L’annuale World Economic Forum ha lanciato l’iniziativa “Meat: The Future” con l’obiettivo di predisporre una serie di alternative all’attuale consumo di carne, in continuo aumento, di pari passo con l’incremento della classe media, che impatta pesantemente sull’ambiente e sulla salute umana, in linea con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Al World Economic Forum (Davos, 23-26 gennaio 2018) è stata lanciata l’ iniziativa “Meat: The Future”, con lo scopo di definire l’agenda per la produzione globale di carne e proteine e per approntare una serie di opzioni in grado di soddisfare la futura domanda di carne e proteine universalmente accessibile, sicura, conveniente e sostenibile.
Il futuro della carne era già nel “menu” dell’annuale Forum, hanno affermato gli organizzatori, in quanto i leader dell’industria alimentare e agricola, dei Governi, della società civile, delle imprese che si occupano di tecnologie applicate alla produzione della carne hanno riconosciuto la triplice pressione della crescente domanda della classe media, dei problemi di salute, correlati al consumo eccessivo di carne e proteine, e di sostenibilità ambientale, tanto da richiedere modifiche al sistema globale di produzione di carne e proteine.
Il tema è rimbalzato a livello di media lo scorso dicembre quando la FAIRR (Farm Animal Investment Risk and Return), un’iniziativa che mira mettere in guardia gli investitori sugli impatti materiali significativi che l’allevamento industriale potrebbe avere sul proprio portafoglio, ha pubblicato il Rapporto “The Livestock Levy”, disponibile per il pubblico dal mese di aprile (qui il Sommario), in cui si propone di tassare la carne, come avviene per il tabacco (180 Paesi), il carbonio (60 Paesi) e lo zucchero (25 Paesi), per i suoi impatti ambientali e sulla salute umana.
Secondo le previsioni del WEF nel 2017 si sono prodotte 263 milioni di tonnellate di carne di manzo, maiale e pollo, quantità che raddoppierà al 2050. Allo stato attuale gli allevamenti globali producono circa il 15% di tutte le emissioni di gas serra, mentre la produzione di carne consuma una quantità significativa di acqua ed è uno dei principali driver della deforestazione e della perdita dell’habitat, che in Amazzonia ha provocato la perdita del 75% delle foreste.
Nei Paesi più ricchi, gli allevamenti consumano molti cereali che la FAO stima nel 30% di tutti quelli prodotti a livello globale.
La fornitura diffusa di proteine sicure, economiche e sostenibili è fondamentale per la nutrizione umana e lo sviluppo economico. Per molte persone, il consumo di carne è il modo più desiderabile per accedere a proteine nutrienti e gustose. Tuttavia per produrre un chilo di carne, in particolare di quella rossa che contiene una grande quantità di proteine, necessita di molti più micronutrienti ed aminoacidi per la sua produzione di quella che serve per produrre un chilo di alimenti vegetali. Inoltre, in molte parti del mondo il consumo di carne assume un significato culturale e può anche costituire un simbolo del raggiunto benessere per la classe media che sta crescendo a livello globale fino a diventare un gruppo sociale di 3 miliardi di persone entro il 2030.
Non è sostenibile, peraltro, la tesi secondo cui la carne proveniente da animali allevati al pascolo sarebbe meno impattante dal punto di vista ambientale e climatico, come ha chiarito la Food Climate Research Network (FCRN), una rete internazionale interdisciplinare che lavora sulle correlazioni tra alimentazione e clima e in generale sui problemi legati alla sostenibilità, che nell’ottobre scorso ha pubblicato in merito il Rapporto “Grazed and confused?”.
“Quando si prende in esame i diversi sistemi di produzione zootecnica, ci sono molti aspetti importanti da considerare: il sostentamento e il lavoro delle persone, il benessere degli animali, la biodiversità, la nutrizione e la sicurezza alimentare e altro ancora – ha spiegato la Dott.ssa Tara Garnett, principale autore del Rapporto – I sistemi di allevamento dei bovini al pascolo possono offrire vantaggi sotto questi aspetti, benefici che varieranno in base al contesto. Ma quando si parla di cambiamenti climatici, le persone non dovrebbero presumere che la loro bistecca nutrita con erba sia un pranzo climate change free. Non lo è ”.
C’è da tener presente, inoltre, che a livello globale ci sono ancora 815 milioni di persone malnutrite e prive delle necessarie proteine di base, mentre le persone nei Paesi a reddito più elevato consumano in media 200-250 grammi di carne per persona al giorno, 10 volte la quantità delle popolazioni con consumi inferiori e ben al di sopra delle Linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per un consumo adulto sicuro.
Durante le discussioni in seno ad una sessione speciale del Forum dal titolo “Tasting the Future of Food” (Degustando il futuro del cibo), i partecipanti, riconoscendo che gli attuali approcci alla produzione di carne e proteine saranno inadeguati per soddisfare le esigenze di proteine di domani, hanno affrontato questioni legate ad accesso, affidabilità, sostenibilità e convenienza del consumo di carne.
Per stimolare e promuovere il dibattito su tale argomento il WEF ha presentato il white paper “Meat: the Future.Time for Protein Portfolio to meet tomorrow ‘s demand”.
Le innovazioni nella fornitura di carne e proteine, guidate dalla quarta rivoluzione industriale, stanno consentendo una serie di soluzioni: carne coltivata in laboratorio; alternative proteiche vegetali; agricoltura di precisione ovvero l’applicazione di tecnologie e principi per una gestione spaziale e temporale della variabilità legata agli aspetti della produzione agricola, in relazione alle reali necessità .
Anche i sistemi di produzione e alimentazione avanzati e un cambiamento nel comportamento dei consumatori dovranno svolgere un ruolo, come peraltro saranno fondamentali le politiche di governo e la cooperazione internazionale saranno fondamentali, sia nei mercati sviluppati che in quelli in via di sviluppo, per realizzare un portafoglio di soluzioni proteiche in grado di soddisfare le richieste di domani, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
“Sarà necessario un portafoglio di proteine – ha affermato nella Prefazione al Libro bianco, Dominic Waughray, a Capo del Partenariato Pubblico-Privato del WEF – ma questo può essere fornito solo se il settore pubblico e quello privato, gli esperti di cibo e di tecnologie, di salute, di ambiente e rappresentanti dei consumatori accelereranno sulla fornitura di tali proteine del XXI secolo. Il World Economic Forum non vede l’ora di coinvolgere i portatori di interesse per portare questa tematica fondamentale in prima linea nell’azione di quanti più stakeholder possibili”.