivamente aumentata dopo il 1950 e se continua al ritmo che si è sviluppato nel corso della seconda meta del XX secolo nel corso del tardo 20° secolo, c’è il rischio che entro il 2050 gli agricoltori dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, ma anche di Giappone, India e Cina si troveranno ad affrontare il punto di saturazione e a combattere potenziali attacchi di quasi tutti i parassiti che, a seconda del clima locale e le condizioni preesistenti, si abbatteranno sulle loro colture di mais, riso, banane, patate, soia, ecc.

I ricercatori ritengono che le cause principali dell’incremento di diffusione dei parassiti debbano essere individuate nei traffici internazionali che hanno permesso di superare le barriere naturali e nei cambiamenti climatici che, per effetto dell’aumento della temperatura, ne facilitano la distribuzione.

Nuove varianti di virulenti parassiti sono in costante evoluzione – ha aggiunto il terzo autore della ricerca, la Prof. Sarah Gurr – La loro comparsa è favorita da un aumento delle dimensioni delle popolazioni di parassiti e dei loro rapidi cicli di vita, che induce ad una selezione diversificata e preannuncia la comparsa di nuovi genotipi aggressivi. C’è la speranza che aggressive strategie fitosanitari e misure di biosicurezza siano prontamente attuate, in particolare nei Paesi in via di sviluppo dove le conoscenze al riguardo sono ancora scarse. Se tali precauzioni siano in grado di rallentare o fermare questo processo è tutto da verificare”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.