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WEF 2018: disuguaglianze e “sonnambuli” a Davos

WEF 2018 Davos

Si è chiuso il World Economic Forum che ha evidenziato come la classe imprenditoriale (quella delle grandi imprese), sia più consapevole che l’attuale modello economico è giunto al termine dei politici “sonnambuli”, rievocati dalla Cancelliera Merkel, che non si accorgono dei pericoli insiti in certe politiche o nell’inazione di fronte alle crescenti disuguaglianze sociali ed economiche.

Angela Merkel, facendo riferimento esplicito alle ultime misure protezionistiche annunciate da Donald Trump, ma anche alle posizioni di altri suoi colleghi europei, nel suo discorso al WEF del 24 gennaio 2018 ha rievocato il periodo storico che ha preceduto le Guerre mondiali del Novecento.

Secondo la Cancelliera della Germania, c’è il pericolo che non si traggano lezioni dalla storia, allorché afferma che “gli attori politici coinvolti erano diventati quasi sonnambuli in una situazione orrenda”.

La Merkel ha citato esplicitamente il corposo libro “I sonnambuli. 
Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra” (2013) dello storico anglosassone Christopher Clark dove si afferma che “I protagonisti del 1914 erano dei sonnambuli, apparentemente vigili ma non in grado di vedere, tormentati dagli incubi ma ciechi di fronte alla realtà dell’orrore che stavano per portare nel mondo”.

Questo riferimento storico proferito a Davos, la splendida località delle Alpi svizzere nel Cantone dei Grigioni ai piedi del Flüela-Schwarzhorn (3.146 m), dove ogni anno si celebra da 48 anni il World Economic Forum, evento esclusivo ad alto livello tra esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale con intellettuali e giornalisti selezionati, rievoca l’atmosfera vissuta un secolo prima dallo scrittore tedesco Thomas Mann, Premio Nobel per la letteratura (1929), che nella stessa località, dove la moglie era ricoverata in sanatorio per curarsi di un’affezione polmonare, aveva trascorse tre settimane.

Tutto vi è (o era) lussuoso, anche il concetto del tempo […] Quelle case di cura sono (o erano) un fenomeno tipico del mondo d’anteguerra, pensabili soltanto in una forma di economia capitalistica ancora intatta […] I problemi della Montagna incantata per la loro natura non erano adatti alle masse, ma assillavano la massa delle persone colte”.

Così Mann, spiegava agli studenti dell’Università di Princeton negli USA, dove era emigrato, avendo perduto la cittadinanza tedesca per la sua, non nascosta, avversione al nazismo, l’ambiente ovattato e quella vallata “sospesa” sotto “La Montagna incantata”, che gli offrirono lo stimolo per il suo omonimo capolavoro letterario e in cui viene celebrata la decadenza morale del “borghese” agli albori della catastrofe della prima Guerra Mondiale, di cui la tubercolosi era la metafora.

Se volessimo proseguire nell’analogia, si potrebbe dire che l’aspetto dirimente nella società globale di oggi e uno dei rischi principali che potrebbe compromettere la stabilità politica ed economica del mondo siano le crescenti disuguaglianze.

Peraltro, gli organizzatori del Forum ne sono ben consci, avendo deciso che il focus tematico di quest’anno fosse “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato” e come testimoniano le discussioni che si sono svolte nel corso dei 4 giorni e che hanno affrontato non solo tematiche di ordine economico e sociale, ma di salute e ambiente, dei quali abbiamo dato riscontro.

Tra questi:
– il “Global Risks Report 2018”, la pubblicazione di punta del WEF sui principali rischi globali che si affacciano all’orizzonte e che potrebbero compromettere la stabilità socio-economico-ambientale globale;
– l’Environmental Performance Index che misura le prestazioni ambientali di 180 Paesi nei settori della protezione della salute umana e tutela degli ecosistemi, utilizzati dalle Nazioni Unite per valutare gli obiettivi prefissati su scala mondiale (OSS e Accordo di Parigi);
– il Rapporto di RE110 sui progressi del percorso delle grandi multinazionali (122) aderenti all’iniziativa lanciata nel 2014, per utilizzare solo energia pulita per soddisfare il proprio fabbisogno elettrico;
– la presentazione dell’Indice di Sviluppo Inclusivo 2018, per offrire un nuovo modello di crescita economica che superi gli indicatori del PIL;
– l’iniziativa “Meat: The Future”, per valutare opzioni alternative all’attuale insostenibile consumo di carne;
– il Rapporto del Fondo Monetario Internazionale sulle disuguaglianze intergenerazionali nell’UE che la Direttrice del Fondo, Christine Largarde ha sintetizzato al Forum;
– il Rapporto sull’Economia circolare  che evidenzia la necessità di abbandonare l’attuale economia lineare che determina un insostenibile utilizzo di risorse, mettendo a rischio il conseguimento sia degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 (OSS) che di quelli dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Di certo le indicazioni emerse e le prospettive offerte sono degne di grande attenzione, nonostante provengano da quegli happy few che detengono nelle loro mani il 99% della ricchezza globale, come ha testimoniato il Rapporto della rete Oxfam che ha puntato il dito contro un sistema economico che remunera la ricchezza di pochi e non il lavoro… quando c’è.

La sensazione è che una larga parte del mondo imprenditoriale sia consapevole di essere “attualmente alla fine di un ciclo”, come ha scritto sul sito del WEF, Isabelle Kocher, CEO di ENGIE e co-Presidente del Forum.

Siamo ad una svolta storica. In tutto il mondo, i cittadini trovano sempre più difficoltà a condividere la narrazione del continuo progresso economico e sociale che ha dominato per decenni – ha affermato la Kocher, sottolineando la frattura creatasi tra vincitori e vinti della globalizzazione che sta esacerbando i contrasti e alimentano le tensioni crescenti – Questa indignazione deve essere ascoltata. Comprendere che rivela l’aspirazione a cambiare il modello. Questa aspirazione troverà delle risposte nel populismo, se useremo parole rassicuranti piuttosto che agire concretamente”.

La classe politica ha fatto a gara per essere presente all’evento (c’ero anch’io), ma non ha annunciato alcuna misura concreta per dare quelle risposte cui la Kocher alludeva.

Eppure le conseguenze dello scenario business as usual sono sotto i loro occhi, con la rinascita di nazionalismi e il sostegno a movimenti anti-sistema, che in Europa non sono mai stati così forti dagli anni ’30.

Ben ha fatto, quindi, la Merkel a rievocare i “sonnambuli” che non vedono o non vogliono vedere il pericolo insito in certe politiche o nell’inazione di fronte alle crescenti disuguaglianze sociali e economiche.

Forse dipende ancora dal fatto che: “Un politico pensa alla prossima elezione, uno statista alla prossima generazione. Un politico guarda al successo del suo partito; uno statista a quello del suo Paese. Lo statista desidera stare alla guida, mentre il politico è contento di lasciarsi trasportare”.

A politician thinks of the next election; a stateman of next generation. A political looks for the success of this party; a stateman for that of the country. The stateman wished to steer, while the politician was satisfied to drift”. (James Freeman Clarke, Cincinnati, Daily Gazette, 1870, 3 febbraio, pag. 1)

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