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Earth Overshoot Day: in 8 mesi consumiamo le risorse per un anno

Earth Overshoot Day in 8 mesi consumiamo le risorse per un anno

L’Earth Overshoot Day anche quest’anno anticipa, rispetto all’anno precedente, il momento in cui l’umanità prende a prestito servizi dall’ecosistema Terra, i cui interessi prima o poi non sarà più in grado di onorare, compromettendo la vita di intere popolazioni che basano la propria sussistenza su forme semplici di agricoltura, allevamento, pesca e silvicoltura. Tra i Paesi che consumano di più si segnala l’Italia, i cui abitanti mantengono un modello di vita che presupporrebbe una Terra 4 volte più grande delle sue dimensioni.

Se l’umanità per secoli ha usufruito delle risorse della Terra, mantenendo il prelievo all’interno del bilancio e dei confini planetari, secondo calcoli fatti dal Global Footprint Network, dagli anni ’70 la comunità globale ha iniziato a consumare più (overshooting) di quanto gli ecosistemi terrestri siano in grado di produrre risorse ed assorbire rifiuti. Anche se non tutte le risorse della Terra sono consumate dall’uomo, attualmente vengono dissipati servizi e risorse come se il pianeta fosse 1,5 volte più grande.
Quindi, l’Earth Overshoot Day, seppure pensato come una stima piuttosto che una data esatta, segnala il momento in cui l’umanità contrae un debito ecologico. Quest’anno è caduto il 19 agosto, mentre l’anno scorso è avvenuto il 20 agosto Quando nel 1993 venne sviluppata l’idea dell’Earth Overshoot Day, quale data di un determinato anno in cui il nostro consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa del Pianeta, in quell’anno era stata il 21 ottobre. Anno dopo anno cominciamo ad “indebitarci” sempre prima.
Peraltro, il “quando” è meno importante del “quanto”, perché indipendentemente da quale approccio scientifico sia usato e quali miglioramenti metodologici siano adottati per cercare di tenere conto del fabbisogno umano e della produzione naturale, l’andamento rimane sempre lo stesso. Il nostro debito sta aumentando e matura interessi crescenti che stiamo pagando e che si traducono in: carenza di cibo; popolazioni di animali selvaggi in caduta libera; scomparsa delle foreste; degrado della produttività delle terre; crescente CO2.
Se guardiamo l’impronta ecologica di ogni nazione, ci si rende conto che gli Stati che con lo stile di vita dei propri abitanti consumano più servizi e risorse sono pochi, ma tra questi l’Italia si segnala per essere il Paese europeo con la maggior impronta ecologica: se ogni individuo consumasse quanto un italiano sarebbero necessari 4,4 Pianeti.

Non c’è dubbio che l’aumento di popolazione mondiale ha un peso, ma finora è una minoranza della popolazione mondiale che sta consumando la maggioranza delle risorse della Terra.

Questo “prestito”, ovviamente, non può continuare a lungo, e potrebbe risultare fisicamente impossibile, oltre che eticamente insopportabile, dal momento che l’impoverimento dei servizi ecosistemici avrà un costo pesantissimo per le popolazioni che basano la propria sussistenza su forme semplici di agricoltura, allevamento, pesca e silvicoltura.

Il contributo del carbonio all’impronta ecologica globale, che tiene conto anche dell’uso dei combustibili fossili, è pari alla metà ed è, secondo Global Footprint, il componente che cresce più velocemente. Stiamo immettendo tanto carbonio che il Pianeta non riesce ad assorbire e si accumula, così, in atmosfera, contribuendo ai cambiamenti climatici in atto.
Se il global warming rappresenta il sintomo più inquietante dell’overshooting, esso offre anche una grande opportunità per l’inversione di tendenza, poiché ogni iniziativa intrapresa per ridurre il cambiamento climatico riduce anche il sovraconsumo e viceversa.

Mitigare il cambiamento climatico senza esaurire altre risorse naturali, contribuisce a bilanciare il “budget” del Pianeta ed è la sfida che i policy makers debbono affrontare.
L’overshoot prima o poi si concluderà, che ci piaccia o no. L’unica alternativa che abbiamo è tra toglierci da questa situazione per scelta o a causa di disastri – ha dichiarato Mathis Wackernagel, fondatore ed attuale presidente del Global Footprint Network – Se optiamo per la scelta, tutti noi, come individui, ma anche come città, nazioni, umanità intera, possiamo agire. Significa sviluppare e implementare strategie sostenibili per invertire la tendenza al sovra-sfruttamento ecologico garantendo allo stesso tempo il benessere delle persone. Qui è dove entra in gioco l’indicatore dell’impronta ecologica, che può essere utilizzato a supporto dei processi decisionali e per un calcolo preventivo degli effetti delle nostre strategie nel contrastare le tendenze dell’overshoot”.

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